'La taranta è viva, viva la taranta'
Galatina - Scende dal carro e si lancia fra la folla assiepata davanti alla Chiesetta di San Paolo. I capelli scarmigliati sono neri e cadono lunghi sul volto di Simona Indraccolo, la brava attrice che interpreta la tarantata più scatenata. A chi da adolescente ha vissuto dal vero quei drammatici momenti sembra di essere stato riportato indietro nel tempo di almeno cinquant’anni. I giovani guardano stupiti e scattano foto a raffica con i cellulari d’ordinanza.
Vincenza Magnolo, dopo aver cantato per tutto il percorso del corteo dalla Porta dei Cappuccini fino in via Garibaldi, entra in trance e guadagna lentamente il telo candido disteso sul basolato. Anche un ragazzo, vestito di bianco come le due donne, balla al ritmo dettato dai tre musicisti (Umberto Panico, armonica a bocca, Angelo Litti, tamburello, Adriano Piscopiello, violino).
La folla (almeno mille persone) si stringe sempre più intorno ai ballerini e sembra soffocarli.
I reporter, anche stranieri, spuntano da tutte le parti. Qualche giornalista improvvisato irrompe nella scena non rendendosi conto che gli altri sono costretti a riprenderlo accanto alla tarantata. Mimino Angelelli, capitano dei Vigili Urbani, chiama a raccolta i suoi uomini e i volontari della Protezione civile perché tengano a bada i curiosi. Fa un cenno d'intesa anche ai due agenti della Polizia di Stato. La mente va alle ‘Guardie’ che ai tempi di Ernesto De Martino facevano scudo alle tarantate che, inviperite, caricavano chiunque indossasse un panno rosso.
Quando il caldo diventa asfissiante e il ‘male’ sembra non voler lasciare le ‘pizzicate’, diventa imperativo entrare nella Cappella per bere l’acqua del pozzo e chiedere la grazia a San Paolo. Nella penombra l’atmosfera sembra diventare paradossalmente più tranquilla. Le donne si placano e si appoggiano al muro. La porta non viene chiusa come avveniva in origine.
Un urlo squarcia l’aria e poi un altro ancora. Il quadro di San Paolo guarda imperterrito scene a cui ha assistito per centinaia di anni. Entrano i musicanti. Il violinista incombe su Simona che dà i segni della spossatezza. Vincenza si arrampica sull’altare ed accarezza il tabernacolo vuoto. Il ragazzo balla a ritmo frenetico. I movimenti dei tarantolati cominciano a farsi più lenti. Non seguono più la musica. La guarigione giunge liberatrice. La folla esplode in un grandissimo applauso.
Le tarantate escono dalla Cappella e tutti vorrebbero toccarle avvicinarsi a loro. Proprio come tante decine d’anni fa, vengono scortate fino agli ‘sciarabbà’ che attendono davanti alla Chiesa Madre. Risalgono sui carri e ritornano a casa, alla vita di tutti i giorni.
La scommessa del Club Unesco di Galatina (La taranta è viva, viva la taranta) è riuscita. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Galatina, è andata al di là delle aspettative degli organizzatori. Il gruppo coordinato dall’infaticabile Angelo Serra diventa ogni anno più bravo e dà vita ad una rappresentazione ogni volta più realistica. È un filone su cui lavorare per attrarre sempre più turisti a Galatina. Per il prossimo anno occorrerà prevedere le transenne nello spazio intorno alla chiesetta, già estremamente ridotto a causa dell’incombente costruzione, in ferro e plastica, del bar adiacente.
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