L'Opi sottoscrive le richieste degli infermieri presentate con il flash-mob in Piazza Sant'Oronzo

L’OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche) di Lecce auspica che le rivendicazioni portate in piazza dagli Infermieri salentini, ieri mattina a Lecce in piazza Sant'Oronzo con un flashmob silenzioso e pacifico organizzato dal Movimento Nazionale Infermieri dotati di striscioni e megafoni e in contemporanea in tutte le piazze d'Italia, per richiedere uno stipendio adeguato e il riconoscimento della professione infermieristica come “usurante”, possano trovare accoglimento negli Organi di Governo. I contenuti della manifestazione, sono stati molto simili a quelli condivisi dalla FNOPI e presenti in tutti documenti programmatici finora pubblicati, che la Federazione Nazionale sta portando avanti, per quanto di sua competenza, nei luoghi deputati ad un Ente Sussidiario dello Stato. Si fa presente che la FNOPI ha già avanzato nella sua lettera del 13 aprile scorso indirizzata a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Roberto Speranza, Ministro della Salute e Stefano Bonaccini, Presidente delle Regioni, richieste per una rivalutazione economica della retribuzione degli Infermieri, oggi tra le più basse d’Europa con stipendi medi da 1.400 euro al mese e difficoltà nel fare carriera.
Si riportano di seguito le otto richieste che la FNOPI ha già inviato a Governo e Regioni 1. Un‘area contrattuale infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. 2. Una indennità infermieristica che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, non una “una tantum” e riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, sempre esistite, ma rese evidenti proprio da COVID-19. 3. Garanzie sull’adeguamento dei fondi contrattuali e possibilità di un loro utilizzo per un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che assistono pazienti con un rischio infettivo. 4. Garanzie di un adeguamento della normativa sul riconoscimento della malattia professionale in caso di infezione con o senza esiti temporanei o permanenti. 5. Immediato adeguamento delle dotazioni organiche con l’aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari: gli infermieri non bastano, ne mancano 53mila ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso. 6. Aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona: siamo sul territorio, dove l’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale a garanzia degli ospiti. Come nelle RSA ad esempio dove da ieri si stanno destinando proprio infermieri, quelli del contingente dei 500 volontari scelti dalla Protezione civile, ma anche a domicilio con cronici, anziani, non autosufficienti e così via. 7. E per questo – è la settima richiesta – dare anche agli infermieri pubblici – superando il vincolo di esclusività, un’intramoenia infermieristica già scritta anche in alcuni Ddl fermi in Parlamento che gli consenta di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (RSA, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative…), per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di queste strutture. Applicando anche nel caso la legge 1 del 2002) di 18 anni fa quindi) che prevedeva prestazioni aggiuntive e possibilità che altro non sono se non il richiamo in servizio di pensionati e contratti a tempo determinato utilizzati una tantum (ma indispensabili a quanto pare) per COVID-19. 8. Tutte le novità chieste per il servizio pubblico dovranno servire anche per accreditare e autorizzare le strutture private dove dovranno essere inserite e previste a questo scopo.

Martedì, 16 Giugno, 2020 - 00:02

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