Lettera ad una professoressa galatinese

"Gli insegnanti devono formare non distruggere"

Buongiorno Direttore, Le invio una lettera che avrei voluto recapitare “pubblicamente” ad una professoressa della scuola superiore galatinese di mio figlio, ma che, per ovvii motivi che Lei intuirà, lascio senza nome della destinataria. Se valuterà di non pubblicarla, la capisco. Probabilmente dai suoi lettori verrà giudicata come la solita contestazione di una mamma arrabbiata. Sicuramente è così, ma ho la presunzione di pensare che qualche genitore si riconoscerà nella storia e troverà nelle mie parole una forma di consolazione per la sofferenza inflitta al proprio figlio. Una sofferenza fine a se stessa, che non porta miglioramenti nè per competenze nè per crescita personale, mi creda.
Sono una mamma severissima, che pretende molto da un figlio meraviglioso, studioso, appassionato di musica, di cinema, di sport, apprezzato da tutti i suoi insegnanti (meno una) e dai suoi compagni di classe e di squadra.
Direttore, nelle Scuole italiane non esistono solo bulli, ci sono anche bravi ragazzi. Tanti bravi ragazzi, che hanno rispetto della Scuola e degli insegnanti, ma a volte il rispetto non è reciproco e quando siamo noi adulti a comportarci male le conseguenze non si vedono solo nell’immediato talvolta segnano e segnano per sempre.
La lettera alla professoressa
Gent.ma Prof. , mio figlio ha conseguito la maturità ed io vorrei dire a tutti ciò penso del suo modo di rapportarsi con gli alunni. Lei sicuramente non sente il bisogno di conoscere il mio pensiero, ma penso di fare cosa gradita a quasi tutti i genitori dei suoi alunni, attuali e degli scorsi anni. Il suo ricordo, nelle famiglie, rimane, a quanto pare, indelebile.
Le sue competenze sono note ed indiscusse ma che i suoi comportamenti mandano in crisi intere classi è fatto noto e certo. Ragazzi che svengono, altri che chiamano a casa per uscire prima da scuola, alunni che vomitano per interi week end dopo una sua interrogazione.
Quest’anno, e mi limito a parlare solo di quest’anno, nella quinta di mio figlio, e sottolineo quinta classe, abbiamo visto a piangere, urlare e scappare dalla scuola per la rabbia accumulata durante l’interrogazione; per non parlare poi di quanto accaduto in terza, al limite del codice penale.
A mio figlio ho provato a dire che persone come Lei si incontrano, prima o poi, nella vita e se si impara ad affrontarle a scuola, sarà una vantaggio competitivo per il futuro. Ma quanti ragazzi sono capaci di farlo? I suoi comportamenti, i sui giudizi ed i suoi voti sono lame, lame che incidono profondamente e lasciano tracce indelebili, talvolta cambiano anche i percorsi di studio e quindi di vita di un alunno e questo, anche se ci si diploma con un bel voto.
Prima di dare un giudizio, un brutto voto o semplicemente un commento sarcastico dei suoi, provi a dare un consiglio e magari invece di dire COSA devono studiare insegni loro COME devono studiare. Gli insegnanti, mi permetto di dirLe, devono “formare” non distruggere.
Con tanta rabbia.

Lunedì, 24 Settembre, 2018 - 00:07