Mi capitava di incontrarlo al solito posto, seduto su un muretto, sguardo rivolto al mare in “quell’ultimo sole” di un malinconico autunno che si spostava per lasciar passare un minaccioso inverno. Io ero lì per la stessa ragione, per godermi quei giorni di “ultimo sole”, seduto davanti a un bar a leggere il giornale, salutare qualche amico, chiacchierare. Di fronte a me quel signore, sempre con lo sguardo fisso al mare. Ed il mare sembrava contento d’essere guardato, d’essere ammirato mentre il luccichio del sole lo attraversava e si andava a posare su quella sabbia bianca sdraiata in fondo al mare.
Di tanto in tanto sullo sfondo qualche barca pitturata alla meglio d’azzurro e di bianco, in mezzo a quella baia che sembrava una cartolina. Cercherà l’ispirazione – pensai – sarà forse un artista, un pittore, un poeta, - ma poi cominciai a preoccuparmi nel caso avesse qualche brutta intenzione.
Quel giorno mi avvicinai a lui, in fondo di vista lo conoscevo, aveva studiato in una scuola del mio paese. Gli feci: - Bellissima giornata – e lui: - altro che, un mare stupendo, meraviglioso. - Ti ho visto spesso qui – e lui: - ancora qualche giorno poi torno al paese lontano e freddo, dove lavoro. Starò il tempo che riuscirò a resistere poi ritornerò. Mi troverai sempre  in questo posto – poi aggiunse con un velo di tristezza – qui non ho più nessuno -.  Ed io : - ma se non hai più nessuno quale ragione ti costringe a tornare – rimase un attimo in silenzio,  poi posò lo sguardo sulle onde  – il desiderio del mare – mi disse.
Mi capitò di incontrarlo altre volte e qualche parola la scambiammo ancora, era sempre lì lo sguardo rivolto verso quel mare circondato da quella scogliera alta su cui andavano a infrangersi quelle poche onde, sempre lì a pensare e a guardare incantato come fosse la prima volta.
Era il suo angolo di paradiso, il suo rifugio, il suo richiamo.
L’amore per il mare lo tenne legato, prigioniero  di  quel posto incantevole,  e lui non provò mai, non volle mai liberarsi.