Il convento dei Domenicani a Galatina
L’Ordine dei Frati Predicatori (Ordo Fratrum Praedicatorum) [O.P.] è un Ordine religioso maschile, detto comunemente ‘dei Domenicani’, fondato circa 800 anni fa nell’antica provincia francese di Linguadoca dallo spagnolo Domenico Guzmàn con lo scopo di lottare contro le eresie.
Domenico e i suoi seguaci scelsero di combattere le dottrine eretiche sia attraverso la predicazione che attraverso l’esempio di una severa ascesi personale, vivendo in povertà e mendicità.
L’Ordine dei Predicatori fu approvato da papa Onorio III con le bolle del 22 dicembre 1216 e del 21 gennaio 1217.
Esso è stato il secondo Ordine religioso giunto a Galatina, poiché, come è noto, già nel 1391 il conte di Soleto, Raimondello Orsini – Del Balzo, aveva affidato la Chiesa e il Convento “Santa Caterina” ai Frati Minori Francescani, i quali ne fecero un centro molto attivo per la latinizzazione dei riti religiosi.
I Frati Predicatori arrivarono a Galatina in un periodo d’oro del loro Ordine. Un insieme di circostanze favorevoli li aveva portati nel Salento tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. I loro conventi ne costellarono le contrade come oasi di grande spiritualità e di sapere.
Essi non ricevettero in Galatina una chiesa ed un convento già costruiti, come li avevano avuti i francescani.
Tuttavia nel 1464, mentre era sindaco Federico Mezio, avo dell’omonimo vescovo di Termoli (1551 – 1621), il domenicano fra Clemente Lombardo, che teneva la predicazione quaresimale, ottenne dall’Università di Galatina un suolo al di fuori delle mura cittadine, in località “Fontana”, nel quale con la benedizione dell’arcivescovo di Otranto, Stefano Pendinelli (1454 – 1480) fu posta la prima pietra per la costruzione di una chiesa dedicata alla Madonna della Grazia[1].
Lo stesso fra Clemente cominciò a raccogliere fondi e personale, perché la sua iniziativa avesse successo.
Nel 1479, secondo un antico documento, erano già stati costruiti l’abside e l’altare maggiore della chiesa, mentre il frate fondatore era già coadiuvato da alcuni novizi. Era quindi già sentita la necessità di provvedere alla costruzione di un convento.
Numerosi erano i cittadini che vi contribuivano con offerte, mentre l’Università nel 1489 concesse ai frati l’esazione a tempo indeterminato del dazio del pesce. Tributo questo che nel 1700 era ancora esatto dai domenicani.
Le norme in vigore prevedevano che una tale costruzione avvenisse con l’autorizzazione papale e con il consenso del vescovo locale. Pertanto il nuovo arcivescovo di Otranto, il francescano fra Serafino da Squillace, accertata l’esistenza dell’autorizzazione del pontefice, il 16 giugno 1494 a Napoli diede il suo assenso, che confermò poi con un secondo documento emesso in Galatina il 1° giugno 1498.
Inizialmente fu costruita una chiesa più piccola di quella attuale, come riferisce una significativa iscrizione, che si trova sulla parete perimetrale esterna di sinistra, quasi ad altezza d’uomo, scolpita su tre conci orizzontali di pietra leccese e datata 1508.
Nello stesso anno 1508 ebbe luogo a Roma il Capitolo Generale dei Domenicani, il quale accettò formalmente il convento da erigere in Galatina, designando priore fra Andrea da Modugno e lettore maestro Andrea da Lecce. Quindi si diede inizio alla costruzione dei locali conventuali ed il maestro generale il 13 novembre 1508 nominò fra Giacomo Silvano di Manfredonia soprintendente dei lavori. Essendo questi durati a lungo, i suddetti due ufficiali designati non potettero prendere possesso delle loro cariche. Pertanto il 12 giugno 1509 il maestro Tommaso De Vio diede facoltà al vicario di Puglia di sollevare dai loro incarichi il priore Andrea da Modugno e il lettore maestro Andrea da Lecce.
Quando la costruzione del convento fu ultimata, si rese perciò necessaria una seconda accettazione formale dello stesso, la quale fu effettuata dal Capitolo Generale di Roma del 1525, che demandò al reverendo Provinciale la nomina del priore e degli altri ufficiali.
Nel 1485 era diventato duca di Galatina Giovanni Castriota, al quale nel 1514 succedette il figlio Ferdinando che morì nel 1561. Padre e figlio esercitarono il potere con ogni sorta di vessazioni nei confronti dei sudditi. Tuttavia scelsero come loro cappella la chiesa dei domenicani e con i frati furono particolarmente generosi, forse per ingraziarsi la popolazione ferocemente ostile alla loro dominazione.
Il convento costruito dai Domenicani nel 1606 aveva una rendita di oltre 422 ducati e ospitava 12 frati, mentre nel 1613 i monaci erano otto. Nel 1650 insieme a sei padri c’erano un chierico e due conversi. Intorno al 1690 vi aveva sede lo studio e vi abitavano quattro padri, quattro chierici, due conversi ed un terziario.
Fra Alessandro Tommaso Arcudi, eletto priore del convento nel 1702, durante il suo governo realizzò importanti opere, tra cui una “commoda libraria”, nella quale furono raccolti tutti i libri esistenti nel convento e tanti altri.
A partire dal 1720 i frati dovettero provvedere alla ricostruzione della chiesa annessa al convento, che “per antichità stava cadente e quasi diruta”. I relativi lavori per difficoltà di carattere finanziario durarono a lungo, infatti furono ultimati nel MDCCXXXVIII, come testimonia una specie di cartiglio sorretto da due angeli e passante dietro lo stemma domenicano, collocato a coronamento dell’ovale raffigurante la Madonna della Grazia, posto sul portale centrale della chiesa.
In Galatina i frati Domenicani, oltre ad esercitare la predicazione, promossero tramite confraternite il culto del Rosario e del Nome di Gesù. Inoltre promossero l’insegnamento rivolto ai laici e misero a disposizione del popolo la loro biblioteca.
Nel 1736 nel convento abitavano diciassette frati, dieci padri e sette conversi, mentre nel 1756 i frati erano quattordici, di cui otto padri, insieme a tre studenti e conversi.
Per effetto delle leggi eversive emanate dai re napoleonidi, Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, il convento dei Domenicani di Galatina fu soppresso nel 1809 e il suo edificio il 21 settembre di quell’anno fu incamerato dallo Stato, con la drammatica espulsione di dieci frati, sei padri e quattro conversi.
Dopo la tempesta napoleonica i Domenicani non tornarono più a Galatina.
Con la Restaurazione, cioè dopo il 1816, il re Ferdinando IV di Borbone concesse al Monastero di clausura femminile di S. Gregorio Armeno di Napoli il dominio diretto sull’ex Convento dei Domenicani di Galatina, ed assegnò ai Padri Agostiniani di Sogliano Cavour analogo dominio sul giardino “S. Domenico”, attiguo al medesimo ex Convento.
Le scuole pubbliche di Galatina furono istituite nel 1836 e fino al 1854 furono gestite dalla cosiddetta “Commissione Comunale delle Scuole” sia sotto l’aspetto amministrativo che scolastico, ivi compresi il reperimento dei docenti e l’assunzione degli stessi, che era possibile solo col parere favorevole dell’Arcivescovo di Otranto.
Siffatta gestione delle scuole si protrasse per diciotto anni, rivelandosi disastrosa a causa della persistente mancanza di docenti, cure e metodo.
Per superare un tale stato di precarietà l’Amministrazione Comunale fu a più riprese in trattative con i Padri delle Scuole Pie (detti Scolopi), i quali accettarono di prendersi cura delle scuole galatinesi solo quando il Comune fu in grado di assicurare loro la sede nell’ex Convento dei Domenicani e una rendita di circa 2.000 ducati.
Ma detto stabile non fu subito disponibile, poiché il Monastero di San Gregorio Armeno di Napoli, che ne era proprietario, lo aveva dato in enfiteusi a Carmine Colaci e Vincenzo Castrioto, i quali furono convinti dall’Arcivescovo di Otranto, mons. Grande, a cederne il dominio utile, ma essi pretesero il pagamento delle migliorie apportate allo stabile, il valore delle quali fu stabilito in ducati 1195,20.
Assolte tutte le formalità necessarie, il 25 ottobre 1853 nel parlatorio del Monastero femminile di clausura di S. Gregorio Armeno di Napoli, dinanzi alla grata di ferro e, alla presenza del notaio Alessandro Tambone, si costituirono P. Pompeo Vita, delegato delle Scuole Pie, la Madre Abbadessa, Donna Teresa Brancaccio, e il canonico Domenico Zamboi, procuratore speciale del Comune di Galatina, e si procedette alla stipula del contratto di enfiteusi, col quale fu fissato in ducati 51 il canone annuo dovuto dal Comune di Galatina al Monastero napoletano .
L’acquisizione da parte degli Scolopi dell’ex Convento dei Domenicani divenne definitiva il 14 novembre 1853, quando il cassiere delle Scuole versò agli enfiteuti uscenti, Carmine Colaci e Vincenzo Castrioto, la somma di ducati 1.195,20.
I Padri delle Scuole Pie, a differenza dei Domenicani, si premurarono ad intestare l’edificio al proprio Ordine, ponendone lo stemma al di sopra del portone esterno e scrivendone il motto, “ad maius pietatis incrementum”, sull’ingresso allo scalone che porta al piano superiore
Essi sfruttarono tutte le potenzialità del grande stabile acquisito. Infatti ottennero dal Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone il Decreto 3 ottobre 1854, che all’art. 1 disponeva: “Nella Casa de’ P. P. delle Scuole Pie di Galatina, oltre alle Pubbliche Scuole, è stabilito un Collegio con convitto e pernottazione per la educazione morale e letteraria dei giovanetti.”
Scuole e Collegio di Galatina vennero gestite dagli Scolopi con diligenza e grande competenza. Ma ciò potettero farlo con tranquillità solo fino all’annessione al Regno Sabaudo delle Province Napoletane (1861). Infatti in primo momento, per effetto del R. D. 13 ottobre 1861, dovettero adottare i regolamenti e i programmi previsti dalla legge 13 novembre 1859, n° 37, nota come legge Casati, che era in vigore nel Regno di Sardegna. Ma quando entro in vigore il R.D. 7 luglio 1866, che sopprimeva tutti gli Ordini Religiosi, mentre gli Scolopi uscivano di scena e la gestione delle Scuole tornava all’apposita Commissione Comunale presieduta dal Sindaco pro tempore, quello che era stato il Convento dei Domenicani, fu di nuovo incamerato dallo Stato a causa dell’ avvenuta soppressione del Monastero femminile di S. Gregorio Armeno di Napoli.
L’Amministrazione Comunale di Galatina il 2 febbraio 1867 chiese, tramite la Prefettura, al Fondo per il Culto la devoluzione a favore delle Scuole dei beni già appartenuti ai Domenicani, per i quali il Comune dal 1853 pagava il canone di enfiteusi. Il Prefetto di Lecce il successivo 12 febbraio assicurò di aver inoltrato la richiesta a detto ufficio con parere favorevole. Ma l’iter della pratica fu tanto complesso da richiedere l’ausilio di un importante avvocato. Pertanto solo in data 6 febbraio 1868 l’ex Convento dei Domenicani e l’annesso giardino furono devoluti dal Fondo per il Culto al Ginnasio - Convitto di Galatina.
Il 5 novembre 1873 la Commissione Comunale compilò un nuovo regolamento per il Ginnasio – Convitto, che all’art. 1 recitava: “Lo stabilimento letterario sistente (sic) in Galatina prenderà da oggi innanzi il nome di Ginnasio Convitto Galatino, in memoria dell’illustre cittadino Pietro Galatino”.
Il 2 maggio 1896 il Consiglio Comunale di Galatina, al fine di ottenere benefici fiscali, chiese al Prefetto di Lecce la promozione degli atti amministrativi necessari per il riconoscimento come Opera Pia del Ginnasio – Convitto
Umberto I, re d’Italia, con suo decreto del 3 marzo 1898, dichiarò il “Ginnasio-Convitto Pietro Galatino” Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza (I.P.A.B.), amministrato dalla Commissione che fu eletta dal Consiglio Comunale con delibera n. 50/1899, nella quale comparve per la prima volta la denominazione “Pio Istituto Pietro Colonna detto il Galatino”, poi generalmente usata nella forma ridotta: “Pio Istituto Pietro Colonna”. Sede di questofu l’ex Convento dei Domenicani anche dopo la regificazione delle Scuole, avvenuta nel 1907.
Detta Opera Pia gestiva le Scuole e il Convitto. La chiusura di quest’ultimo fu adottata con delibera n. 16/1969 dalla Commissione Amministrativa, presieduta dal prof. Paolo Congedo. Il Liceo Classico di Galatina è rimasto nel “Pio Istituto Pietro Colonna” fino al trasferimento nella sua nuova sede in via Pietro Colonna, avvenuto nel 1981.
Attualmente al piano terra, oltre alla prestigiosa Biblioteca Comunale “Pietro Siciliani” che occupa un’intera ala, ci sono altri uffici a carattere culturale, mentre una parte del piano superiore è stata destinata al Museo Civico “Pietro Cavoti”. Pertanto, dopo l’estinzione dell’I.P.A.B. “Pio Istituto P. Colonna”, avvenuta nel 2004 con un decreto del Presidente della Regione Puglia, l’ex Convento dei Domenicani molto opportunamente è stato denominato “Palazzo della Cultura”.
[1] I Domenicani fondavano le loro chiese, dedicandole alla Madonna della Grazia (al singolare), che è la traduzione della invocazione evangelica dell’arcangelo Gabriele «Ave gratia plena» (Ave piena di Grazia), rivolta alla Vergine.
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