'La Notte della Cultura', ricominciare da Valentina
Cara Valentina, ti sembrerà strano, ma apprezzo molto quello che hai scritto e condivido il tuo pensiero, naturalmente approfondirò i motivi di questa mia considerazione appena avrò smaltito un po' di stanchezza. Voglio solo dirti che siamo consapevoli delle potenzialità dell'idea ma di fatto non siamo ancora soddisfatti del "metodo" offerto al pubblico per indurlo a pensare e riflettere. Sono sicuro che ce la faremo ad ottenere i risultati che ci siamo prefissi ma ci vuole tempo, ci vuole costanza e pazienza per insegnare alla gente a fruire e non solo a passeggiare in una bella serata. Accadrà, stanne certa, accadrà quando non sarà più necessario fare delle scelte con il naso tappato per assecondare le aspettative di un pubblico abituato a giudicare un evento in base al numero di presenze all'offerta culinaria, commerciale e di mero intrattenimento. Accadrà quando non saremo costretti a compromessi con amministrazioni ed associazioni di categoria alle quali interessa prevalentemente "creare movimento". Accadrà quando saremo liberi di offrire quello al quale siamo abituati senza doverci preoccupare delle aspettative. Accadrà quando non dovremo più spendere risorse, tempo ed energia alla ricerca di un punto luce, alle discussioni con automobilisti intransigenti, con residenti convinti che sia tutto proprietà privata, con gente che la poesia è noiosa e l'arte inutile.
Con rinnovato affetto, Gigi Rigliaco
Cara Valentina ho letto il tuo articolo e penso quanto sarebbe bello che dal tuo punto di vista si ripartisse per riprogettare non solo l'evento ma una serie di azioni che possano condurre ad esso. È vero, la cultura va coltivata. A dar senso alla fatica che sta dietro il coltivare - piantare, curare, fertilizzare e proteggere dalle intemperie - ci vorrebbe una visione che sistematizzi e giustifichi azioni di lungo come di breve periodo.
Se un paese riesce ad avere una visione della propria crescita culturale allora saprà da essa crearne un sistema, un dispositivo fatto di singoli eventi ma soprattutto di azioni profonde e radicate. È ciò che ci si augura quando ci si impegna personalmente in azioni come queste e cioè che la comunità come il singolo, gli amministratori come i cittadini vedano, riconoscano e si impegnino a difendere e far crescere i semi di quella Poesia che anche occasioni estemporanee come questa sanno piantare. I brani di letteratura hanno avuto l'effetto di veicolare la conoscenza non solo dello stesso brano ma soprattutto del lavoro fa chi li ha letti - chi lavora con i disabili, chi sui diritti delle donne, chi nella mediazione culturale, ecc. I libri presentati hanno parlato di omosessualità, comunità zingare, adozione internazionale, solo per citarne alcuni. La musica ha intrattenuto ma anche usato il buio - penso al concerto bendato di Massimo Donno - per aiutare a pensare; si sa, pensare e poche altre cose si fanno meglio a luci spente.
Poi, sarò un po' mistico-romantica ma mi piace pensare che se chi ha passeggiato per il centro senza meta aveva la testa sgombra a sufficienza da poter anche solo a pelle godere dell'energia buona che c'era, beh, anche li un seme è stato piantato. Elena Riccardo
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