Muore dopo diciannove ore al Pronto Soccorso di Galatina

Si era imbottita di farmaci perché, probabilmente, voleva farla finita. Quando è giunta al Pronto Soccorso del ‘Santa Caterina Novella’, all’una di notte del 25 novembre,  la signora di trentasette anni, abitante in un paese confinante con Galatina, è stata sottoposta a tutti i trattamenti sanitari necessari  per tentare di salvarle la vita. È rimasta però per venti ore ricoverata nel reparto d’urgenza  dell’Ospedale galatinese e, intorno alle ore 21, sarebbe stata trasferita nel reparto di Pneumologia dove, mezzora dopo, sarebbe spirata.
Sul fatto ha aperto un’indagine la Polizia di Stato di Galatina ma la famiglia della sfortunata giovane non ha fatto alcun esposto. Stefania Mininni, sostituto procuratore di turno, ha, comunque, disposto subito la consegna della salma ai parenti archiviando il caso come suicidio. Sembra che la donna, sofferente di depressione, già in altre occasioni avesse tentato di togliersi la vita.
La notizia è circolata nei giorni scorsi in città ma è emersa solo ieri quando qualcuno ha cominciato a chiedersi come mai la trentasettenne non sia stata trasferita in rianimazione. La spiegazione starebbe nel fatto che in tutti i reparti di quel tipo vengono accettati solo pazienti “intubati” e la signora, invece, respirava spontaneamente.   A quanto avrebbero accertato gli uomini del Commissariato galatinese che hanno acquisito i nomi dei sanitari presenti, in quelle ore, in Pronto Soccorso ed in tutti i reparti interpellati per l’eventuale ricovero, la donna non è mai stata abbandonata ma ha ricevuto costantemente tutte le cure ritenute necessarie (anche attraverso l'acquisizione di consulenze).

Lunedì, 1 Dicembre, 2014 - 00:07