Raffaele Gorgoni, "Lettere da una taranta. I ragni e la politica"
Sin dall'antichità, in letteratura, si dava la parola agli animali per spiegare all'uomo concetti che altrimenti sarebbero rimasti oscuri. Con saggezza, ironia e una vena critica, Raffaele Gorgoni, giornalista di Rai3, in "Lettere da una taranta. I ragni e la politica" (iQdB edizioni), riporta in auge un modo di scrivere allegorico e disincantato per fare chiarezza su una delle manifestazioni musicali più importanti della Puglia, e non solo, la Notte della Taranta.
Grazie a Gorgoni, finalmente la Lycosa può esprimersi liberamente, può sfogare la propria amarezza, delusione e rabbia nei confronti dei politici che di lei hanno fatto solo un "marchio", l'hanno costretta a perdere gran parte del suo valore e del suo significato.
Finalmente può parlare. «Sono passati vent'anni da quando sono stata messa in mezzo, usata e blandita, vezzeggiata e maltrattata, discussa e ignorata, processata e condannata, accusata e assolta, trasformata in un brand, passata per etichetta commerciale, comprata e venduta, se non di peggio».
È giunto il momento per il ragno di rivendicare dignità e rispetto per quello che ha rappresentato, di far sentire la sua voce e il proprio dissenso nei confronti del cambiamento che la "notte" a lui intitolato ha subito nel tempo. E se di metamorfosi si deve parlare, allora, che la Notte della Taranta si trasformi in punto di riferimento delle musiche e del mondo che ci hanno attraversato per secoli. Ma noi umani, secondo la taranta, siamo rimasti a guardare, impassibili e indifferenti, il mancato arricchimento che musiche e tradizioni di altri paesi avrebbero immesso nel nostro folclore e nel nostro sapere.
La Lycosa indirizza novantanove lettere e una telefonata al giornalista - l'unico che sembra ascoltarla e condividerne le idee - nelle quali, con piglio sarcastico e umoristico, ripercorre, sin dalle origini, la storia e le tradizioni della Notte della Taranta. Da quando le donne tarantate venivano guarite con musica e danze, perché la pizzica era la terapia per esorcizzare la sofferenza provocata da ruoli standardizzati di madri, tabacchine, contadine etc. Da quando la Notte della Taranta da evento salentino, spogliato della sua storia, fatta anche di contraddizioni e dolore, è diventato un caso nazionale.
Il ragno giunge, quindi, attraverso una lucida analisi, alla situazione attuale, quando la Notte della Taranta è diventata un "affare politico" e non la testimonianza e la memoria di un'antica tradizione. Attraverso Raffaele l'essere "non-umano" scaglia i suoi strali avvelenati contro chiunque abbia messo mani avide sulla sua pelle e sul suo mito, trasformandolo in altro. Si prende gioco dei Salentini citando il «reliquiario» di personaggi illustri, non apprezzati o conosciuti a livello nazionale, che rappresentano il nostro perenne pianto per una cultura negata.
In conclusione ciò che si auspica la Lycosa è diventare simbolo sì di cambiamento, ma che sia «di certe strutture del pensiero» e, sebbene la critica e il malcontento siano evidenti, questo pamphlet trasmette speranza. Speranza in una politica non più sorda e cieca, ma interessata al popolo e alle sue richieste. Interessata a proteggere e a migliorare il nostro territorio piuttosto che incentivare un turismo di massa indisciplinato e sgarbato, interessata al valore e non al mero denaro. La Notte della Taranta è stata snaturata, ha perso la sua essenza e la sua anima nel corso degli anni a causa di politici che ne hanno criticato o sfruttato il "mito" a seconda delle opinioni. A causa dei direttori artistici o dei maestri concertatori che non ne hanno capito il vero significato trasformandola in un festival qualunque.
Cosa rimane da fare al povero ragno? Rassegnarsi? La Lycosa non ci sta e, dall'alto della sua saggezza, suggerisce di ritrovare lo spirito e il coraggio di pensare a «contaminazioni straordinarie» e ripensare alla vera e pura tradizione dello spettacolo salentino.
Raffaele Gorgoni, "Lettere da una taranta. I ragni e la politica",iQdB edizioni, Lecce 2017.
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