Lo Stato è dei governati

E’ opinione di molti costituzionalisti e uomini politici che vadano intraprese iniziative per rendere più coerente l’ordinamento dello Stato alla vita e all’azione delle persone nella comunità nazionale e locale. Si dibatte sulle proposte di una “grande riforma” dalla quale dovrebbe nascere un nuovo Stato con nuove leggi, con nuove strutture di potere locale, con un diverso assetto del vertice. Ciò che, a spizzichi e bocconi, sta avvenendo in modo estemporaneo e non attraverso, invece, una qualche forma di seria organicità. E mentre un tempo si insisteva sul fatto che bisognava ridurre lo strapotere dei partiti che, tra l’altro, la Costituzione prende solo marginalmente in considerazione, oggi si discute, al contrario, su partiti che non hanno più un ruolo o che è assolutamente insignificante fino a considerarli un peso e un esiguo canale attraverso cui si esprime la volontà dei cittadini. Sono coraggiose le iniziative di costituzione di nuovi "Movimenti”, o può sembrare che ancora i problemi della "politica", come organizzazione di una società complessa, stiano divenendo sempre più complicati da non essere più idonei ad accontentarci solamente con formule ad effetto?
Dentro la propria comunità finiscono per sovrapporsi talvolta aggregazioni ancora più ristrette e magari “segrete” che sono vere e proprie strutture occulte di pressione per realizzare interessi di gruppi di “elite” a danno di parecchie “società spirituali”, che pure esistono, ove l’Istituzione, non potendosi identificare con le une senza rompere con le altre, trasforma la lotta delle credenze o opinioni in guerra politica.
In realtà, la voce dei cittadini potrebbe farsi sentire anche attraverso molte altre strutture associative come i sindacati, gli istituti culturali, le associazioni religiose, le formazioni spontanee per l’esercizio della democrazia diretta, per proporre leggi, per sollecitare referendum, ma anche tutto ciò è poco sentito e funziona sempre meno in modo incisivo. In una società resa complessa dal continuo succedersi di innovazioni, sta avvenendo, invece, che i gruppi si frantumano, si modificano, si ridispongono come un caleidoscopio, mentre si modificano antiche tradizioni. Sono coraggiose le iniziative di costituzione di nuovi "Movimenti”, o può sembrare che ancora i problemi della "politica", come organizzazione di una società complessa, stiano divenendo sempre più complicati da non essere più idonei ad accontentarci solamente con formule ad effetto? I risultati desiderabili potrebbero essere quelli di favorire una linea politica che tenda ad educare i "governanti" a non considerare lo Stato come loro proprio ma appartenente ai "governati" e che ribadisca che non c'è un solo modo per migliorare le cose, quello cioè di conquistare potere, ma soprattutto una nuova sensibilità umana ed uno spirito di sacrificio e di solidarietà necessari per conquistare la piena fiducia dei cittadini. Una nuova politica, perciò, che regoli gli antagonismi e che possa elevare al massimo le disponibilità di vita dell'individuo che deve avvenire in condizioni differenti da quelle che abbiamo visto nel passato e che persistono ove, senza discussioni, con poche idee, nella ignoranza di alcuni principi, intaccando anche la moralità, si continua a meditare poco senza approfondire le problematiche esistenti con la dovuta serietà.
La società non è da concepirsi, dunque, come un universo statico, meccanicamente costituito, ma piuttosto come un tessuto fatto di infinite cellule, l’una legata all’altra, che va dall’aspetto più esteriore e banale fino ai valori più alti. Niente ci impedisce, allora, di prefigurare un nuovo modello di società, se non proprio perfetta, certo migliore della società di oggi, non solo auspicando un cambiamento delle persone che fanno la società, ma sicuramente cambiando le cosiddette “strutture” della stessa per poter sperare in forme migliori di condizioni fisiche, economiche, sociologiche, ambientali, politiche ma, soprattutto, culturali e spirituali. (G. D’Oria)

Domenica, 26 Novembre, 2017 - 00:04