Tesori dal mare. La porpora e il bisso marino

Le Università di Copenaghen e del Salento li studiano in un workshop a Lecce fino al 28

L’uso della porpora e del bisso marino nell’antichità sono al centro del workshop internazionale “Treasure from the sea. Sea-silk and shell purple dye in antiquity”, in programma da domenica 26 a martedì 28 maggio 2013 presso il MUST – Museo Storico della Città di Lecce (via degli Ammirati 11). Il workshop, promosso dal Centre for Textile Research (CTR) dell’Università di Copenhagen in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali e il CEntro di DAtazione e Diagnostica (CEDAD) dell’Università del Salento, è organizzato dalla dottoressa Hedvig Landenius Enegren, Marie Curie Research Fellow presso l’Università danese, e il dottor Francesco Meo, dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Ateneo salentino. 
Il workshop focalizzerà l’attenzione sulle problematiche relative alla produzione e alla lavorazione della porpora e del bisso marino nel mondo antico, attraverso un approccio multidisciplinare che mira al confronto tra documentazione archeologica e metodologie di indagine scientifica, finalizzato a chiarire le dinamiche produttive legate a questi due “tesori del mare”. L’evento sarà l’occasione per mettere a confronto i differenti approcci al fine di delineare luoghi, tempi, modalità e ruolo delle attività produttive legate a questi due prodotti nel mondo antico attraverso l’individuazione dei reperti con le tradizionali indagini archeologiche e le successive analisi chimiche, biologiche, cromatiche, fisiche, fino alla datazione con il radiocarbonio mediante Spettrometria di Massa con Acceleratore. Nel corso dei pomeriggi delle prime due giornate verranno inoltre realizzate delle sessioni di archeologia sperimentale, finalizzate all’apprendimento delle varie fasi di pulizia e tessitura del bisso marino e all’estrazione della porpora dai murici e al suo utilizzo come colorante naturale dei tessuti.
Al convegno parteciperanno i maggiori esperti del settore provenienti, oltre che dall’Italia, da Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Lussemburgo, Spagna, Svezia, Svizzera, USA.

Il bisso marino
Con il termine “bisso marino” ci si riferisce al ciuffo di filamenti della Pinna nobilis (più conosciuta come Cozza Pinna) ripulito, pettinato e utilizzato per la sua lavorazione tessile. Tale filamento, che consente all’animale di restare ancorato sul fondo, una volta ripulito diviene brillante come l’oro ed è pertanto particolarmente raro e prezioso, utilizzato per decorare i tessuti. Nella storia della tessitura il bisso marino costituisce solamente una piccolissima parte. La Sardegna e Taranto sono stati, fino alla metà del XX secolo, i maggiori centri di lavorazione del bisso marino; oggi tuttavia la tradizionale lavorazione è attestata soltanto a Sant’Antioco, un piccolo paese della Sardegna sud occidentale.
La rarità e la deperibilità del materiale hanno sempre condizionato il rinvenimento in contesti archeologici, al punto tale che si pensava che la tradizione della lavorazione del bisso marino risalisse a non più di qualche secolo fa. All’interno del workshop saranno però presentati, per la prima volta, i più antichi e rarissimi contesti archeologici in cui tale materiale sia stato mai rinvenuto, per esempio in Grecia nel VII secolo a.C. e in Sardegna in tombe di I secolo a.C. - I secolo d.C.
La lavorazione della porpora è un tema più indagato rispetto al precedente e per cui le attestazioni archeologiche sono maggiori. Tale sostanza veniva estratta dai murici e utilizzata per la colorazione di tessuti e filati di particolare pregio utilizzati, a seconda delle culture, da personaggi di un ceto sociale elevato o da officianti nel corso di cerimonie religiose. Per riuscire a tingere anche solo una veste o una tunica occorrevano migliaia di esemplari di murici e pertanto l’estrazione era molto costosa, la materia estratta preziosissima e solo in pochi potevano esibire in pubblico questo colore.
Le più antiche attestazioni archeologiche in Italia di estrazione della porpora provengono da Coppa Nevigata, un insediamento nei pressi di Mafredonia (Fg), e risalgono al 1800 a.C. circa. Durante l’età classica la porpora Tarantina è una delle più rinomate, costose e apprezzate del Mediterraneo fino a divenire, durante l’impero romano, il colore per eccellenza.

 Le istituzioni coinvolte
Il Centre for Textile Research dell’Università di Copenhagen, fondato nel 2005 e diretto dalla professoressa Marie-Louise Nosch, è la più importante istituzione a livello internazionale nell’ambito delle indagini sui tessuti antichi, sulle loro tecniche di lavorazione, analisi, recupero e studio.

La collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, diretto dal professor Mario Lombardo, è iniziata nel 2011 in seguito alle richieste degli organizzatori del workshop – dottori Francesco Meo e Hedvig Landenius Enegren - di effettuare un periodo di ricerca all’estero al fine di approfondire i propri studi e le proprie ricerche.

Il rapporto di collaborazione tra le due Istituzioni si è andato via via consolidando, a tal punto che il Centro danese ha scelto Lecce quale sede della propria iniziativa, trovando la piena collaborazione da parte del Dipartimento di Beni Culturali, in particolare del Direttore professor Mario Lombardo, del Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu” professor Francesco D’Andria e delle professoresse Liliana Giardino e Grazia Semeraro. La collaborazione ha inoltre visto il coinvolgimento della Città di Lecce e del CEDAD diretto dal professor Lucio Calcagnile, che sin dalla sua realizzazione nel 2000 collabora con gli archeologi dell’Università del Salento e di altre università italiane e straniere al fine di datare i reperti archeologici mediante spettrometria di massa ultrasensibile, per mezzo dell’acceleratore tandetron.

 

 

Domenica, 26 Maggio, 2013 - 00:03