Il "portaparolegentili" tornerà sulla scrivania
Un sabato mattina come tanti altri, le corse tra il traffico cittadino per essere pronti e puntuali ad iniziare un'altra giornata di scuola, con entusiasmo, con la promessa dell'insegnante di matematica di affrontare la preparazione per le Olimpiadi di matematica del Mediterraneo e con l'idea di continuare a decorare una scatola di cartone, il "portaparolegentili", con l'insegnante di italiano.
Ma una volta lì davanti al portone, qualcosa cambia. I bimbi con i loro genitori aspettano che qualcuno apra il cancello laterale. Le prime voci portano la notizia che no, oggi non ci sara' scuola, perché c'è stato un furto. Come un furto a scuola? La nostra scuola? Giulia non ti preoccupare ora vediamo cosa è successo.
Davanti al portone centrale una macchina della polizia. Mia figlia e i suoi compagni iniziano a parlare tra loro, sono curiosi di capire cosa ci fanno dei poliziotti a scuola. Tante voci: forse hanno preso i nostri computer, quelli dell'aula multimediale, cosi' faticosamente acquistati con i fondi europei, forse hanno preso i nostri libri, quelli della biblioteca inaugurata da qualche mese con il contributo di tutti.
E il nostro "portaparolegentili"? Avranno preso anche quello? Non era ancora terminato ma ci avevamo messo davvero tanto impegno per renderlo bello. Avevamo in mente di riempirlo con la lista delle nostre buone azioni quotidiane. Qualche lacrima inizia a scendere. Sono le lacrime di bambini a cui un gruppo di infami ha tentato di strappare un sogno. Un furto ad una scuola, già di per sé grave, è una violenza ben più grande di quanto si possa pensare in un primo momento. Le classi dei bambini di prima messe a soqquadro, le loro lettere dell'alfabeto buttate per aria.
I bimbi sono come smarriti, serpeggia l'amarezza, la delusione per quanto è accaduto. Dobbiamo spiegare loro cosa vuol dire subire un furto, fare ipotesi su come abbiano potuto intrufolarsi indisturbati nella nostra scuola, prendere così tanto materiale e andar via, lasciandosi dietro il segno evidente di un sfregio fatto a tutta la comunità. Dobbiamo però lasciar credere loro che saranno acciuffati e puniti giustamente, dobbiamo con loro pensare a ricostruire, rimettere tutto al proprio posto.
Davanti al portone centrale una macchina della polizia. Mia figlia e i suoi compagni iniziano a parlare tra loro, sono curiosi di capire cosa ci fanno dei poliziotti a scuola. Tante voci: forse hanno preso i nostri computer, quelli dell'aula multimediale, cosi' faticosamente acquistati con i fondi europei, forse hanno preso i nostri libri, quelli della biblioteca inaugurata da qualche mese con il contributo di tutti.
E il nostro "portaparolegentili"? Avranno preso anche quello? Non era ancora terminato ma ci avevamo messo davvero tanto impegno per renderlo bello. Avevamo in mente di riempirlo con la lista delle nostre buone azioni quotidiane. Qualche lacrima inizia a scendere. Sono le lacrime di bambini a cui un gruppo di infami ha tentato di strappare un sogno. Un furto ad una scuola, già di per sé grave, è una violenza ben più grande di quanto si possa pensare in un primo momento. Le classi dei bambini di prima messe a soqquadro, le loro lettere dell'alfabeto buttate per aria.
I bimbi sono come smarriti, serpeggia l'amarezza, la delusione per quanto è accaduto. Dobbiamo spiegare loro cosa vuol dire subire un furto, fare ipotesi su come abbiano potuto intrufolarsi indisturbati nella nostra scuola, prendere così tanto materiale e andar via, lasciandosi dietro il segno evidente di un sfregio fatto a tutta la comunità. Dobbiamo però lasciar credere loro che saranno acciuffati e puniti giustamente, dobbiamo con loro pensare a ricostruire, rimettere tutto al proprio posto.
E i bimbi della 3B hanno pure sperato che quel "portaparolegentili" lo abbiano davvero portato via, magari chissà una volta lontani da scuola, qualcuno si sarà pur chiesto a che cosa possa servire, una scatola di cartone riciclato!
Rimetteremo pian piano le aule a posto, noi tutti offriremo il nostro sostegno alle insegnanti e alla Dirigente perché i nostri figli capiscano che si deve andare avanti, nonostante questa terribile esperienza. E rimetteranno il loro "portaparolegentili" sulla scrivania provando a riempirlo ogni giorno con la descrizione delle loro piccole azioni di civiltà e gentilezza, quella che è mancata a questi infami!
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Martedì, 24 Ottobre, 2017 - 00:05