Mascherine riutilizzabili per il personale Unisalento realizzate con 'Made in Carcere'
Una scelta per la sicurezza del personale nel segno della sostenibilità. In vista della progressiva ripresa del lavoro in presenza, che nelle prossime settimane diverrà sempre più massiccia, l’Università del Salento ha scelto di fornire al personale docente e tecnico-amministrativo mascherine riutilizzabili la cui realizzazione è stata “studiata” in collaborazione con la società cooperativa sociale Officina Creativa onlus, nota per il brand sociale “made in carcere”.
La onlus aveva infatti presentato mascherine di propria creazione ai laboratori dell’Ateneo per una consulenza sull’efficacia del prodotto. Da qui l’avvio di una collaborazione che, sulla base di osservazioni tecniche fornite dai ricercatori, ha portato alla realizzazione di mascherine traspirabili, sicure e sostenibili. Le mascherine sono composte di due parti: una esterna fissa e lavabile, l’altra interna (il “filtro”) decontaminabile e sostituibile. UniSalento ha quindi deciso di acquistare il prodotto per fornirlo in dotazione al personale, aggiungendovi il logo UniSalento.
«Un doppio investimento sul territorio», sottolinea il Rettore Fabio Pollice, «Questa scelta è un esempio di come UniSalento riesca a valorizzare le competenze interne per metterle a disposizione della crescita della collettività, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e coerente con le potenzialità e le vocazioni territoriali. La nostra è stata una scelta di sicurezza e sostenibilità ambientale, con la quale abbiamo voluto anche sottolineare l’importanza di un progetto di grande valore sociale come quello che da anni questa cooperativa porta avanti con successo all’interno delle strutture carcerarie, in linea l’impegno dell’Ateneo proprio nella collaborazione con i penitenziari».
«Siamo molto felici di questa sinergia con l’Università», dice Luciana Delle Donne, fondatrice della onlus che produce manufatti creativi con tessuti di recupero affidandone la realizzazione a donne detenute, assunte con regolare contratto a tempo indeterminato, destinatarie di un percorso formativo continuo per il reinserimento nella società lavorativa e civile, «Grazie anche alla collaborazione delle Direzioni delle carceri di Lecce, Trani e Matera, siamo riusciti a lavorare anche durante l’emergenza Covid19, garantendo uno stipendio alle risorse impiegate. Il nostro è un modello di “economia circolare” che contamina stili di vita e comportamenti, dentro e fuori dal carcere. Parliamo spesso di BIL e cioè Benessere Interno Lordo, e non più di PIL. È però fondamentale sensibilizzare, attraverso la bellezza e il buon senso, la comunità. Etica ed estetica le nostre parole d’ordine. Grande soddisfazione aver ottenuto anche l’autorizzazione per la produzione di mascherine come dispositivo medico personalizzabile (numero repertorio 1973031)».
I materiali
La cooperativa si era rivolta all’Ateneo perché fosse affiancata nello sviluppo di mascherine del tipo non chirurgico. Le mascherine filtranti per la collettività prive del marchio CE, infatti, vengono fabbricate sotto la responsabilità diretta dei produttori e sono disciplinate dal Decreto Legislativo 18/2020: la loro produzione, prevista fino al termine dello stato di emergenza, deve garantire la sicurezza del prodotto. Nei laboratori dell’Università del Salento sono stati perciò analizzati dei prototipi presentati dalla onlus, contraddistinti da alcuni ritrovati che ne migliorano il grado di protezione e li rendono anti appannamento.
Sotto il coordinamento del professor Antonio Licciulli, docente di Scienza e tecnologia dei materiali presso il Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione, è stato così intrapreso un lavoro di studio e caratterizzazione dei materiali, sono state raccolte informazioni e certificazioni dai fornitori dei tessuti membrana ed è stata esaminata la tecnica di fabbricazione. Sono state effettuate analisi su prototipi e comparazioni, e sono state espresse alcune raccomandazioni relative alla selezione dei materiali, delle configurazioni e della migliore modalità di fabbricazione. Per verificare la qualità e affidabilità dei materiali sono state compiute approfondite analisi microstrutturali, mediante la tecnica della microscopia elettronica a trasmissione.
È stato inoltre valutato il parametro della filtrabilità e traspirabilità, ovvero la permeabilità all’aria (non ai virus) dei tessuti a strato singolo e multistrato, per indicare la migliore combinazione di strati in grado di assicurare una protezione ai microbi e nello stesso tempo le capacità traspiranti. Sono state fornite anche alcune indicazioni sul design e sulla geometria e infine definite alcune procedure di igienizzazione, che rendono le maschere e i filtri intercambiabili e riutilizzabili.
Nelle immagini allegate:
1 (a, b, c): alcune mascherine prodotte da “made in carcere” tra le quali quelle con il logo UniSalento, e i filtri decontaminabili e sostituibili;
2 : un esempio di analisi al microscopio SEM eseguita presso Università del Salento sui tessuti delle mascherine: l’analisi individua all’interno di un tessuto multistrato, in fibre di polipropilene, la presenza di fibre molto sottili (di 2 e 3 micrometri, 50 volte più sottili di un capello); queste fibre formano una membrana traspirante ma invalicabile per virus e batteri. La presenza di queste fibre sottili e compatte è una indicazione della buona qualità del TNT;
3 : sistema di laboratorio sviluppato presso l’Università del Salento per la valutazione della traspirabilità delle mascherine di protezione individuale.
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