Il miracolo di un abbraccio

La testimonianza di Fabio Salvatore nella Basilica di Santa Caterina d'Alessandria

“Là dove il male abbonda, la grazia sovrabbonda”, Fabio Salvatore era un ragazzo come tanti, con i suoi sogni, i suoi amici e la sua vita da ragazzo spensierato, che viveva la notti come tanti all’ insegna del divertimento. Si è formato professionalmente come attore e regista, ha lavorato  principalmente in teatro, ma anche in televisione, seguendo i ritmi dello spettacolo e della vita mondana all’esaltazione degli appetiti del corpo. Ad un certo punto della sua vita, però, accade qualcosa, un qualcosa di così profondo che lo cambia in maniera radicale, nell’ intimo della sua anima.
Lunedì scorso, nella Chiesa di S. Caterina in Galatina, Fabio Salvatore, ha raccontato se stesso e la vicenda della sua malattia che lo accompagna da oltre 10 anni. Oggi ha 37 anni, nasce nel 1975 nella nostra Puglia a Castellaneta, cinque anni fa perde il padre, ucciso in un incidente stradale da alcuni ragazzi di ritorno dalla discoteca. Alla  notizia della morte del padre,  si promette che la sua volontà sarà quella di  Dio, ”Signore fa che la Tua volontà sia la mia”. Vive la malattia come un percorso che lo porta alla conoscenza della misericordia di Dio, sente la presenza e l’ abbraccio di Gesù che lo accompagna nei momenti difficili e gli infonde i doni cristiani della fede, speranza e carità.
Gesù e la Madonna, a cui è fortemente devoto, gli hanno colmato quel vuoto che aveva prima nel cuore, con la  gioia e la speranza che solo Dio può dare a chi è desideroso di accoglierlo nella sua vita amandolo e amando il prossimo. È emerso che l’ amore è il vero fine esistenziale dell’ umanità e che bisogna mettere da parte tutte quelle ostilità che dividono e non uniscono le genti.
È stata la testimonianza di fede di un ragazzo che escludeva l’ esistenza di una determinata realtà, ma che la vita gli ha fatto riscoprire, sotto la luce della sofferenza sia fisica con la malattia, che psichica con la perdita del padre. Egli si trova ad un certo punto della sua vita, così solo che in tutto quel buio, l’ unico spiraglio che vede è una mano che gli viene tesa, una speranza, emanata dall’ amore di Gesù bisognoso del suo amore.
Le vie per arrivare a Dio sono infinite, un po’ misterioso è il modo con cui ci fa avvicinare a Lui, perché ognuno di noi, ha un modo diverso di rapportarsi con la fede che conforma  il nostro modo di essere con la volontà dell’ Essenza divina.
Dopo la testimonianza di fede, Fabio Salvatore  ci ha invitati a  salutarlo in particolare con un abbraccio. Io qui, credo che sia successo il vero miracolo della serata, vi racconto cosa è successo sull’altare…  io e mia moglie mentre  stavamo in fila per salutarlo, vedevamo un  ragazzo che nonostante la sua malattia, aveva una luce negli occhi, quella luce di chi è stato “toccato da Dio”, che riconosce nella sofferenza della propria malattia, il mezzo  per espiare le colpe e i dolori di chi pecca e di chi soffre.
Fabio Salvatore è  un ragazzo semplicissimo, provato dalla malattia, che non veniva confortato da chi lo salutava, ma confortava chi gli dichiarava le proprie paure, stati d’ animo o i disagi della vita fisici o morali. Nonostante fosse lui il vero bisognoso, era lui stesso a dare speranza, nella maniera più semplice che si possa conoscere, un abbraccio, un gesto fraterno di chi ti vuole accogliere nella sua vita e condividere gioie, dolori e speranze. Proprio ciò che ha voluto comunicarci: “è più facile dividere un dolore che la gioia con gli altri, rendendoli  partecipi della propria felicità”.
Proprio quell’ abbraccio che Fabio Salvatore ha ricevuto da Gesù,  nel momento di maggiore bisogno della sua vita, gli ha ridato una certezza di fede e una nuova vita, facendolo “risorgere”. Per questo  ha voluto dare a noi quell’abbraccio fraterno, perché non siamo soli in questa vita, ma siamo noi stessi che ci costruiamo finti idealismi per richiuderci in essi, escludendo l’ amore di Dio che ci ha generato e ci ama. Purtroppo la nostra società oggi è basata sul materialismo estremo, il “possedere” che per noi è diventato il nostro fine esistenziale e il “liberalismo” il nostro motto. Determinati atteggiamenti sono imitati come mode o stili di vita, ma l’uomo si realizza solo nella materialità contingente?  o ha pure un anima? e se l’ anima è la parte più nobile dell’uomo, con i suoi modi d’essere sbagliati, è disposto a perderla?
Determinati interrogativi devono essere alla base dell’ esistenza dell’ essere, perché dopo questa vita, c’è un’ altra vita, come è stato testimoniato ieri sera e come è stato testimoniato in questi duemila anni dalla Rivelazione a oggi. L’ uomo questo non lo accetta, perché siccome la sua esistenza è tutta basata sulla conformità dei suoi sensi, allo stesso modo vorrebbe conformare la prova dell’esistenza di Dio. A volte siamo strani, cerchiamo lontano le cose vicine, cerchiamo di portare la vita su altri pianeti, quando poi un terzo del pianeta soffre la fame, cerchiamo cure alle malattie, quando poi siamo noi stessi la loro causa. E in particolare, cerchiamo Dio o nell’ infinitesimo piccolo o nell’ universalmente grande, quando poi è dentro di noi e basta solo ascoltarlo. Dio è l’ essere “incausato”, egli non è nelle cose di questo tempo come sosteneva il panteismo, ma possiede questo mondo in maniera virtuale ed eminente, così come l’ effetto è contenuto nella causa. Egli conosce il mondo, ma non lo possiede come intendiamo noi, ma lo sostiene con il bene del suo amore amandocci come suoi figli.
La testimonianza di ieri, ma come tante altre, devono essere la luce guida delle comunità cristiane e il faro nella notte di chi è lontano da determinate verità che gli appartengono sin dalla nascita e che non vuole ascoltare e condividere.
Un Grazie sincero Fabio Salvatore, segui la tua strada di testimonianza perché lo Spirito Santo che è la tua guida diventi anche nostra di guida. Grazie. 

Mercoledì, 23 Gennaio, 2013 - 00:03