"La guerra non sia mai più una strada percorribile"
Care concittadine, cari concittadini,
un saluto a voi, alle autorità civili e militari qui presenti, a tutte le forze dell’ordine, alle Associazioni tutte , agli amici assessori e consiglieri, ma soprattutto un abbraccio agli studenti e alle studentesse che sono insieme a noi davanti a questo monumento per un 4 novembre che ogni anno acquista un significato a mio avviso sempre più profondo.
Questa ricorrenza, inizialmente dedicata a commemorare la vittoria nella Grande Guerra, divenuta poi occasione anche per riflettere sull’unità nazionale, può offrire uno stimolo a un risveglio cui auspichiamo da tempo per la nostra Italia. Per mirare a un tale risveglio, giornate come questa devono non solo essere celebrative, bensì avere un messaggio educativo da fare proprio, partendo da noi adulti, fino ad arrivare ai ragazzi che hanno ancora capitoli interi da scrivere in prima persona e a cui la storia molto deve insegnare.
Nel ricordare chi si è battuto e ha dato la vita per difendere la Patria, non possiamo non entrare dentro il significato di questa parola per cercarne il significato piu’ profondo. Siamo noi la Patria, noi singoli, certo, ma ancora di più noi comunità, noi famiglie, con le tradizioni, la lingua, i valori che tramandano i sogni che ci fanno alzare la mattina e ci fanno sperare in un futuro davvero più luminoso per chi crede nell’unità, nella solidarietà, nei diritti uguali per tutti. In una parola, nella pace. In quest’ottica parlare di Patria non è certamente superato, ma diviene obbligatorio. Nella simbologia usata in questa giornata, nel tricolore, nella solennità religiosa, nel corteo, nella deposizione della corona stiamo utilizzando un linguaggio silenzioso di emozione e di desiderio. Il passato ci richiama all’ordine e ci rimprovera per il poco rispetto che spesso abbiamo della Nazione, delle Forze Armate che ne proteggono i cittadini, degli ideali per i quali in tanti abbiamo perso la voglia di lottare.
Quando assistiamo a un sopruso, quando un’offesa lede il nostro prossimo, non possiamo voltarci dall’altra parte, ma dobbiamo indignarci, sentirci colpiti in prima persona, nella visione di comunità che viaggia insieme, sempre, nel bene e nel male. L’onore che oggi ricordiamo sia esempio concreto per chi l’onore lo perde quotidianamente accettando compromessi, schiacciando la libertà altrui con l’egoismo per un proprio tornaconto.
Guardiamo oltre questi simboli e conserviamo dentro di noi quello che rappresentano. Raccontiamo ciò che è accaduto ai nostri ragazzi e invogliamoli a una sinergia di intenti e a una comunione di obiettivi che noi adulti fatichiamo a trovare, troppo concentrati a non essere d’accordo, penalizzando quindi il bene di tutti. Alla gratitudine che oggi proviamo per chi ci ha preceduto e per il coraggio dimostrato nel mettere a servizio della Patria un amore incondizionato, uniamo la gratitudine per chi quotidianamente compie il proprio dovere nel preservare le nostre città, le nostre strade, le nostre ricchezze, la nostra Costituzione e più che mai noi stessi. Il 4 novembre sia giorno di ricordo e giorno di possibilità. Diamocene una fondamentale: non permettere più che la guerra sia ancora una strada percorribile per cercare la serenità dei popoli. Solo in questo modo saremo davvero liberi. Come abbiamo sottolineato nella comunicazione del programma di questo evento, usando le parole di un giornalista del calibro di Enzo Biagi, “La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà!”. Sia così. Ritroviamoci uniti nell’aspirare concretamente alla libertà. Ancora un ringraziamento alle associazioni combattentistiche e D’arma, all’associazione della polizia di stato, al corpo di Polizia Locale, alle autorità religiose ,alla Protezione civile e ai rappresentanti delle scuole, ed infine un ringraziamento a tutti i cittadini che hanno onorato con la loro presenza questa cerimonia. Grazie a tutti!
W l’Italia, W le Forze Armate, W la scuola!
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