"Non è stato più 'cazzaro' degli altri"
Al netto della paura per una improbabile dittatura o nella migliore delle ipotesi del pericolo dell’uomo solo al comando. Al netto delle Borse, dello Spread, del PIL e del fallimento di otto banche. Al netto dell’appoggio delle Ambasciate, dei giornali italiani e stranieri, dell’Europa, di Confindustria, Confartigianato, Coldiretti, CISL e altri, a cui poi si sono aggiunti i pronunciamenti spesso interessati di nani, cantanti e ballerine.
Al netto di una personalizzazione che ha fatto diventare negativa la differenza e di una compagna referendaria giocata in prima persona coprendo tutti gli spazi televisivi come neanche il Berlusconi dei tempi migliori.
Al netto di tutto, secondo me, non è stato più “cazzaro” degli altri che lo hanno preceduto e per certi versi ha scosso certi sistemi consociativi marci e corrotti, nonché iniziato senza però portare a termine (peccato!!) una necessaria rottamazione.
Il 5 dicembre, non sono arrivate le cavallette è rimasto solo il CNEL, quel parcheggio abusivo per politici e sindacalisti trombati o alla fine della loro carriera, sono rimasti 315 senatori che ringraziano, sono rimaste le province per come sono ora e per conto mio queste cose, da sole, valevano la riforma.
Al netto di tutto chi ha votato SI ha votato in larga parte sul merito.
Nel NO c’era di tutto, posizionamento interno al partito a tutti i livelli, rabbia per le tante cose che non vanno ( povertà, disoccupazione, immigrazione, sicurezza...) c’erano rancori per qualche ministero o qualche altro incarico mai arrivato e poi, come se non bastasse, c’era l’antipatia per quel suo modo di fare da sbruffoncello di quartiere.
Insomma, la gente ha approfittato dello strumento referendario per canalizzare ogni rabbia per tutte le aspettative disattese. Non hanno detto NO alla riforma, hanno urlato BASTA, hanno lanciato un messaggio di protesta con l’unico modo possibile “il voto”.
Quel che ho visto io da esterno, è stata una generazione di quarantenni renziani preparati, competenti e combattivi che si sono battuti e sono stati battuti, ho visto partecipazione, ho visto discussione.
Detto ciò non si parlerà più di riforme per i prossimi 50 anni e più.
Ci terremo senatori e rappresentanti istituzionali inutili e dannosi che, dopo il voto popolare, si sentono necessari, utili e impegnati nella loro nullità quotidiana.
Ci saranno voltagabbana e personaggi ammuffiti, alla ricerca di uno straccio di ruolo, alla ricerca di uno spazio in cui riciclarsi ancora.
E’ vero, tante cose buone e altrettante non buone si sono alternate, ma ha avuto almeno il coraggio di avviare il partito in una nuova fase più moderna e di rilancio, svecchiandolo nell’età e soprattutto nelle idee, liberandolo da tracce conservate intatte sin dai tempo della falce e martello e sopravvissute ancora intatte, in tanti militanti. Forse per questo il partito ha raggiunto percentuali mai raggiunte, percentuali storiche.
E francamente guardando intorno, non vedo altri leader del suo stesso piano, del suo stesso livello.
Da qui, per concludere, una considerazione franca e netta: dopo RENZI ci sarà sempre e soltanto RENZI.
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