Il Tempo è superiore allo spazio
Dopo l’interessante incontro sulla fiaba La bella addormentata nel bosco di Perrault, ecco che entriamo nel cuore del programma ecumenico: Il Tempo è superiore allo spazio è il primo appuntamento di quattro incontri ispirati ai quattro principi formulati da papa Francesco nella Evangelii Gaudium e che ritroviamo anche nelle due encicliche la Lumen Fidei e la Laudato si sulla cura della casa comune.
Il Tempo è superiore allo spazio è un principio fondamentale che il papa ci esorta a considerare per non perdere la speranza di una umanità e di un mondo migliore: l’uomo, infatti, è avviato verso un progresso etico - della sua persona e della società - irreversibile. Questo sviluppo, questo cammino dell’uomo avviene nel tempo che è simultaneamente veloce e mutevole e quindi occorre pazienza ma anche determinazione per non rimanere aggrappati ad uno spazio che di fatto irrigidisce e cristallizza i processi di crescita e di sviluppo dell’umanità. Se dare priorità allo spazio significa ricerca smodata di potere e autoaffermazione, dare importanza al tempo, significa, invece, occuparsi delle persone, del loro bene e della loro crescita, significa creare dinamismi nella società che «coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici.»[1]. In campo ecumenico, Il tempo è superiore allo spazio indica che il miope abbarbicarsi sulle proprie posizioni non favorisce il Vangelo ma fornisce una contro testimonianza e impedisce di scorgere la bellezza dell’annuncio cristiano che mira, invece a quell’unità, tanto chiesta da Cristo che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21).
L’impegno per l’unità si svolge nel tempo per imparare a conoscere l’altro senza pregiudizi, senza diffidenze, per imparare a fidarci gli uni degli altri ricordando che siamo tutti pellegrini sulla terra e tutti bisognosi della libera e generosa azione dello Spirito che ci guida alla ricerca del bene comune e ci incoraggia ad essere operatori di pace. Il tempo è superiore allo spazio riguarda anche la nostra società, oggi sempre più dimentica dei principi cristiani e favorevole a leggi che si discostano dall’etica cristiana. “E io civis, (cittadino) a chi devo obbedienza? Secondo Sant’Agostino le leggi dello Stato non intendono sostituirsi alla legge di Dio ma mirano a tutelare ciò che è utile a tutti o almeno alla maggior parte dei cittadini e del resto, anche i cristiani finiscono per non amare il giusto ma l’utile[2].
Ma qual è la differenza tra ciò che è giusto e buono e ciò che è utile a tutti o quasi? Le leggi dello stato hanno una funzione positiva anche se imperfette? Cosa deve fare il cristiano quando si rende conto che le leggi dello Stato vanno contro i principi in cui crede? Con gioia ti proponiamo questo incontro di grande attualità che ci auguriamo ti risulti interessante e gradito.
“E io civis, (cittadino) a chi devo obbedienza? L’ideale della società imperfetta in Sant’Agostino“.[3]
Mercoledì 14 novembre alle ore 18.30 nella Sala Mons. Pollio della Chiesa di San Biagio Galatina.
Intervengono: Maria Rita Meleleo, Dirigente IISS “P. Colonna” di Galatina, Valerio Ugenti, Docente di filologia Patristica Unisalento, Don Pietro Mele, Direttore Ufficio Ecumenico Arcidiocesi di Otranto, Mons. Luigi Manca Autore, Rossella Schirone, Docente di Ecumenismo presso ISSRM di Lecce.
[1] Papa Francesco Evangelii Gaudium, n.223 [2] Agostino Sermoni 16b, in M. Eckhart, a cura di M. Vannini, ed. Paoline, Milano 1997, p. 197 [3] Il tema è stato scelto fra quelli contenuti nel libro “Sono diventato una grande domanda “di Mons. Luigi Manca Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano di Lecce e profondo conoscitore di Sant’Agostino e delle sue opere.
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