A migliaia per vedere le tarantate

Grande seguito di folla per la rievocazione dell'antico rito legato al culto di San Paolo. L'altare della Cappella del Palazzo Tondi-Vignola si sta sgretolando

“Intra allu core, intra allu core, nu segnu me lassasti intra allu core”. Le tarantate giacciono stremate sul pavimento della Cappella di San Paolo mentre uno dei musicanti, intonando queste struggenti parole, invita tutti a cantarle per ringraziare il Santo per averle, ancora una volta, guarite. Un calesse ed uno sciarabbà le avevano condotte dai paesi vicini fino  in via Scalfo, dove i musici avevano eseguito i primi brani di pizzica nel tentativo di sfinirle per portarle a liberarsi dai gravi sintomi del morso velenoso.
Simona Indraccolo, sempre più brava nell’interpretare il ruolo della pizzicata, si è arrampicata anche sul misero altare (ormai si va sbriciolando ogni giorno di più) e i suoi urli si sono uditi anche dalla strada. Quando  lascia, accompagnata da i suoi due colleghi (Deborah Campa e Domenico Spagnuolo) e dai musicanti, la chiesetta di Palazzo Tondi-Vignola gli applausi esplodono scroscianti. “Io ho viste quelle vere” –dice una delle almeno duemila persone che hanno invaso, fino a mezzogiorno di ieri, via Garibaldi.
La rievocazione del ‘mistero’ e dei riti delle tarantate organizzata dal Club Unesco e dal Comune di Galatina ha avuto un grande seguito di pubblico a partire dalla notte della vigilia (fonti ufficiose parlano di ventimila persone scatenate nelle ronde in piazza).
Angelo Serra, Antonio Zappatore e Antonio e Gerardo Chirivì, da anni infaticabili animatori dell’iniziativapossonoessere fieri della sua riuscita. L’orchestrina terapeutica,  composta da  Umberto Panico, armonica a bocca, Adriano Piscopello, violino, Angelo Litti, tamburello e voce,  Rossella De Benedetto, cantrice, Antonella Screti, tamburello e voce, ha dato il suo insostituibile contributo riuscendo quasi ad iniettare in tutti i presenti la musica che guarisce.
San Paolo ha fatto il ‘miracolo’, non alle tarantate, ma alla Città di Galatina ed alla sua economia. Si è servito degli uomini e delle donne che, con coraggi,  hanno voluto scommettere sul riportare a casa una tradizione antica che costringe, ogni anno, a riflettere sulla condizione di un Salento troppo spesso ancora ‘Terra del rimorso’.

Martedì, 30 Giugno, 2015 - 00:07

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