La mia città. La mia Galatina

"Non voglio più che la abiti la notte del sospetto, la notte delle cosche mafiose, la notte del pizzo e dell’usura, la notte del riciclaggio di denaro sporco, la notte della violenza, la notte della logica del più forte"

La mia città. La mia Galatina. Non voglio più sentire colpi di arma da fuoco, urla di dolore di persone distese per terra in una macchia di sangue, pianto di ragazzi che tremano come foglie per la paura, gas nero di auto in fuga.
La mia città. La mia Galatina. Non voglio più che scenda la sera vicino alle case con la paura che qualcuno si faccia giustizia da solo, che baratti la vita con il male. Il male, si, il male, che si nasconde tra i volti, si insinua nei pensieri della gente, si accasa nel cuore dei malvagi.
La mia città. La mia Galatina. Non voglio più che la abiti la notte del sospetto, la notte delle cosche mafiose, la notte del pizzo e dell’usura, la notte del riciclaggio di denaro sporco, la notte della violenza, la notte della logica del più forte.
La mia città. La mia Galatina. Voglio ammirare il sole che si adagia sulla facciata della chiesa madre, i suoi raggi che accarezzano il volto della “pupa”, voglio vedere il sole che si affaccia dai balconi delle case del centro storico, che si inerpica per via Roma, riscalda il nostro ospedale, passeggia per la collina di san Sebastiano fino ad abbracciare via Gallipoli e pian piano guadagna i confini con Noha compiendo un largo giro per via Sogliano, fino a scendere per via Soleto e risalire da via Vallone fino a via Kennedy per esplodere di vita nei nostri campi…
La mia città. La mia Galatina. Mi piacerebbe vedere i sorrisi degli alunni che vanno a scuola, la spensieratezza dei bambini accompagnati dalle mamme alla scuola materna, la dignità dei papà che si recano al la lavoro. Mi piacerebbe sentire nel dormiveglia i rumori delle saracinesche dei forni che si apprestano a preparare il pane, respirare per le strade il profumo del caffè che viene dai bar, sfiorare di primo mattino la carta dei giornali che impregnano di inchiostro le edicole, osservare le passeggiate degli anziani sulla nostra villa.
La mia città. La mia Galatina. Vorrei che fosse nostro amico lo scampanio domenicale delle campane che suonano la bellezza della vita, che cantano il fascino della pace, che annunziano la vittoria della giustizia, che intonano il trionfo dell’amore.
La mia città. La mia Galatina. Voglio che tu non abbia più paura. Basta paura. Che tu sia libera. Che tu sia di tutti. E non solo in mano di alcuni. E che non ci si rassegni e ci si abitui al male, rinchiusi come potremmo essere nel nostro egoismo. Che tu sia del giorno e mai più della notte.
don Dario De Pascalis

Sabato, 14 Aprile, 2018 - 00:07