"La via del declino non è inevitabile!"

La relazione del Presidente all'Assemblea di Confindustria Lecce

Pubblichiamo la relazione di Piernicola Leone de Castris all'Assemblea annuale di Confindustria Lecce svoltasi ieri sera a Lecce al Teatro Paisiello. "Autorità, Gentili Ospiti, Cari Colleghi, sono grato a tutti per aver accolto numerosi l’invito a partecipare ai lavori dell'Assemblea annuale di Confindustria Lecce.  Rivolgo un ringraziamento particolare al Vice Ministro Calenda, al Presidente della Piccola Industria di Confindustria, Boccia, e al Direttore Generale dell’ICE Luongo, i quali forniranno sul tema dell’internazionalizzazione e del futuro che attende le nostre imprese, importanti spunti di riflessione e indicazioni per recuperare presto in competitività.  Un saluto agli ospiti in platea, sui palchi, ai giornalisti. E’ un piacere per Confindustria Lecce ospitare rappresentanti istituzionali, colleghi delle territoriali pugliesi, il presidente di Confindustria Puglia, Favuzzi, gli illustri relatori in questo Teatro, carico di suggestioni, di storia, di cultura. Un teatro che racconta di gente operosa, come noi uomini del Sud, che ancora oggi, nonostante tutto, abbiamo il coraggio e l’orgoglio di essere imprenditori! 
Purtroppo, si registra periodicamente un rigurgito di reticenze, se non di sospetto nei confronti dell’impresa, magari alimentato da episodi spiacevoli e talora drammatici che segnano la storia delle persone, delle aziende e dei territori. Un tale clima rischia di minare alle fondamenta il sistema economico e produttivo. Sono tanti gli uomini che hanno voglia di fare e costruire, magari seguendo le orme dei genitori e dei nonni, pur in un contesto irto di difficoltà e spesso ostile. Certo, siamo uomini e per questo possiamo sbagliare, ma è assurdo pensare che, dopo anni d’impegno, di lavoro, di supporto alla crescita e allo sviluppo, un singolo episodio scateni risentimenti e valutazioni inappropriate. Succede un po’ dappertutto in Italia, nella nostra Regione, nel nostro Territorio. Non è così che si può risalire la china. Non è in questo clima che le imprese possono tornare a essere il volano della nostra economia. Un volano dall’inestimabile valore sociale, perché dà lavoro a tante famiglie, crea ricchezza per il sistema territoriale e sostiene il futuro del Paese.
Quello che conta, però, cari amici imprenditori, è avere comunque la voglia di intraprendere, nel rispetto delle regole, nella massima garanzia delle norme sulla sicurezza, delle legittime aspirazioni dei collaboratori e creando le condizioni per dare spazio ai giovani. Questo significa fare impresa! E noi imprenditori salentini, pugliesi, italiani, siamo pronti a farlo.
Occorre però che il sistema nella sua interezza si rapporti all’impresa in termini positivi. Sostenga quel bene sociale che è l’impresa, che è la grande ricchezza del Paese. Il clima odierno, con le sue barriere, con i suoi ormai storici lacci e lacciuoli, con le normative che si modificano e si accavallano a ritmo incalzante, con la burocrazia che blocca, sta affossando l’Italia. Un Paese bellissimo, che deve tornare a essere il nostro orgoglio.
La ripresa mostra interessanti segnali nel mondo ed anche in Europa. Da noi la situazione è ancora molto delicata. Occorre restituire prospettive e nuovi orizzonti al Paese e per questo abbiamo bisogno di continuità, di serenità, di regole fisse e durature.
Gli imprenditori resistono
, hanno coraggio, hanno l’orgoglio di lavorare nella propria terra, ma stanno facendo fatica. Soprattutto le imprese che operano sul mercato interno e che non hanno avuto la lungimiranza di indagare i mercati esteri. I dati delle esportazioni in Puglia non sono confortanti per tutti i settori. La riforma del mercato del lavoro ha irrigidito i meccanismi di entrata, rendendo ancor più problematici quelli in uscita. E trovo che sia ancora difficile far comprendere che è interesse dell’impresa tenersi stretto un collaboratore valido e ben formato! Lo sappiamo bene. Per noi imprenditori del Sud, cresciuti fianco a fianco dei nostri collaboratori, dei quali conosciamo radici, valori, rapporti familiari, con i quali condividiamo gioie e dolori della vita, è una sofferenza privarsi anche di uno solo. E intanto cresce il problema dell’occupazione giovanile, anzi della gravissima disoccupazione ormai arrivata a superare il 40% e che spinge sempre di più i giovani a emigrare.
Lo ha detto recentemente il Presidente Squinzi: “Fisco, giustizia, burocrazia, tutto è da riformare. Serve uno scatto per colmare i nostri squilibri. Grande debito, bassa crescita, erosione progressiva della competitività e attaccamento al passato sono i mali da curare. Dobbiamo avere la forza e il coraggio di archiviare il passato”.
Il mondo, con le sue straordinarie connessioni, apre opportunità insospettabili per le eccellenze produttive. Ed è a queste prospettive che voglio guardare, oggi, insieme con voi, poiché il lungo periodo di crisi avviatosi nel 2008 ha avuto un impatto forte sull’economia meridionale e su quella salentina in particolare, configurando il rischio concreto di una vera e propria desertificazione industriale.
Non ci stiamo, come Confindustria Lecce. Non ci arrendiamo, insieme ai tanti colleghi e nonostante i numeri. La fotografia della nostra realtà è ancora piena di ombre. Secondo i dati dell’Istat, tra il 2007 e il 2011 il Mezzogiorno ha perso il 6,8% del proprio Prodotto Interno Lordo (PIL), per un valore di 24 miliardi di euro (su valori concatenati). Anche nel 2012, per il quinto anno consecutivo, il Pil del Mezzogiorno ha registrato un segno negativo, con un - 3,2%, a fronte di un - 2,4% dell’Italia e - 2,1% del Centro-Nord.
Gli investimenti fissi lordi hanno subito una riduzione ancora più intensa (-11,5%, per un valore di 8 miliardi). La crisi, come anticipato, ha generato effetti altrettanto negativi sul numero di occupati (in riduzione di 300 mila unità tra il 2007 e il 2011, pari a una variazione di -4,6%) e sul ricorso alla Cassa Integrazione, con 159 milioni di ore di utilizzo in più nel 2011 (222 milioni) rispetto al 2007 (63 milioni). Nel Mezzogiorno il tasso medio di disoccupazione dei primi due trimestri nel 2012 è salito a 17,4% (era pari al 13,6% nello stesso periodo del 2011).
Aumentano le famiglie povere: con più 2,2 punti percentuali tra il 2007 e il 2011.
Purtroppo i dati riguardanti l’andamento dell’economia diventano ancora più preoccupanti se riferiti alla provincia di Lecce. Il 2012 ha visto un netto calo della produzione di ricchezza; il fatturato è sceso per il 71% delle imprese e cresciuto solo per il 6% di esse; il numero di occupati in cinque anni è diminuito del 2,7%, mentre i disoccupati sono aumentati del 23,5%. La disoccupazione in provincia di Lecce si assesta al 18,3%, un livello allarmante, superiore anche alla media regionale.
Il ricorso alla Cassa Integrazione nella nostra provincia è stato particolarmente sostenuto negli anni 2009-2010, ha avuto una flessione nel 2011 per poi impennarsi nuovamente nel 2012 con una variazione del 90%.
Lo scenario è quello di una crisi profonda e radicata.
Peraltro, il contesto nel quale si trovano a operare le imprese è caratterizzato da elementi di criticità penalizzanti che si aggiungono agli effetti devastanti della stasi del mercato. La pressione fiscale è a livelli insostenibili sia per i cittadini che per le imprese (per quest’ultime raggiunge il 70%); la Pubblica Amministrazione si rivela spesso inefficiente e rappresenta un ostacolo all’attività delle imprese a causa della burocrazia asfissiante e dei cronici ritardi nei pagamenti; la giustizia conosce tempi lunghissimi che non agevolano l’attività economica e rappresentano un deterrente all’arrivo in Italia di investitori stranieri; il credit crunch infine ha raggiunto livelli di tale emergenza da pregiudicare la sopravvivenza delle imprese, anche di quelle sane.
Tuttavia è proprio in tempi così difficili che occorre moltiplicare l’impegno di tutti per trovare una via di uscita dalla crisi e riprendere a crescere. Cito ancora una volta il Presidente Squinzi: “Occorre uno scatto di orgoglio in politica, come nell’attività d’impresa”.
La via del declino non è inevitabile!
Dobbiamo invertire la rotta, partendo da un presupposto imprescindibile: l’Italia si salva solo se si salva il manifatturiero. Imprese e lavoratori che da decenni rappresentano l’ossatura portante del Paese e che hanno contribuito a renderlo grande nel Mondo.
È necessaria una straordinaria terapia d’urto per la Nazione ma anche per i singoli territori e quindi per il Salento. Priorità assoluta va data alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sui lavoratori, a partire dalla diminuzione del costo del lavoro. Solo così si può dare impulso ai consumi interni, far riprendere l’occupazione e dar fiato all’economia.
Certo gli orizzonti rischiano di offuscarsi ancora a causa di un nuovo aumento dell’IVA, degli effetti dello sforamento del 3% del deficit. La lotta all’evasione appare sempre impari con un sistema fiscale fuori controllo. Serve un messaggio chiaro alla Nazione: i proventi di tale lotta devono ridurre contestualmente la pressione fiscale.
Per sbloccare la crescita nel nostro Paese occorre intervenire con decisione sul funzionamento dell’apparato statale, riducendone il costo di mantenimento e aumentando l’efficacia dell’azione della Pubblica Amministrazione.
A livello territoriale, diventa di primaria importanza bloccare ogni tipo di incremento delle addizionali regionali e locali che rendono ancor più insostenibile il peso del fisco. Ma non basta!
Occorre superare il patto di stabilità per sbloccare le opere pubbliche, ridare slancio all’edilizia e procedere con decisione sulla strada del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. In tale direzione certo qualche timido passo è stato compiuto soprattutto nella nettizzazione del cofinanziamento nazionale dei fondi europei con riferimento al patto di stabilità. Ma, ripeto, non basta.
La nostra Associazione continua a lavorare con gli Enti Locali, la Camera di Commercio, il Consorzio ASI, Equitalia, ecc. nella direzione della semplificazione, dello snellimento dei procedimenti, garantendo servizi utili ed efficienti alle imprese.
Molto deve essere fatto, anche se, nel corso delle ultime settimane, si sono registrati segnali positivi. L'iter di attuazione del Decreto Legge 35/2013 (DL Pagamenti P.A.) sta proseguendo secondo tabella di marcia. Sino a oggi, infatti, i termini previsti per l'emanazione dei provvedimenti  attuativi da parte del Governo sono stati rispettati e sono state ripartite tra gli enti debitori risorse per circa 18 miliardi, il 90% dello stanziamento previsto per il 2013. Di queste risorse, 7,2 miliardi di euro sono stati effettivamente pagati ai creditori. Anche il “decreto del fare” va nella giusta direzione perché interviene sull’emergenza credito, sugli investimenti, sugli oneri burocratici e sulla giustizia. Ora però il Governo deve profondere tutto l’impegno necessario nell’attuazione concreta dello stesso decreto.
È quindi strategico assicurare stabilità e continuità all’azione di governo.
Sul fronte del credito si registra forse l’effetto più drammatico della crisi. Bankitalia ha di recente certificato il peggioramento del credit crunch: ad aprile i prestiti alle imprese sono diminuiti del 3,7% rispetto ad aprile 2012, a marzo eravamo a -2,8%.
In Puglia nel 2012 i prestiti concessi alle imprese da banche e finanziarie si sono lievemente ridotti (-0,3 per cento), a fronte di un’espansione nel 2011. Il calo è stato particolarmente marcato per le imprese manifatturiere (-1,5 per cento) e per quelle dei servizi (-2,1). La causa del fenomeno non è solo la contrazione dell’attività produttiva ma anche le difficoltà strutturali delle banche.
Gli imprenditori allora devono cercare soluzioni alternative al credito bancario, sviluppando la finanza d’impresa per ridurre progressivamente l’eccessiva dipendenza dagli istituti di credito. Per far questo devono presidiare la funzione della finanza aziendale con maggiore consapevolezza di quanto avvenuto in passato, avvalendosi di collaboratori dedicati o professionisti esterni. Il vecchio sistema di supportare gli investimenti aziendali esclusivamente con finanziamento bancario assistito da agevolazioni pubbliche non può essere esaustivo.
Occorre sperimentare strumenti di finanziamento finalizzati ad attingere liquidità direttamente dai mercati finanziari. Mi riferisco a operazioni quali emissioni di minibond, cartolarizzazioni dei crediti, crowfunding, cambiali finanziarie, ancora poco note ma di cui le imprese dovranno sviluppare consapevolezza, anche in virtù di benefici fiscali derivanti dal nuovo quadro normativo derivante dal Decreto Sviluppo di giugno 2012.
In tale prospettiva, occorre sviluppare forme innovative di collaborazione con le banche, rivolte alla strutturazione di strumenti che possono dare risposta ai fabbisogni finanziari delle imprese.
Tuttavia, proprio alla luce delle grandi difficoltà che ci troviamo ad affrontare, deve cambiare profondamente il modo di “fare impresa”. Ho accennato alla finanza, ma le imprese sono chiamate a innovarsi anche da altri punti di vista.
Le imprese si devono dotare di un livello di management intermedio (quadri e dirigenti) puntando su risorse umane qualificate (laureate e con master di specializzazione) che possano coadiuvare efficacemente l’imprenditore nella difficile competizione globale. La collaborazione con l’Università è in questo senso strategica.
Enti quali Regione e Provincia sono chiamati dal canto loro a supportare con programmi di finanziamento i percorsi di formazione anche delle risorse umane di medio-alto profilo impiegate nelle imprese.
Innovazione è anche guardare a nuovi mercati oltre confine
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L’internazionalizzazione rappresenta oggi per le imprese una scelta strategica fondamentale di crescita e sviluppo, considerato che il mercato interno stenterà a riprendersi ancora per molto tempo e che il nostro territorio è naturalmente vocato a essere ponte da e verso i paesi del Mediterraneo.
Le nostre imprese si trovano a dover affrontare la concorrenza internazionale ma anche a poter acquisire nuovi mercati, soprattutto per quei prodotti a maggiore valore aggiunto che hanno reso unico il nostro territorio.
Tuttavia occorre fare una riflessione importante che parte da un dato: lo stadio di internazionalizzazione delle nostre imprese è troppo basso. Una percentuale troppo limitata delle imprese meridionali, che si aggira intorno al 30%, esplora i mercati esteri e spesso non in maniera diretta. È ancora carente la cultura dell’aggregazione che, in presenza di piccole e piccolissime imprese, appare fondamentale per creare sinergie, economie di scala e raggiungere indispensabili masse critiche.

La imprese salentine presentano una propensione a operare sui mercati esteri assai contenuta anche rispetto ad altre realtà della Puglia. Il peso delle esportazioni e delle importazioni della provincia di Lecce sull’intera regione è pari al 4,8% per le prime e al 2,6% per le seconde.

Il principale settore di esportazione è quello di macchinari e degli apparecchi (46,5%), seguito da abbigliamento e calzature (21,4%), dai prodotti dell’industria alimentare (7,7%), da quelli in metallo (6,8%) e di gomma e plastica (5,3%).

I dati relativi all’import e all’export, riferiti al 2012 e ai primi sei mesi del 2013, mostrano un pesante ridimensionamento dei volumi per le imprese salentine. Se il 2012 aveva registrato un -8,5% delle esportazioni, i primi sei mesi del 2013 segnano un vero e proprio tracollo: -17,1%. E sono proprio i settori trainanti, metalmeccanico, abbigliamento e calzaturiero a registrare le performance peggiori. Le poche note positive riguardano settori quali la lavorazione della pietra leccese, i prodotti in metallo, il comparto alimentare (riconducibile soprattutto al vino), i prodotti agricoli.

È peraltro limitata la capacità di leggere e interpretare i mercati internazionali: le imprese del Mezzogiorno d’Italia – e in primo luogo quelle salentine – prediligono i mercati tradizionali, europei e nord americani, rispetto a quelli in espansione, primi fra tutti i cosiddetti BRICS.

Registro positivamente in ambito internazionalizzazione, l’ambiziosa attività del Legno Arredo salentino che sta portando a conclusione il progetto FFFOLLOW SALENTO, (Furniture – Food & Beverage – Fashion) uno spazio espositivo di 800 metri quadri a Londra, dedicato alla terra salentina e ai suoi prodotti, mediante la costituzione di una rete d’impresa.
Altra “summa quaestio”.
La piccola dimensione e la scarsa capitalizzazione rappresentano al giorno d’oggi condizioni estremamente penalizzanti. Non solo per progetti di questo tipo, ma per migliorare la competitività territoriale, occorre favorire l’aggregazione tra le imprese in ogni forma, anche attraverso il Contratto di Rete, che renda possibili programmi di internazionalizzazione e di innovazione, nella consapevolezza che si cresce e ci si salva insieme e non vi sono vie d’uscita solitarie.

Per competere con successo sui mercati internazionali le imprese del nostro territorio devono progredire sul versante dell’innovazione di prodotto e di processo, ricorrendo all’acquisizione dall’esterno delle competenze o cercando di sviluppare al proprio interno attività di ricerca e sviluppo.

Per sostenere efficacemente percorsi di innovazione occorre intensificare i rapporti con gli enti di ricerca presenti sul nostro territorio, prima tra tutti l’Università del Salento, e ricorrere con maggiore convinzione a programmi di finanziamento europei di tali attività. Per riprendere a crescere, quindi, occorre superare i deficit e le criticità che ho evidenziato.
Non basta. Dobbiamo rilanciare il manifatturiero. Lo sviluppo del nostro territorio passa attraverso nuovi obiettivi di trasformazione e riorganizzazione del sistema economico e produttivo.
Occorre difendere e rafforzare settori quali la meccanica, l’edilizia, i servizi che annoverano un numero di imprese con buoni fondamentali ma che soffrono la crisi del mercato. È necessario promuovere le eccellenze dei comparti TAC tradizionale, Moda e Arredamento che rappresentano un patrimonio storico del nostro sistema produttivo e che sono in fase di riposizionamento verso le fasce alte e medio-alte del mercato. Confindustria Lecce per favorire questo processo, in condivisione con le imprese del comparto Moda e Manifatturiero varerà entro l’anno in corso il Politecnico della Manifattura. E’, infatti, sempre più avvertita la necessità di puntare sulla formazione di eccellenza sia sul versante tecnico-professionale e della creatività, che sul versante delle competenze manageriali, per ridare slancio ai comparti manifatturieri e in particolare a quello della moda che, nel Salento, è impegnato da tempo da un processo di rafforzamento strategico.

La reperibilità di risorse umane di alto profilo è anche una condizione fondamentale per attrarre investimenti esterni da quelle aree, come il Nord-Est, caratterizzate da indisponibilità di manodopera giovane e qualificata. Ci auguriamo che le Istituzioni vogliano supportare attivamente il nostro progetto.
Sul nostro territorio è altresì necessario puntare sullo sviluppo dei settori ad alto contenuto tecnologico quali l’ICT, l’aeronautica, l’energia rinnovabile, le nano e biotecnologie, ancora poco significativi in termini numerici ma che hanno maggiore valore aggiunto. Anche il settore sanitario che sul territorio ha ottenuto ottime performance, in partnership con le istituzioni, può dare ottimi risultati sul piano internazionale. In Cina, per esempio, con la recente riforma del sistema sanitario, il Ministero della salute ha dato il via a un processo di ammodernamento che parte dai macchinari, passando attraverso la formazione dei medici e si chiude con il rinnovamento degli stessi software di gestione.

Strategici, poi, per il Salento si rivelano i comparti del Turismo e dell’Agroalimentare. Non abbiamo ancora a disposizione i numeri della stagione estiva, ma come confermava l’assessore regionale Godelli, quest’anno le performance si allineeranno a quelle del precedente, poiché la diminuzione della presenza di italiani, è stata compensata da un ritorno di stranieri. Diminuiscono i giorni di permanenza ma si diversificano le scelte. Ecco perché occorre valorizzare, anche attraverso adeguate strategie di marketing, le peculiarità e la straordinaria offerta del nostro territorio, puntando a dilatare il periodo di affluenza turistica all’intero anno. Confindustria Lecce in tale ottica ha promosso il progetto Dieta Salento, che punta alla valorizzazione delle diverse attività economiche. Turismo, cultura, qualità, ospitalità, tradizione culinaria, natura sono aspetti che devono sempre integrarsi per offrire un’immagine unica in grado di catalizzare l’attenzione dei buyer da un lato e dei diversi flussi di turismo dall’altro.

Un’attenzione particolare, di conseguenza, nell’ottica della valorizzazione del territorio anche a fini turistici e della salute, va dedicata al settore dell’ambiente e del riciclo. I problemi legati alla raccolta - ancora troppo indifferenziata- dei rifiuti, al riuso e allo smaltimento, sia per la componente urbana che produttiva e degli inerti, sono ancora di vasta portata. Su di essi si scaricano le difficoltà/inefficienze della pubblica amministrazione e l’incuria (se non l’inciviltà…) di parte dei cittadini.

Per non parlare dei limiti, vincoli e ristrettezze imposti al comparto e delle continue lievitazioni di costi che si scaricano sugli stabilimenti, spazi e aree destinate all’esercizio dell’attività produttiva da parte delle imprese.
In sintesi, dobbiamo lavorare per realizzare un modello di sviluppo che metta insieme la valorizzazione del territorio, del patrimonio artistico, dell’agricoltura, dell’offerta turistica, assumendo cultura e creatività come volano della crescita futura. A tal riguardo non si può ignorare il dibattito sviluppatosi sull’adozione del Piano Paesaggistico della regione Puglia, volto a coniugare la salvaguardia del paesaggio con le esigenze di interventi sul Territorio.
Il Salento, infine, deve potenziare la propria organizzazione logistica in uno sforzo di integrazione con il resto del territorio regionale: Taranto verso lo Ionio-Tirreno, Brindisi, Bari, Foggia per la versante adriatica. In questo contesto il rilancio dello scalo ferroviario di Surbo, il rafforzamento del collegamento con l’hub di Taranto e con i nodi di Brindisi, Bari e Foggia, rappresenta la priorità assoluta. Il Salento, infatti, deve proporsi quale coprotagonista della piattaforma logistica pugliese che vuole candidarsi a diventare punto di riferimento fondamentale per l’intero Mediterraneo.

E’ indispensabile, in tale ottica, puntare ad incentivare gli scambi economici, commerciali e turistici con i paesi del nord Africa, del Sud Est d’Europa e del lembo estremo dell’Asia, per fare del Salento, della Puglia, del Mezzogiorno d’Italia i protagonisti dell’economia in evoluzione.

Sul nostro territorio, su tutto il territorio regionale, ci sono le potenzialità, nonché le giuste professionalità e le imprese pronte a ricoprire il proprio ruolo; alle Istituzioni spetta il compito di potenziare e migliorare i servizi di trasporto merci e persone. Occorre una partnership attiva da parte dei soggetti istituzionali per costruire insieme il futuro della nostra economia. Futuro che oggi passa certamente da una rivisitazione della nostra logistica nell’ottica di un sistema integrato a servizio dell’Area Mediterranea.

Ci auguriamo che il progetto di Confindustria Lecce per il rilancio dello scalo di Surbo, come snodo logistico-ferroviario nel contesto regionale possa diventare strategico per il nostro territorio, il Gruppo Ferrovie dello Stato, le Istituzioni regionali e locali.
La realizzazione di opere che diano concretezza alla piattaforma logistica regionale potranno consentire di programmare uno sviluppo integrato di una vasta area meridionale che coinvolge ampi territori di Calabria, Basilicata, Campania oltre alla Puglia.
Si tratta di scelte determinanti per il futuro delle imprese e dell’intera popolazione da cui far discendere concrete occasioni di rilancio delle prospettive occupazionali e di qualità della vita dei prossimi anni.

Su tutte queste tematiche Confindustria Lecce si è confrontata e intende continuare a confrontarsi con tutte le forze attive del territorio – istituzioni politiche, sociali, economiche, territoriali, del mondo delle professioni. Con l’erosione dei fondamentali delle singole economie e in particolare con la crisi che ha coinvolto con progressiva virulenza tutti i comparti produttivi, Confindustria Lecce ritiene fondamentale fare squadra, lanciando forti segnali alla Politica, e aprendo un dialogo serrato con le Istituzioni, i Sindacati e le altre Organizzazioni di rappresentanza per stilare un piano di azione che veda il Salento, nel più ampio quadro della Puglia e del Mezzogiorno italiano, uscire da questa fase di grave difficoltà.

Questo percorso di reciproca conoscenza, che sta coinvolgendo anche i media, chiamati a raccontare il nostro territorio e il sistema industriale, dovrà proseguire anche con i sindacati, con i quali, in realtà, già da tempo, abbiamo avviato una serie di incontri su temi cruciali per il nostro territorio. Affrontare e superare insieme la crisi, le difficoltà che ogni giorno vivono le nostre imprese e approntare strategie di sviluppo del nostro sistema produttivo è una priorità di tutti!

Le relazioni industriali devono, pertanto, viaggiare sul doppio binario della gestione delle vertenze e delle crisi aziendali ma anche della condivisione di azioni propositive per il rilancio del tessuto produttivo salentino.

La crisi che stiamo vivendo impone profondi cambiamenti che riguardano sempre di più anche il ruolo e l’azione dei soggetti sociali e in questo quadro, particolare importanza rivestono la Camera di Commercio e le altre Associazioni datoriali.

Dobbiamo partire da un dato di fatto: da soli non si va da nessuna parte. Gli steccati e le barriere servono solo per creare voragini e allontanare la ripresa. Serve una grande presa di coscienza della necessità di remare tutti nella stessa direzione. E’ ora di riprendere il timone e veleggiare verso porti sicuri, come flotta e non come singoli.

CONCLUSIONI

Si parla tanto di svolta, ma nell’anno appena trascorso abbiamo assistito al progressivo depauperamento della nostra economia. Noi ce l’abbiamo messa tutta, come uomini, come imprenditori, come componenti del sistema associativo. Tanto resta da fare. Dobbiamo pensare al futuro, recuperare prospettive di crescita e ristabilire condizioni di buona operatività per tutti.

Dobbiamo fare in modo che il sistema produttivo, le imprese tornino a essere una priorità dell’azione dei governi ai diversi livelli centrali, regionali, locali; dobbiamo lavorare tutti insieme per far sì che le imprese ricoprano con sempre maggiore consapevolezza quel naturale ruolo di motore dell’economia. Un ruolo che, al di là di ogni facile retorica, al di là di ogni contestazione, si traduca in iniziative positive di innovazione, internazionalizzazione, qualificazione, aggregazioni per la crescita comune.
Come imprenditori abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere prima di tutto attenzione e rispetto. Auspichiamo regole chiare e durature nel tempo, abbiamo fatto il possibile per continuare a fare il nostro dovere, in un Paese che non sempre ha mostrato la sua parte migliore. Ora più che mai, la classe dirigente chiamata a traghettare l’Italia fuori dalla crisi deve agire tempestivamente, dando il meglio per il Paese, per il Mezzogiorno, per il Salento.
Il nostro Territorio, infatti, nel più ampio contesto pugliese e meridionale, merita di tornare a essere protagonista indiscusso dell’economia nazionale e globale, poiché, nonostante tutto, è riuscito a ritagliarsi un posto di rilievo nello scenario economico, come meta turistica ed è diventato un brand forte nell’immaginario collettivo.

Vogliamo un Salento ricco e prospero, carico di appeal, centro propulsore di cultura, come richiama la candidatura di Lecce “capitale della cultura per il 2019”, e che si caratterizzi per l’eccellenza del gusto e della moda, per l’agroalimentare e i suoi prodotti straordinari, per un turismo di carattere, per la qualità del design o della metalmeccanica. Un territorio creativo, impegnato in settori emergenti o strategici (metalmeccanica, legno, arredo, edilizia, ambiente, logistica, sanità, benessere, progettazione, ecc.), che scalpita perché vuole diventare sempre più grande. E con il Salento anche le sue imprese. Le nostre imprese. L’anima di questa terra.
Non si può permettere che vada perduto quello straordinario patrimonio di manifatturiero, che assommando qualità e dinamismo, innesca un circuito virtuoso che alimenta i servizi e l’economia. Semmai si tratterà di individuare una formula vincente perché tutto il manifatturiero possa trovare il proprio spazio sia nel segmento del lusso e dell’alta gamma, sia in quello medio, intercettando mercati anche all’estero nei quali spendere il marchio “Made in Salento”, già sinonimo di grande qualità.
Le imprese sono pronte a intraprendere nuove, promettenti e sicure rotte. Serve un clima migliore. Certo, ci vorrà fatica e impegno ma soprattutto la convinzione di potercela fare e di tornare a crescere. E’ questo il nostro nuovo imperativo categorico. E occorre farlo tutti insieme. Con forza e lungimiranza.
Del resto Seneca diceva: “Non c’è vento favorevole per il capitano che non sa dove andare”. Quindi fissiamo bene la rotta e seguiamola! Insieme.  Grazie"

Sabato, 28 Settembre, 2013 - 00:03