"Volevamo avere noi il privilegio di chiudere l'Ospedale"
L’appuntamento era alle otto di sera, più o meno. Ma già un paio d’ore prima si cominciava a notare un insolito fermento davanti al luogo dell’appuntamento: BAR DELLE ROSE. Capannelli di persone già in attesa, altre arrivavano lentamente ed andavano ad aggiungersi ai presenti.
Più o meno all’ora stabilita arrivava lui, l’ONOREVOLE e tutti a corrergli intorno. Saluti, abbracci, sorrisi e pacche sulle spalle.
Poi nel BAR per un qualcosa da offrire all’0norevole, poi a parlare un po’ delle novità e poi magari un giro in centro.
Ognuno cercava la battuta o la domanda intelligente, soprattutto per compiacere all’0norevole che tanti favori ci faceva e tante buone notizie ci portava.
Quando parlava lui, eravamo tutti in silenzio ad ascoltare i suoi paroloni che spesso raccontavano di riunioni tra Camera dei Deputati, Senato, Ministeri e Quirinale, luoghi troppo lontani quasi immaginari per noi.
Insomma quando arrivava l’Onorevole, era come una festa e a quella festa molto spesso c’ero anch’io.
L’Onorevole ci informava e noi lo informavamo, poi si decidevano le iniziative politiche sul territorio, da fare nei giorni successivi.
Ed a proposito di iniziative ricordo ancora, anche se son passati un po’ di anni, quella più vissuta, quella più sentita, più combattuta.
Erano se bel ricordo gli anni ’80. Appuntamento “sopra l’ospedale” che volevano chiudere, volantini, striscioni e assemblee.
Dovevamo far sapere alla gente che c’era in atto un disegno preciso che mirava alla chiusura del “nostro ospedale” nell’ambito di una riforma per contenerne i costi.
Da lì al mercato, era un giovedì, a fare le stesse cose, dire le stesse cose, informare la gente dell’ingiustizia che ci stava per sbattere addosso.
L’Onorevole in prima fila, sempre con noi.
Quella contro la chiusura dell’ospedale, fu una delle battaglie più dure che vincemmo e su cui costruimmo grande consenso di partecipazione e voti.
A dire il vero, pensavo fosse una battaglia di merito, di giustizia, di rispetto.
Non era così. Mi sbagliavo.
La nostra era la solita invidia: Volevamo avere noi il privilegio di chiuderlo.
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