La marchesa

Era una moda un po’ “cafona” ma pur sempre una moda.   Ed io che allora “la seguivo” non potevo non andare in giro per la città con la mia “mini” color nocciola, e lo stereo 8 tirato fuori da sotto il  sedile di fianco, che suonava a tutto volume.   Ovvio che non diffondevo tutto intorno al mio passaggio le canzoni di  Pupo  o della Berti, ma per una questione di “immagine” trasmettevo da quella casse PIOONER musica dei BEATLES, PFM, EMERSON LAKE AND PALMER,LED ZEPPELIN.
Ed era una gara tra chi aveva lo stereo più completo e più potente, che faceva sentire la musica in maniera “pulita”. E che dire dell’antenna lunghissima, flessibile e anche colorata che si teneva agganciata al tetto della macchina. 
C’era poi l’abitudine di cambiare in una macchina  appena comprata, la marmitta  e lo sterzo. La marmitta  con una o con due uscite, ovviamente più rumorosa dell’originale, lo sterzo invece si montava in legno e di solito sempre più piccolo dello sterzo di “serie”.      A ripensarci ora ci scappa da ridere, capelloni, basettoni, pantaloni a zampa che coprivano interamente la scarpa, ma le cose più belle erano quei jeans FIORUCCI    e quelle camicie a fiori.   D’estate si andava a Santa MARIA AL BAGNO, divisi tra QUATTRO COLONNE e CLALET delle SERRE, tra Peppino di Capri e Fred Bongusto, tra Patty Pravo e Celentano.   Quando poi volevamo sentirci un po’ più “snob” non mancavano le puntate a SANTA CATERINA. La seconda panchina sulla destra proprio all’entrata, era quello il nostro punto di ritrovo e lì stavamo a cazzeggiare del più e del meno sino a tardi. Intanto si cominciavano a comporre o ricomporre le coppie che puntualmente si scomponevano con l’arrivo di qualche altra nostra amica. Come quando arrivò all’improvviso una ragazza  che veniva dalle MARCHE  e che noi scherzosamente chiamavamo “la marchesa”. Quando c’era lei eravamo tutti presenti e gli inviti, tra il disappunto di tutte le altre, le fioccavano da tutte le parti. Eravamo giovani e forti.  
Quel tratto di vita che va sotto il nome di “giovinezza” durò poco o almeno così ci sembrò. Quell’estate fu l’ultima in cui ci trovammo tutti assieme, “la marchesa” non si fece più viva così come altri ragazzi e ragazze della nostra comitiva.     
Restammo sempre meno, e spesso eravamo a raccontarci di quelli che mancavano, a ricordarci con gioia i periodi trascorsi tutti quanti insieme.   Da lì a qualche anno ci accorgemmo all’improvviso e anche a malincuore che la giovinezza stava per lasciarci. E fu proprio così.  Ognuno prese la sua strada, qualche volta ci incontravamo, ci presentavamo  moglie e figli, ci raccontavamo l’altra parte della storia, quella che ci mancava.
Ho visto seduti su quella panchina, tanti altri ragazzi e tante altre ragazze, ci saranno state altre 1000 storie, storie finite o storie continuate. Capita ancora oggi di passare davanti, vorrei poter non guardare, troppi ricordi, troppa emozione, troppo il tempo passato.
 Ma l’altra sera, l’idea di una passeggiata romantica in una serata di inizio estate,  con un mare fermo che rifletteva tutti i chiari e scuri della luna, con quel venticello di tramontana che ci soffiava addosso tutto il profumo del mare, ci portò da quelle parti, davanti a quella panchina.  C’erano dei ragazzi che si preparavano per la serata, erano allegri come solo alla loro età si può essere, già abbronzati e profumati, già promossi o bocciati. Avevano le stesse camicie a fiori e anche la stessa età.

Venerdì, 25 Luglio, 2014 - 00:04