Il “Premio Asimov per l’editoria scientifica divulgativa” ad uno studente dello Scientifico di Galatina

Giovanni Forte ha recensito “Le due teste del tiranno” di Marco Malvaldi

Anche quest’anno il Liceo Scientifico e Linguistico “A. Vallone” ha partecipato al “Premio Asimov per l’editoria scientifica divulgativa” – un contest  organizzato dal Gran Sasso Science Institute (GSSI) dell’Aquila, in collaborazione con il Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università del Salento e le sezioni dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Lecce e Cagliari.
Il Concorso, che ha visto la partecipazione di sette regioni italiane (Puglia, Abruzzo, Sardegna, Marche, Umbria, Calabria, Sicilia) e oltre 2300 studenti, intende avvicinare le giovani generazioni alla scienza attraverso la lettura critica di opere di divulgazione scientifica e la produzione di recensioni sulle stesse.
Il 21 aprile presso le Officine Cantelmo di Lecce, nel corso di una cerimonia, svoltasi contemporaneamente a L’Aquila, Camerino, Perugia, Catania, Cagliari, Cosenza e Lecce, sono stati proclamati i nominativi degli studenti (tre per libro, per un totale di 15 per regione) autori delle migliori recensioni.
Tra i vincitori lo studente Giovanni Forte della Quarta A con una recensione  sull’opera “Le due teste del tiranno” di Marco Malvaldi – Rizzoli Editore.
Le congratulazioni dell’intera comunità scolastica a Giovanni, che sarà premiato nella cerimonia conclusiva fissata per il prossimo 5 ottobre a L’Aquila.
Recensione di “Le due teste del tiranno”
Per uno studente appassionato di matematica come me, la lettura di Le due teste del tiranno di Marco Malvaldi rappresenta uno stimolo vigoroso a continuare gli studi scientifici.
Il punto di partenza del libro è l’irritazione, a mio parere condivisibile, non nascosta dall’autore nei confronti di chi, di fronte alle nuove scoperte scientifiche (soprattutto quelle matematiche) fini a sé stesse si limita a rispondere con un triste: “ma studiare qualcosa di più utile, tipo la cura per il cancro?”. Malvaldi ci spiega efficacemente che la ricerca scientifica, nella maggior parte dei casi, è guidata dalla curiosità, dall’interesse del singolo ricercatore e non da obiettivi prefissati che una volta raggiunti porteranno all’uomo benefici concreti. Può accadere, ed è successo, che scoperte del tutto teoriche abbiano avuto un’utilità immensa e siano state il punto di partenza per invenzioni di notevole utilità pratica. Esempio lampante, proposto nel libro, è il Teorema di Bayes che è nato come puro gioco intellettuale; esso, impiegato per calcolare la probabilità di una causa che ha scatenato l'evento verificato, oggi è arrivato ad essere un pilastro della diagnostica medica.
La percezione di “non-utilità” relativa a determinate scoperte scientifiche si amplifica quando parliamo di matematica. Si tratta però di capire se questa “percezione” sia effettivamente realtà. A tal proposito è utile citare il Saggiatore, in cui Galilei scriveva che non si può capire l’universo se prima non si comprendono la lingua e i caratteri nei quali è scritto; il linguaggio dell’universo è quello matematico e, quindi, quest’ultimo sbuca inaspettatamente in svariate situazioni della vita di tutti i giorni.
Marco Malvaldi ci presenta, infatti, numerosi nessi fra vita reale e matematica, mettendo così in evidenza i più comuni errori conoscitivi commessi da noi umani quando preferiamo un ragionamento intuitivo a quello razionale. Queste sono le due teste del tiranno: una intuitiva l’altra razionale, entrambe insite in ognuno di noi.
Dall’inizio alla fine del libro Malvaldi ci fa capire che tutti abbiamo la possibilità di valutare la correttezza o meno di un ragionamento. Questo è reso possibile dalla democrazia che è caratteristica propria di ogni scienza e, quindi, anche della matematica. Essendo leggi causali e necessarie, quelle matematiche sono egualmente accessibili a tutti, infatti, come sosteneva Menecmo, precettore di Alessandro Magno, "in geografia esistono strade per i re e strade per il popolo, ma in geometria c'è un'unica strada per tutti". Il ritmo del libro è vivace ed incalzante, interrompere la lettura è decisione difficile da prendere. L’aggettivo che meglio descrive la lettura di questo saggio è “gripping”, in inglese perché non vi un equivalente egualmente efficace in italiano; Le due teste del tiranno è un libro che ti prende con la stessa forza con cui afferriamo la maniglia a noi più vicina quando perdiamo l’equilibrio in bus. Libro che sento di consigliare a chi bolla la matematica come noiosa e inutile, per farlo ricredere, ma soprattutto agli appassionati, come me, poiché la lettura di questo saggio allieterà qualche ora delle vostre giornate dandovi stimoli e input su cui riflettere autonomamente.
Giovanni Forte

 

Venerdì, 27 Aprile, 2018 - 00:06