La “donna nera” fa una danza macabra attorno al frate martire

Caro Vito Lisi, approfittando dello spazio che galatina.it offre ai suoi lettori, cerco per quanto mi è possibile di rispondere agli interrogativi posti nella sua lettera. Le foto che corredano il suo testo, riportano una delle scene realizzate da Frater Ioseph a Gravina nel 1696 lungo il lato ovest del quadriportico del convento Santa Caterina D’Alessandria a Galatina. Dobbiamo anzitutto ricordare che, l’opera del quadriportico, perde parte della sua linfa vitale se, si annulla il vario repertorio didascalico che sostiene per completezza l’arte figurativa che si succede a passo cadenzato lungo le pareti della dimora minoritica.
Fatta questa premessa doverosa, focalizzo l’attenzione alla scena interrogata. L’iscrizione a nastro posta sopra il cherubino alato che riporta il nome del frate martire ad oggi restituisce ben poco:
... TONIO DI ...
Le mie ricerche, supportate da vari scritti e dall’analogo soggetto, presente nel quadriportico della Chiesa San Sebastiano a Gravina in Puglia, opera probabilmente di Frater Ioseph a Gravina, realizzata intorno al 1678, permettono di identificare il frate martire nel Beato Antonio di Sant’Anna da Garobillo. Quest’ultimo subì il martirio nel 1610.
L’ottava in endecasillabo, presente nel cartiglio baroccheggiante, in parte perduta per l’inserimento di una finestra, decanta il frate martire:
AHI, CHE NON FA MORTIFICATA AMANTE,
SE DI SDEGNO DIVIEN FIAMMA D’AMORE
SPREZZA D’UNIRSI ANTONIO À REGGIA INFA[n]TE,
E DI LACCIO PENAL’ SOFRE IL RIGORE.
S’ALTATRICE L’ASSAL TURBA ...
FERISCE IL CORPO ALL’OR CHE ...
PIAGA LA MAN SE DANSA IL PIEDE AHI FALLO,
SA FERIR LA BELLEZZA ANCO NEL BALLO.
Il Beato Antonio di Sant’Anna da Garobillo, laico e nel fiore della sua castità, rifiutò delle avances amorose. Il suo animo intrepido con rigore osservò il voto pronunciato ma la negata passione portò il frate al martirio. Le donne, dopo averlo seviziato a lungo, lo uccisero mortificando il suo corpo fino a ridurlo in brandelli.
La presenza di una suonatrice di tamburello dalla carnagione scura, s’inserisce nelle raffigurazioni di “gente nera” che in vari atteggiamenti vengono proposti nel quadriportico del convento Santa Caterina D’Alessandria a Galatina. Ricordo, ad esempio, la loro presenza in San Francesco d’Assisi dinanzi al Sultano.
In prima analisi, la “gente nera” rappresentata nel quadriportico indicherebbe schiavi o liberti di origine africana. Le varie scene in cui compare un uomo o una donna di colore riguardano momenti di vita francescana fuori dal continente europeo. Il martirio del Beato Antonio di Sant’Anna da Garobillo, ad esempio, avviene nelle terre delle Isole Molucche.
L’iconografia chiarisce lo status sociale del singolo che involontariamente risalta nel quadro compositivo. La “donna nera” prefigura il ritmo della danza macabra che si compie attorno al frate martire.
Foto di Franco Mazzotta – Fra' Giuseppe da Gravina, Beato Antonio di Sant’Anna di Garobillo, 1696, pittura murale, quadriportico del convento Santa Caterina d’Alessandria, Galatina (Le).
Tweet |