La notte romana, ovvero le amare scoperte di un giovane galatinese nella Capitale

Nella fresca notte romana mi immergo nelle strade della Capitale.  Il silenzio assordante è interrotto dagli ultimi bus notturni, semivuoti e con qualche seggiolino traballante. Continuo a percorrere i lunghi marciapiedi di Via Marsala, Via Giolitti, Piazza dei Cinquecento; sono molto popolate da loro, i ragazzi della notte. I ragazzi della notte abitano a 3 – 4 metri di distanza con i loro cartoni scoloriti, utili a non sentire l’amaro sapore delle sporche carreggiate cittadine; con le loro coperte consumate dal tempo, buone per ripararsi dal gelo di una primavera che sembra non arrivare mai. Accanto ai loro corpi posizionati in forma fetale, appaiono bottiglie di birra finite in un nano secondo, bevute per scaldare il loro animo gelido, o per dimenticare, almeno per qualche ora, la realtà amara e senza avvenire che li circonda.
Jerome e Lewis si stanno preparando all’ennesima notte all’aperto. Mi fermo a chiacchierare un po' con loro, per conoscere meglio un aspetto della vita che mi è del tutto oscuro. "Campiamo con 3 euro al giorno" -mi dicono.
Li snobbano tutti: la gente passa dritta come una candela, facendo finta di non vederli. Loro chiedono qualche spicciolo senza arrendersi. Le fisarmoniche suonano e alzano il ritmo della Capitale fino a tarda sera, quando la bocca si prosciuga e diventa acida e secca.
E le istituzioni? Naturalmente nessuno se ne occupa. La crisi economica non lascia spazio e tempo per queste “piccolezze”. Basterebbe anche un tetto per migliorare la qualità della vita di questi Poveri ragazzi che al freddo, sotto l’acqua o sotto il sole cocente, invecchiano; i denti da gialli cominciano a diventare neri, fino a cadere; il grasso sulle mani diventa indelebile, come un timbro stampato; i buchi dei calzini si allargano, emanando quel tanfo che si espande nell’aria già inquinata e irrespirabile della metropoli romana.
Ma allora se nessuno vuole occuparsene, perché ogni giorno continuano a sbarcare immigrati, destinati a vivere sui marciapiedi delle strade? Chissà se qualcuno vorrà mai rispondere a questo quesito. Nel mentre ci pensiamo, la notte romana avanza. Un nuovo giorno, un’altra lotta per la sopravvivenza sta per ricominciare.

 

Martedì, 4 Giugno, 2013 - 00:07