"Mi tremavano le gambe"

Piero Viva racconta i sessanta anni della Libreria Viva-Athena

“Ringraziate questo signore. È lui che vi ha consentito di studiare al liceo per poi diventare quelli che oggi siete, uno medico e l’altro ingegnere. Mi dava i libri che vi servivano e me li faceva pagare quando prendevo la tredicesima. Quest'uomo con i suoi due figli è uno dei miei ricordi più belli". Piero Viva, ottantaquattro anni, è seduto, in giacca e cravatta, impeccabile come sempre, alla sua scrivania nella piccola stanza in fondo al grande salone della Libreria che porta il suo cognome, seguito da ‘Athena’, il nome della dea della sapienza. I suoi occhi diventano lucidi mentre rivive sessanta anni di storia della “prima vera libreria" di Galatina.
“Aprimmo le porte di cristallo –racconta- (erano una grossa novità per l’epoca) del locale in via Umberto I il 29 marzo 1958. La proprietà, all’origine, era di un gruppo di persone, fra cui il sottoscritto, fortemente sostenuto da monsignor Antonio Antonaci. Avevamo fondato una società a responsabilità limitata ma, dopo un anno e mezzo, rilevai tutte le quote e divenni unico proprietario. Avevo appena compiuto venticinque anni e Rita era già mia moglie.
Non so ancora se fu incoscienza o coraggio. Non scorderò mai il giorno in cui entrai nella Banca Vallone (la sede era a venti metri dalla libreria). Quando incontrai ‘don’ Peppino Giorgio e gli esposi il mio progetto mi tremavano le gambe. Il direttore non ci pensò molto. Mi guardò negli occhi e mi disse: ‘la banca la sosterrà perché lei è un gentiluomo’. Poi chiamò ‘don’ Arturo Mollona e gli diede le istruzioni necessarie all’apertura del conto. Fondamentale fu l’apporto di mia madre che contribuì, con un milione di lire (per l’epoca era una cifra importante), alla realizzazione del mio sogno”.
In quelle due stanze al piano terra di Palazzo Tanza, per oltre trent’anni, sono passati tutti gli studenti e tutti gli uomini di cultura galatinesi e salentini, degli orientamenti più vari, a cominciare da Girolamo Comi e  Antonio Antonaci fino a Lucio Romano e al senatore Nino Lisi.
“Appena arrivo da Roma la prima visita che debbo fare è qui in ‘parrocchia’" –amava scherzare Aldo Vallone, il famoso dantista, professore di letteratura italiana noto in tutto il mondo, per sottolineare il suo forte legame con la libreria e con gli uomini che la frequentavano.
Anche  Andrea Ascalone spesso lasciava i suoi pasticciotti per andare a fare quattro chiacchiere di politica, filosofia e “varia umanità” con gli amici riuniti intorno alla scrivania di Piero.
Molte riunioni organizzative del famoso veglione della Stampa si sono svolte in libreria. Mina, Peppino di Capri e tutti i maggiori artisti dell’epoca arrivarono a Galatina perché un gruppo di ‘giovanotti di belle speranze’ e con le idee chiare decisero di scommettere sul loro successo. Erano persone che riuscivano a coniugare l’amore per i libri con l’attenzione al mondo che andava cambiando.
Nel 1989 la libreria si è trasferita in via Liguria. I locali più grandi hanno consentito una maggiore superficie espositiva. Ha lasciato il centro antico ma è rimasta sempre un centro propulsore di idee, sostenuto con le stesse signorilità e gentilezza di Piero, da Carlo e Stefano, i suoi due figli.
Oggi è un Mondadori point ma unisce i vantaggi della grande distribuzione al calore che solo i veri librai riescono trasmettere.

Giovedì, 29 Marzo, 2018 - 00:07

Galleria