Morì in conseguenza di una trasfusione, il Ministero dovrà risarcire gli eredi
Il Tribunale di Lecce, con una recente sentenza emessa lo scorso 21 maggio, ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento di 466.910,76 euro in favore degli eredi di L.C., di Gemini di Ugento, deceduta nel 2010 a causa di una epatite cronica evoluta in epatocarcinoma, contratta a causa di quattro trasfusioni di sangue praticatele durante un ricovero nel 1986 presso il Policlinico di Bari.
È stato quindi riconosciuto il principio secondo il quale nei casi di contagi per trasfusione di sangue infetto la responsabilità è del Ministero della Salute sul quale, come affermato dal Tribunale di Lecce , “sussiste un obbligo di controllo, direttiva e vigilanza in materia di sangue umano”.
Il Tribunale, rigettando la tesi difensiva del Ministero, ha ritenuto infatti sussistente "il necessario nesso eziologico tra la condotta omissiva colposa del Ministero e l’evento lesivo che ne è derivato, e dunque la sua responsabilità per l’epatite da cui è affetta l’attrice atteso che all’epoca in cui L.C. subì il contagio pur in assenza dell’isolamento di HCV vi erano già da tempo conoscenze scientifiche (e relative norme di prevenzione) sufficienti, derivanti da molteplici riscontri nazionali ed internazionali".
Sulla scorta di tali argomentazioni il Tribunale di Lecce, all’esito di un processo durato otto anni, intrapreso dalla signora L.C. e proseguito dopo la sua morte dagli eredi, ha accolto le richieste formulate da Tommaso Onesimo, avvocato galatinese, condannando il Ministero della Salute al risarcimento dei danni quantificati in 466.910,76 euro.
Si tratta di una sentenza destinata ad avere notevoli conseguenze per tutti coloro che hanno subito dei danni in seguito ad emotrasfusioni praticate a partire dagli anni ‘70.
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