La neve di Alice

“Ti lascio Alice per un po’. Giusto il tempo di fare un paio di commissioni urgenti. Ci vediamo più tardi”. Ed io, la cugina più grande, per tutti Annì,  da pronunciare con inconfondibile accento francese, mi trovai con la cuginetta più piccola a dover trascorrere la mattinata.
Era inverno, faceva anche molto freddo ma la neve non si decideva a venire giù. L’aspettavamo soprattutto per Alice, dieci anni, che non l’aveva mai vista.
Partii così all’improvviso, quando si dice come un “lampo”. “Cara cuginetta mia, ti sto parlando di un po’ di anni fa, avevo la tua stessa età, i capelli come i tuoi.
Se ben ricordo, era l’anno 2017, precisamente dieci anni fa. Ero nel pieno delle vacanze natalizie, avevamo da qualche giorno  festeggiato capodanno e ci stavamo preparando alla festa dell’Epifania.
Beh!!! Non ci crederai, venne giù così tanta neve, quanta non si vedeva da troppo tempo.
Ci svegliammo sotto un manto di neve, era la prima che vedevo e vedere tutto imbiancato mi fece un po’  impressione. Poi presi coraggio e scesi per strada, avevo scoperti solo gli occhi, sciarpa cappello e cappotto mi riparavano dal freddo. Trovai tanti altri bambini nella  villa che era vicina e insieme cominciammo a prenderci a palle di neve, a costruire pupazzi, insomma un divertimento che non avevo mai provato prima.
Quando arrivò mia madre avevo le mani congelate, ma non mi fermavo, avevo come paura che la neve si finisse.
E invece no, la neve continuò a scendere anche il giorno dopo. Ne fece tanta che neanche mia madre ricordava una nevicata così.
Il divertimento continuò anche il giorno dopo. Costruimmo un pupazzo di neve bellissimo, gli misi al collo la mia sciarpa più bella, due mandarini per fare gli occhi, una carota per fare il naso, una banana per fare la bocca.
Insomma ci volle tutta la mattinata per costruire quel pupazzo di neve che era più alto di me.
Il primo sole del giorno dopo lo sciolse, e noi di fronte quasi a piangere e quasi a piangere quando vedevamo sparire lentamente tutta la neve intorno.
Per tutti quei giorni odiammo il sole.
Quando la situazione tornò alla normalità fu come se ci mancasse qualcosa, c’eravamo quasi abituati e nel frattempo c’eravamo abituati anche a tosse e sciroppi”.
Alice mi guardava con invidia, la neve non l’aveva mai vista ed anche se io non avevo più nulla da raccontare  lei mi diceva : continua, continua…
Ed io ricominciai.
“ Rimasero chiusi in quei giorni, strade e negozi, e se chiudo gli occhi mi rivedo incollata alla finestra a guardare fuori. Era l’ultimo pensiero prima di andare a letto e il primo appena sveglia.
Quella notte l’aveva “alzata” abbastanza, ma noi eravamo ancora con gli occhi al cielo, ne volevamo ancora”.
Non sapevo veramente cos’altro dire quando fortunatamente arrivò sua madre.
Alice mi salutò abbracciandomi.
-Un giorno giocherai pure tu con la neve – le feci.
-Si,  ma quando? – mi disse con un po’ di insofferenza.
Ed io - forse domani, o al massimo dopodomani - .
Ci mandammo un bacio, poi girarono l’angolo.
Alice ha visto la prima neve qualche anno fa, grandicella, ma si è divertita un mondo e di neve ne scese giù davvero tanta.
-Ciao Annì – mi fa in un messaggio – mi avevi raccontato qualche anno fa che quando cade la neve diventa tutto più bello . Non è vero-.
Ed io a pensare: ma che l’è presa?
Poi subito dopo un altro messaggio – Non è tutto più bello. E’ tutto bellissimo. –
E poi in fila le immagini dei pupazzi di neve che avevano realizzato.
Buon divertimento Alice.

Giovedì, 12 Gennaio, 2017 - 00:05