"Il valore dell'ex-Carcere mandamentale risulta accresciuto dalle immagini dello scandalo"

Il responsabile della Direzione 'Territorio e qualità urbana' del Comune di Galatina respinge le accuse di Carla Casolari su facebook e rilancia

Gentilissimo Direttore, per la prima volta, in tanti anni di attività alle dipendenze della pubblica amministrazione, chiedo ad un organo di informazione di pubblicare un mio intervento che, alla luce di quanto appresso spiegherò, ritengo doveroso. Premetto che le considerazioni che seguono sono rese a titolo strettamente personale, giacché nessun atto dell’Amministrazione di Galatina ha potuto o voluto influire sulle risultanze dell’incarico all’epoca assegnatomi dal Commissario Straordinario del Comune per la redazione della perizia di stima di cui si parlerà.
Aggiungo che, nonostante mi sia stato richiesto innumerevoli volte, non sono mai intervenuto su questioni attinenti all’esecuzione di indirizzi dell’Amministrazione (com’è ovvio che sia), ma neanche su quelle prettamente tecnico-amministrative, comunque connesse al mio ruolo.
Questa volta, però, il problema sollevato dalla Sig.ra Carla Casolari (componente Commissione pari opportunità del Comune di Galatina, ndr), che non conosco e, quindi, ritengo non mi conosca, è squisitamente “etico” ed “estetico”, per definirlo con due soli e sintetici aggettivi, per come definiti da Kant.
Ella, in sostanza, mi contesta l’aver pubblicato, all’interno di una perizia di stima di un immobile comunale posto in vendita (l’ex carcere mandamentale di Via Gallipoli), una foto volgare e offensiva della dignità della donna, richiedendone l’immediata rimozione.
Le argomentazioni ed affermazioni della Sig.ra Casolari, che si spingono peraltro ben oltre la suddetta richiesta, fino a definirmi, in sostanza e ancora necessariamente sintetizzando, un disattento maschilista, provocano in me profondo dispiacere. Se così non fosse, non ne parlerei.
Ritengo, quindi, di esprimere sinteticamente, sulla questione, le considerazioni che seguono.
La perizia e la foto oggetto della reprimenda sono presenti sul sito web istituzionale del Comune di Galatina sin dall’epoca della gestione commissariale (2016).
Nelle fasi propedeutiche alla redazione della suddetta perizia, come ho sempre fatto in questi casi, ho cercato di indagare a fondo la natura del bene, ho “guardato”, “sentito”, “cercato”, mi sono fermato in ogni stanza e in ogni spazio, nel silenzio profondo della solitudine di quei luoghi. Ne ho ricevuto una profonda emozione, che ho ancora dentro. Ho poi semplicemente cercato di testimoniare quelle emozioni anche nelle poche immagini fotografiche pubblicate. Durante una delle tante ispezioni solitarie ai luoghi, alla vista del pannello su cui sono affisse le immagini dello “scandalo”, sono rimasto sorpreso dalla sua bellezza. Sembrava un’opera della pop-art. Ho pensato subito a Mimmo Rotella e a Andy Warhol!
Ho pensato, allora, di proporre all’Amministrazione di rimuovere il pannello per evitarne il potenziale degrado dovuto all’abbandono del luogo e trasferirlo altrove, in attesa di una consona collocazione. Ma il suo contesto era quello! aveva ragione di essere solo lì, in quella vecchia cella di carcere, come si vede in un’altra foto pubblicata!
Il soggetto non ha alcuna importanza: avrei avuto le stesse emozioni e fatto le stesse scelte di indagine e documentazione se ci fossero state immagini di auto da corsa, di calciatori o di cantanti.
Nel 1959 l’indimenticato architetto Aldo Rossi, in un memorabile saggio intitolato “L’Architettura della Città”, definiva il concetto di “locus” come quel rapporto speciale e continuo che si instaura tra gli edifici e il loro contesto, tra le persone, i fatti e gli spazi che li determinano e li animano: un concetto di città dato dalla “memoria collettiva” dei fatti urbani, che serve all’uomo per disegnare il modo migliore per vivere la città del futuro. Il “locus” dell’ex-carcere non è dato solo dalle mura, dalle strutture o dai mobili abbandonati, ma anche e soprattutto dal segno dalla memoria di chi ci ha vissuto, insieme a quella di chi ci ritorna.
Venendo infine alla questione sulla presunta “ridicolizzazione della figura femminile”, voglio precisare che da oltre trent’anni vivo a stretto contatto, anche quotidiano, con donne protagoniste dei movimenti sull’emancipazione di genere locali, nazionali ed internazionali. Partecipando a tante loro attività e sostenendole, penso di conoscere bene, mi si perdoni la presunzione, la sensibilità femminile e ciò che può eventualmente offenderla.
Un’ultima annotazione è doverosa: la nota della Sig.ra Casolari - e la polemica che ne è seguita – mi porterebbe, se fosse possibile, a stralciare non la foto del pannello allegata alla perizia, ma il valore dello stesso pannello dalla stima; nel senso che, oggi, a mio avviso, il valore dell’intero complesso risulta accresciuto proprio perché si è attivato – grazie anche all’intervento della sig.ra Casolari - un processo auspicabile di partecipazione popolare sul patrimonio della Città e su quello che esso rappresenta per tutti noi: memoria, emozioni, anche dolore a volte, ma anche capacità di uscirne con l’arte del fare.
Sì, a molti può sembrare strano, ma per me quel pannello è pura espressione artistica. Mi piacerebbe conoscere la persona che lo ha realizzato, se ancora esiste l’ignoto e inconsapevole provocatore. E questo, Direttore, potrebbe magari essere un bellissimo impegno della sua redazione, se lo ritiene.
Cordialmente Nicola Miglietta

Gentile Nicola,
la redazione di galatina.it, sottoscrivendo in pieno tutte le Sue considerazioni, raccoglie la sfida che Ella lancia e invita tutti a partecipare all'interessante ricerca che propone. Ricambio i Suoi saluti. (d.v.)

Domenica, 23 Giugno, 2019 - 00:08

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