Gioco patologico

Una sempre crescente liberalizzazione del gioco, delle scommesse e delle lotterie, autorizzate dall’autorità pubblica, ci illudono di vincite milionarie ma creano sempre più malati senza una ricerca di una soluzione efficace verso una sensibilizzazione sociale del problema anche se si continua spesso a riparlarne in relazione pure alle sue conseguenze talvolta serie sulla salute ed in particolare sull’equilibrio mentale che questo tipo di problema è in grado di produrre. In alcuni il gioco che diventa d’azzardo, diventa una vera e propria patologia che spinge a giocare in maniera compulsiva tanto per vivere l’eccitazione del rischio, che spesso è tanto più impetuoso quanto più alta è la scommessa, anche se si sa perfettamente come funziona questo mondo in cui si continua a giocare senza riuscire a fermarsi, sia che si vinca o si perda, fino al punto in cui non si perde tutto quello che ci si può giocare. In realtà chi è malato di gioco, gioca non per vincere, ma per perdere. Talvolta si comincia per piacevole passatempo, in certi casi occasionali e in altri abituali, per arrivare di fronte al problema di una graduale perdita della capacità di autodeterminazione accompagnata da comportamenti che finiscono per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo giornaliero creando problemi gravi che coinvolgono diverse aree della vita.
L’impulso di un giocatore diviene bisogno irrefrenabile e incontrollabile a cui si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità parziale o totale di ricorrere ad un pensiero logico e riflessivo pure quando il senso di colpa pare possa apparire. Ma, subito dopo, la speranza di insistere nel gioco, con il tentativo di rifarsi per riprendere ciò che si è perso porta ad una forma di autoinganno che alimenta un circuito autodistruttivo. Lotto, superenalotto, scommesse sportive, corse dei cavalli, gratta e vinci e biglietti della lotteria, per non parlare del video poker, delle slot machine ed oggi anche di tutti i giochi online che si possono effettuare senza scomodarsi da casa, stanno diventando i nemici dei cosiddetti “ludopati”, cioè di quelli che soffrono di disturbi legati all’ossessione del gioco; fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio con un aumento di disagi e malesseri gravi a livello psicologico.
Tutto ciò forse perché ci manca un benessere psicologico attraverso cui poter sfruttare le proprie capacità cognitive ed emozionali per rispondere alle impellenze e ai bisogni quotidiani, per stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, per riuscire ad adattarsi costruttivamente alle condizioni esterne e ai conflitti interni. La visione del mondo e della vita assume così toni negativi e pessimistici e l’umore scivola verso l’indifferenza, l’apatia e l’abulia.  Per affrontare il gioco si possono compiere attività illecite e si conta sugli altri per munirsi del denaro necessario a far fronte a una situazione economica disperata, causata dal gioco. Ma ciò che, accanto a questi personali istinti, diventa ancor più grave, a mio modo di vedere, è che, nel campo dei giochi di sorte, tra i tanti altri d’azzardo e non, coesiste la arrogante e spudorata disinformazione che, dolosamente, le istituzioni nemmeno tentano di contrastare. Ogni mezzo di comunicazione e di informazione, anzi, reclamizzano, in ogni modo e a pagamento, sistemi idonei ad assicurare vincite di ogni tipo operando senza scrupolo e abusando della credulità popolare senza che a riguardo vi sia tutela e pena alcuna. Ci salveremo anche da questa calamità? (G. D’Oria)

Sabato, 16 Giugno, 2018 - 00:05