La cava Colacem di Cutrofiano un esempio di recupero per l'Italia

La ricchezza naturale del nostro territorio è da sempre utilizzata dall'uomo per le materie prime che offre (minerali, argille, metalli, calcari, marna, sabbie e ghiaie, ecc), indispensabili ad alcuni settori dell'industria, segnatamente quello delle costruzioni. L'attività estrattiva può avere impatti rilevanti e dunque occorre porre la massima attenzione in tutte le fasi di progettazione, gestione e recupero delle aree interessate. Come evidenzia Legambiente – che con occhio scrupoloso monitora lo stato delle cave ed ex-cave in tutta Italia – la normativa da sola non basta, poiché occorre diffondere anche in questo ambito la cultura della sostenibilità. A tal fine, Legambiente ha lanciato una partnership con AITEC, l'Associazione storica di Confindustria rappresentativa dei produttori di cemento, che vanta una lunga esperienza nel campo e numerosi casi di eccellenza. Dalla collaborazione tra le due organizzazioni nascono le "Linee Guida su progettazione, gestione e recupero delle aree estrattive", con le quali si dimostra come sia possibile conciliare l'attività di escavazione con la tutela del territorio.
In particolare le Linee Guida individuano le misure da adottare, nelle fasi di progettazione, gestione e recupero, per la riduzione degli impatti su:
▫ atmosfera. Per limitare l'emissione di polveri, si orientano i fronti di scavo in funzione della direzione dei venti, si bagnano piste e piazzali percorsi dai mezzi da cava, si sospendono le operazioni nei giorni troppo ventosi, ecc.;
▫ ambiente idrico. Per tutelare le acque si realizzano apposite canalette, si controllano gli scarichi di acque su corsi d'acqua superficiali, si effettua periodica manutenzione dei mezzi in aree attrezzate per evitare sversamenti di sostanze inquinanti, ecc.;
▫ suolo e sottosuolo. Progettando lo scavo in modo che la modificazione della morfologia risulti compatibile con l'assetto dei luoghi, conservando il suolo asportato in fase di scopertura per le opere di recupero ambientale, ecc.;
▫ rumore e vibrazioni. Utilizzando macchinari nuovi che producano emissioni ridotte e pannelli fonoassorbenti per gli impianti, ecc.;
▫ paesaggio e intervisibilità. Privilegiando la coltivazione dall'alto verso il basso con cantieri "schermati", prevedendo soluzioni per minimizzare l'impatto morfologico degli scavi, ecc.;
▫ flora e fauna. Valutando l'alterazione dell'habitat, l'eventuale riduzione del patrimonio forestale, la modifica degli elementi che costituiscono l'ecosistema.
La vita media di una cava è di 30 anni, ma seguendo le indicazioni delle Linee Guida è possibile restituire il territorio alla collettività in tempi molto più brevi, iniziando gli interventi di recupero ambientale contestualmente alla lavorazione dei terreni.
A rafforzare i principi proposti da AITEC-Legambiente, i casi virtuosi di cave e miniere dismesse che sono state già trasformate in aree protette, parchi naturali, percorsi turistici e didattici, osservatori panoramici e dedicati al birdwatching. Molti ex cantieri per l'estrazione di materie prime, sottoposti a recupero ambientale, hanno infatti riacquistato valore e ora contribuiscono alla conservazione della biodiversità locale.

Fra i casi-studio presentati il primo e più interessante è stato quello della cava "Lustrelle" di Cutrufiano da cui per decenni è stata estratta l'argilla necessaria allo stabilimento Colacem di Galatina ed ora è un esempio di eccellenza nel recupero ambientale.

"Siamo consapevoli di come l'attività estrattiva causi inevitabilmente un cambiamento dello stato dei luoghi – afferma AITEC nella prefazione delle Linee Guida - generando impatti sull'ambiente. Vogliamo mettere in campo tutte le azioni che possano non solo mitigare gli impatti, ma rendere possibile un recupero ambientale tale da creare nuovo valore naturalistico, apportare benefici alla biodiversità e agli ecosistemi, offrire nuovi spazi fruibili alla collettività".
"Non è fermando le cave in Italia – aggiunge la prefazione di Legambiente -, magari delocalizzando le attività, che si darà risposta ai problemi. Le attività estrattive sono un tema importante per guardare al futuro del nostro Paese e l'impostazione che proponiamo con AITEC guarda da subito a come quell'area tornerà alla comunità. Perché sarà inevitabilmente diversa ma non degradata, anzi valorizzata da un punto di vista delle potenzialità ecologiche".
AITEC e Legambiente hanno presentato le Linee Guida per la gestione sostenibile delle aree estrattive il 7 novembre, a Ecomondo (Fiera di Rimini, Caffè Scienza Hall Sud).

Sabato, 24 Novembre, 2012 - 11:30