La chiesa dei Castriota fa commuovere don Fedele
“Quando Leone XIII, nel 1890, elevò al titolo di Arciconfraternita la Confraternita dell’Immacolata, che qui aveva ed ha sede, le assegnò il fondamentale compito di essere al servizio della Chiesa”. Si commuove don Fedele Lazari, mentre dà la sua testimonianza di rettore della chiesa del Collegio fin dal 1954.
Anche Daniela Vantaggiato, assessore alla Cultura, abbandona per un attimo il suo ruolo istituzionale e, con voce quasi rotta dall’emozione, ricorda quanto sia “forte il legame della mia famiglia con questo luogo sacro”.
Il convegno su “I domenicani a Galatina e la Chiesa di S. Maria della Grazia”, svoltosi ieri, ha avuto due aspetti: quello quasi intimo dei ricordi dei numerosi presenti, soprattutto ex-alunni del Liceo Classico che fino al 1968 ebbe sede nell’ex-Convento dei domenicani (oggi Palazzo della Cultura) e quello storico-scientifico a cui hanno dato linfa i tre relatori.
“Il 20 luglio 1479 fu messa la prima pietra, nel 1508 la costruzione della chiesa e del convento era terminata –ha ricordato Giancarlo Vallone. Di quel primo edificio rimane una sola splendida architrave ed accanto ad essa uno stemma, quello dei Cavazza”. Il professore dell’Università del Salento ha poi ricostruito, con la consueta dovizia di particolari, la situazione storica degli anni in cui i domenicani si insediarono a Galatina e i successivi sviluppi, arrivando a concludere che “questa è davvero la chiesa dei Castriota” (in contrapposizione a quella di Santa Caterina d’Alessandria legata agli Orsini Del Balzo).
Giovanni Vincenti, “grande ammiratore del settecento”, si è occupato della ricostruzione della chiesa cominciata nel 1710 e, come si legge sul portale, terminata nel 1738. Confrontando l’edificio con altri in provincia Vincenti ha concluso che fu Mauro Manieri, architetto molto in voga in quegli anni, a ricevere l’incarico della progettazione del nuovo edificio “venuto a costare 2000 ducati”.
Un attento esame degli altari e dei dipinti in essi collocati è servito per sottolineare l’importanza storica ed artistica della chiesa.
Sugli altari è tornato anche Mario Cazzato facendo, fra l’altro, osservare la particolarità di “questi altari salentini in cui alle colonne si sono sostituite le statue, vere e proprie cariatidi”.
Don Antonio Santoro, impeccabile coordinatore della serata, ha rivelato particolari interessanti ed inediti sui domenicani a Galatina. Pantaleo Amato, priore dell’Arciconfraternita, ha ringraziato tutti per il prezioso contributo.
Si attende ora una pubblicazione che raccolga e sviluppi tutti gli studi sommariamente presentati ieri sera. La presenza in chiesa dell’editore Mario Congedo lascia, a tal proposito, ben sperare.
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