Il Santo dei giovani per tre giorni a Noha
Noha, 18 - “Oggi il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso, (dopo due anni) si è svuotato. San Gabriele è venuto a Noha”. Padre Natale Panetta, passionista, rettore del santuario, parla dall’alto del sagrato della Chiesa Madre della più grande frazione di Galatina e sorride soddisfatto. Ha davanti una piazza San Michele piena di fedeli tra cui Daniela Sindaco, delegata del sindaco di Galatina, due sindaci (Paolo Menozzi, di Collepasso e Oriele Rolli, di Cutrofiano), due vicesindaci (Daniele Moretto, di Aradeo e Luigi Nuzzaci di Sogliano), Salvatore Polimeno, consigliere provinciale, Aldo Aloisi e Daniele Caroppo, consiglieri regionali, i comandanti dei Carabinieri e della Polizia Locale oltre al responsabile della Polizia di Stato.
Il furgone con le pareti trasparenti è giunto a Noha, intorno alle ore 17:30, dopo avere attraversato mezza Italia, scortato dai Carabinieri, ed essersi offerto ai galatinesi passando da piazza Alighieri. Ha ricevuto il saluto della Complesso bandistico giovanile nohano. “È l’unica banda al mondo ad essere a lui intitolata –dice don Francesco Coluccia, parroco e motore dell'iniziativa- ed è la testimonianza di quanto i giovani di Noha siano legati a questo santo”.
“Tutto il Salento è stato spesso ‘visitato’ da San Gabriele attraverso grazie e miracoli –sottolinea padre Panetta. Non riuscì a diventare sacerdote e missionario in vita come avrebbe voluto. Oggi lo è come tramite fra il Signore e chi si rivolge a lui con fiducia”.
“San Gabriele –gli fa eco Daniela Sindaco- è il Protettore di tutti noi giovani perciò dobbiamo sentirlo vicino più che mai e dovremmo immedesimarci in lui. Egli deve spronarci ad affrontare tutti i problemi che incontreremo sul nostro cammino. Penso ai tanti giovani in cerca di lavoro, a coloro che hanno studiato ma ancora non sono riusciti a trovare occupazione ma anche a coloro che non hanno avuto la possibilità di studiare, a coloro che si tolgono la vita per la disperazione”.
“Spero che questi tre giorni –conclude- rimangano impressi nelle nostre vite in maniera indelebile e nella consapevolezza che chi ben porta la sua croce giungerà alla redenzione e sarà ricompensato”.
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