L'ultimo ciao
Sono arrivata sulla terra in una serata di primavera. Quelle serate che vorresti
non finissero mai. Con ogni stella al suo posto e la luna così chiara e bella da
fermarti il fiato, fermarti il respiro. Quelle serate in cui avresti sempre da dire, da
parlare, da raccontare. Quelle serate così calme e silenziose da sembrare finte.
Quel silenzio e quella pace furono squarciate dal mio pianto quando misi piede sul
mondo. Un mondo illuminato a giorno dalla gioia di mia madre, di mio padre e dei
parenti. Dicono che non c’era verso che smettessi di piangere e così di quella
quiete e di quei silenzi non ne rimase più traccia.
Fu così che arrivai, tra 1000 baci, 1000 abbracci e 1000 emozioni.
I giorni successivi furono tutti una festa ed io smisi di lamentarmi e cominciai a
dispensare sorrisi e sguardi a quasi tutti.
Salvo ogni tanto a ricordarmi di dover piangere. Raccontano di capricci, di quando
mi son persa nella folla, di quando ho fatto fuori la Nutella, di quando volevo
prendere una stella. Io non mi ricordo.
Son cresciuta così come tante, la pappa da ingoiare, i primi passi da imparare, le
prime cadute da sopportare. La scuola da affrontare, i compiti da fare, la pagella
da sventolare.
Poi più in là, primi sguardi interessati, primi baci appassionati, primi amori mai
scordati.
Mi sveglio una mattina e ho già 20 anni, i primi perdoni, i primi batticuori, i primi
timori, le prime delusioni. I primi “si” i primi “no” i primi “non si può”.
Poi le notti a parlare, l’alba da aspettare, le serate in riva al mare, i viaggi da
organizzare e i tanti sogni a cui pensare. E quel pezzo di carta da incorniciare, tanti
concorsi da affrontare, esami da sostenere, domande da presentare.
Non ho più la memoria di una volta ma i miei 20 anni, quelli si, me li ricordo e
come, son nascosti nel cuore, dove il tempo non può entrare.
Ho vissuto così i miei 20 anni senza freni, senza affanni, ma una cosa non ricordo
volentieri “troppo brevi”.
Mi sveglio all’improvviso e ho già 30 anni. Faccio un lavoro che non mi piace,
faccio un lavoro che non mi dispiace. Ho un mutuo da pagare, rate da finire, cose
da comprare, tante cose da stirare. Dovrò cercare di risparmiare, il primo figlio sta
per arrivare.
Son sveglio e ho 50 anni. Ahime! Si sta invecchiando, colpa del tempo che “sta
volando”. Tante passioni finite, desideri rinunciati, obiettivi dimenticati, sogni
svaniti. Si esce poco la sera, la solita pizza da ordinare, solito film da vedere, la
passeggiata sul lungo mare. Poi vetrine da guardare ma al momento di comprare:
meglio no, ci sono i figli a cui pensare.
Qualche capello bianco da coprire, qualche ruga da far sparire.
C’è un po’ di nostalgia che ci accompagna e la malinconia spesso ci piglia.
Mi sveglio all’improvviso, mamma mia, già 70 anni. Non ho più nulla da fare,
nessun lavoro da curare,. Ma quanto tempo mi rimane?
Forse poco, forse tanto, forse un po’. Mi preparo la colazione, quattro passi per il
giornale , poi qualcosa da comprare, in Chiesa un attimo per pregare, poi il ritorno
da affrontare.
Ah..! dimenticavo, mi chiamo “D” , oggi ho 90 anni e questa è la mia vita, la mia
storia, la mia memoria. Mi resta il presente, il domani non so se c’è, il domani non
ha perché. Passo le giornate un po’ a pensare, passo le giornate un po’ a cercare,
passo le giornate a rivedere, quelle foto ingiallite, dentro un album invecchiato.
Qualche ricordo mi tormenta, qualche pensiero mi spaventa, ma una cosa vi voglio
ricordare:” la vita è sempre qualcosa di speciale”.
Accidenti non so cos’altro dire e poi è tardi e già l’ora di dormire.
Sogno di andare al mare, di fermarmi a mangiare, sogno posti tranquilli, senza
fretta di arrivare. Panchine al verde per respirare, un raggio di sole per farmi
accarezzare. Persone che vorrei rivedere, luoghi dove vorrei tornare.
Al risveglio poche cose avrò da fare, non ho più 1000 cose a cui pensare.
Avrò tempo per aspettare, aspettare che passi l’estate, aspettare che passi
l’inverno, aspettare che passi l’inferno.
Aspettare che un dolce mattino mi prenda per mano e un soffio di vento mi porti
lontano.
Chiederò a quel dolce mattino di fermarsi un pochino,
giusto il tempo per “l’ultimo ciao”
e salutare tutti quanti, col sorriso, senza pianti.
Dedicata alla vita, al suo correre
al tempo che la spinge, al suo scorrere.
Gennaio 2002
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