La laurea in ingegneria industriale a Lecce dopo le fatiche nei cantieri libici e la traversata sul gommone fino a Lampedusa

Una storia di speranza e tenacia, e la voglia di raccontarla nella convinzione che “quando si crede veramente in un sogno, non c’è niente di impossibile”. Sajjad Ahmed, 28 anni, originario del Pakistan e giunto in Italia da adolescente sfidando ogni difficoltà e un destino che sembrava segnato, coronerà il suo sogno di laurearsi in Ingegneria industriale lunedì 15 aprile 2019 all’Università del Salento (proclamazioni dalle ore 15, aula Y1, edificio “Angelo Rizzo”, complesso Ecotekne, via per Monteroni, Lecce); la tesi dal titolo “Experimental Evaluation Method of the Cyclic Curve” è stata svolta nell’ambito del modulo di “Costruzione di Macchine”, relatore il professor Riccardo Nobile, associato di Progettazione meccanica e costruzione di macchine. Racconta Sajjad: «La mia famiglia è originaria del Pakistan, ma per 17 anni sono vissuto in Libia, dove ci eravamo trasferiti per il lavoro di mio padre.
Dai 13 anni in poi sono vissuto da solo, mentre la mia famiglia era rientrata in Pakistan. Ho dovuto lasciare la scuola e iniziare a lavorare per aiutare i miei e le mie sorelle, e spesso dormivo sui tetti dei cantieri. Avrei fatto qualunque cosa per ricominciare tutto da capo, è stato per questo che mi sono imbarcato clandestinamente per venire in Europa: un viaggio difficilissimo, ma il 2 ottobre 2007 siamo sbarcati finalmente nel porto di Lampedusa. Dopo i controlli, con altri minorenni fui destinato a Brindisi e da lì affidato all’Istituto dei Frati Cappuccini ITCA di Lecce. Così è iniziata la mia nuova vita: ho cominciato a lavorare come addetto alla distribuzione di carburante e intanto ho ripreso gli studi, completando le scuole medie e poi le superiori. Ho continuato ad aiutare la mia famiglia, e le mie sorelle a laurearsi.
È stato poi grazie ad alcuni amici che frequentavano corsi di dottorato che ho capito di poter investire anche su me stesso, di poter essere protagonista dei miei sogni, e ho deciso di iscrivermi a Ingegneria. Un sogno apparentemente irrealizzabile, visto che avevo imparato la matematica a una scuola serale e l’italiano in una stazione di benzina. Gli esami non sono stati facili, e dovendo continuare a lavorare le difficoltà sono state ancora maggiori, ma non ho mai smesso di crederci e ho continuato a chiedere aiuto. Oggi, finalmente, posso dire di avercela fatta. Come ho scritto anche nella tesi, ho un lungo elenco di persone da ringraziare, a partire da tutti i professori di scuola e di università che mi sono venuti incontro nei momenti di difficoltà e una lunga lista di amici che mi hanno aiutato a superare ogni singolo esame, studiando con me anche fino a notte fonda, se necessario. Ho imparato tanto ma ho una lezione da lasciare agli altri: quando si crede veramente in un sogno, non c’è niente di impossibile. Il mio percorso non è terminato. Ora la magistrale in Ingegneria Gestionale mi aspetta e vedo sempre più vicino l’obiettivo finale di diventare il professionista che ho sempre desiderato essere».
«Il successo di Sajjad Ahmed è per tutti noi docenti del corso di laurea motivo di profonda soddisfazione», commenta il professor Nobile, «Avendo avuto modo di conoscerlo, sono persuaso che questa sarà una tappa, e non certo l’ultima, della sua realizzazione umana e professionale».
«La cultura è sempre una potente leva di riscatto personale e sociale», conclude il Rettore Vincenzo Zara, «Al prossimo neo dottore in Ingegneria i nostri migliori auguri di un futuro che possa corrispondere ai sogni tanto a lungo coltivati».

Domenica, 14 Aprile, 2019 - 00:03

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