Il tempo de lu bruficu

Domani è giovedì, giorno di mercato e vado a comprare lu bruficu, disse mio nonno. Era il mese di Luglio ed io di primo mattino ero sull’uscio di casa ad aspettarlo, mi avrebbe portato con lui.  Di li a poco lo vidi arrivare a passo svelto, come quando la domenica si affrettava per la prima messa alla “Chiesa del Collegio”. 
Gilet grigio e pantaloni scuri, sempre gli stessi, erano unici per i giorni di festa sia d’estate che d’inverno. Mi fece un cenno e lo seguii quasi correndo per potergli stare dietro. Arrivammo vicino alla “chiazza cuperta” dove c’erano diverse bancarelle, ci avvicinammo ad una la più affollata; era quella che vendeva lu bruficu (infiorescenza del caprifico usato per impollinare i fichi). Erano piccoli verdi e duri, sembravano fichi raccolti acerbi. Ne comprammo un bel po’ e li mettemmo in un sacchetto di stoffa bianca che il nonno aveva portato con sé e a me sembrò il sacchetto che usavamo per mettere la farina quando si macinava il grano al mulino. Sempre di fretta tornammo a casa, lu bruficu bisognava utilizzarlo nelle ore fresche del mattino prima che l’aria diventasse troppo calda.
Spago, ago grosso ( era “ l’acuceddra” che si usava per lavorare il tabacco ) e in breve fece tantissime coroncine di quattro fichi ciascuna con dei fili di spago, poi con una canna molto lunga li andava appendendo ai rami del fico che si trovava al centro del giardino di casa. Li poneva senza esitazione con una maestria che dimostrava l’esperienza di tanti anni, poi controllava tutt’intorno per vedere se qualche ramo ne era rimasto privo. Io guardano da poco lontano e mi compiacevo nel vedere quell’albero cosi’ “bardato” con tutti quei brufichi appesi come fossero degli orecchini, sembrava vestito a festa.
Sono passati molti anni da allora e quell’albero ancora vive ma e’ molto vecchio e mezzo secco, i tempi sono cambiati, gli alberi di fico sono quasi scomparsi e di quei pochi rimasti nessuno se ne prende più cura. Oggi con la globalizzazione la frutta ci arriva da ogni angolo del mondo, il tenore di vita è notevolmente cambiato. Io che ho l’età che aveva allora mio nonno ho nel guardaroba pantaloni per le quattro stagioni. Il mio nipotino non mi aspetta sull’uscio di casa, perche è molto lontano insieme ai genitori per ragioni di lavoro, i mezzi di informazione parlano di Isis, di attentati a Nizza a Monaco, di stragi, di immigrazione, di rotte della morte, di guerre, di odio razziale.
Io guardo quel vecchio albero di fico semi spoglio e mi sembra che anche lui sta pensando la stessa cosa che penso io: "Quanto era bello il tempo de lu bruficu!"                                                                                                                                                                                                               

Venerdì, 12 Agosto, 2016 - 00:07