La differenziata? 'U cattu de Maria Prende'

Come è nato questo detto galatinese? In realtà è tarantino

Caro Dino, ho letto qualche giorno fa la notizia, che due incivili cittadini sono stati multati perché sorpresi a gettare sacchetti  di spazzatura lungo i bordi delle strade. Ben vengano le multe per questi signori e tutti i metodi per dissuadere tale gesta, ma mi chiedo, e chiedo  a tutti i lettori: questi signori sono nelle condizioni a non essere maleducati? Mi spiego meglio: l'Amministrazione comunale ha creato un servizio di raccolta differenziata tale da non portare i galatinesi a essere incivili?
Ora, partendo dal presupposto che lo stesso scrivente è vittima di tale inciviltà, quindi favorevole a tutti i metodi persuasivi al corretto smaltimento, se un cittadino deve tenere la spazzatura maleodorante in casa per quattro giorni, parlo degli scarti alimentari, forse il servizio di raccolta andrebbe rivisto. Se al lunedì e il venerdì verrebbe aggiunto anche il mercoledì,  come giornata al ritiro dell'umido, credo che i disagi ai cittadini che non possiedono un giardino o un garage per depositare la spazzatura sarebbero minori. Si! Perché i galatinesi con questo servizio di raccolta hanno fatto:"U ‘ccattu de Maria Prende". Il gestore ha tolto i cassonetti dalle strade urbane e li ha trasferiti nelle nostre abitazioni.
Si deve avviare "immediatamente" l'isola ecologica, dove tutti quello che lo ritengano necessario potranno portare in questo sito i sacchetti maleodoranti, elettrodomestici, ingombranti ecc. invece di gettarli per le strade; come pure le attività agroalimentari possono liberare i loro locali, rendendoli più puliti e sobri, da scarti deteriorabili. Aperto 365 giorni all'anno, tre ore al mattino e tre al pomeriggio, in quanto non servirebbe a nulla un impianto con orari troppo rigidi; determinante è  la presenza di operatori che vigilino al corretto funzionamento dell'impianto.
Personalmente credo che solo con l'attivazione dell'isola ecologica si potrà debellare questo "fenomeno" incivile e far sorridere i più severi ambientalisti.
Santino Beccarisi

P.S. Vorrei, se me lo permetti, raccontarti le origini di quel detto dialettale, che ho usato prima, per dire che a volte si rinuncia a qualcosa di più importante di quello che si sta acquisendo. Questo detto tramandato a noi salentini dai tarantini, risale al 1407. In quell’anno, Maria D'Enghien Principessa di Taranto,  si sposò, in seconde nozze, con il Re di Napoli Ladislao I di Durazzo, dopo essere divenuta vedova di Raimondello Orsini Del Balzo. Questa donna indimenticabile forse per orgoglio, per ambizione, per il pensiero dell'avvenire dei figli o per il timore della sconfitta che vedeva avvicinarsi (infatti, da due mesi, Ladislao con le sue truppe assediava Taranto) accettò di divenire la terza moglie del Re di Napoli, nonostante i suoi più fedeli sudditi la sconsigliassero. A preoccuparli era  la sorte delle precedenti mogli di Ladislao (Costanza di Chiaromonte ripudiata e Maria di Cipro morta in circostanze misteriose)  rispose: “Non me ne curo ché, se moro, moro da regina”. Fu infatti imprigionata nella Torre di Belloluogo, per 11 anni, fino a quando fu liberata dal genero Tristano di Clermont. Di ritorno alla sua amata Lecce, con tutti i suoi possedimenti e titoli, trascorse gli ultimi anni di vita dedicandosi al suo popolo, a opere d'arti e fede. Fece completare la nostra Basilica di Santa Caterina, iniziata dal marito Raimondello di ritorno dalla Terra Santa, facendola affrescare interamente dai i più illustri artisti del tempo, ma questa è...un'altra storia.  

 

Mercoledì, 29 Gennaio, 2014 - 00:07