La Chiesa Madre è un bene culturale e va tutelata

Resa nota da don Aldo Santoro la lettera con cui la Soprintendenza sottolinea i vincoli a cui l'edificio è sottoposto

Don Aldo Santoro, Parroco della Chiesa Madre, ha reso ieri nota, con la pubblicazione sul settimanale “San Pietro”, la lettera con la quale il Ministero dei Beni Culturali, attraverso la la Soprintendenza, ha dichiarato la assoggettabilità a vincolo come bene culturale della “Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli” di Galatina.
Usando il burocratese stretto il Soprintendente Maria Piccarretta, in data 28 Settembre 2015, in applicazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto Legislativo 42/2004) ha scritto che la Chiesa Madre “è pertanto da considerare sottoposto a tutela ope legis nelle more del perfezionamento della dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi dell’art. 13 del citato decreto”.
“Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato -si legge nel Codice-  alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico (1). (articolo 10 comma 1 Decreto legislativo 42/2004).
“Le cose immobili e mobili indicate all'articolo 10, comma 1, -si precisa nell’articolo 12- che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, sono sottoposte alle disposizioni della presente Parte fino a quando non sia stata effettuata la verifica di cui al comma 2 (1). (articolo 12 comma 1 Decreto legislativo 42/2004).
L’articolo 20 è tassativo quando afferma “ I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.
Più volte monsignor Santoro ha invocato questa disposizione al fine di tutelare la Chiesa Matrice dagli “attacchi sonori” di concerti a tutto volume e dall’uso del suo sagrato come bivacco.
“La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro – scritto chiaramente nel Decreto. In particolare si precisa che “Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto”.
“ Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza.
“I soggetti indicati al comma 1 –impone il Codice- e le persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, fissano i beni culturali di loro appartenenza, ad eccezione degli archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel modo indicato dal soprintendente (1). I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la Conservazione”.
Sarà fondamentale che la nuova Amministrazione comunale tenga conto dell’esistenza di questi vincoli e conceda con oculatezza i permessi per le prossime manifestazioni previste in Piazza San Pietro.

Lunedì, 17 Luglio, 2017 - 00:07

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