Il comizio
L’alba mi sorprese ancora sveglio, a mettere in ordine tutti i pezzi del “comizio” che avrei dovuto tenere la sera. Avevo appena chiuso gli occhi quando il suono della sveglia mi fece sobbalzare prima e alzare dopo, ed erano appena le dieci quando la macchina cominciò ad annunciare in giro, il “ comizio” in Piazza San Pietro alle ore 18 e 30. Avrebbe parlato un candidato di Galatina al Senato, poi io che non ricordo se ero consigliere o avevo un qualche incarico locale nel partito e poi avrebbe concluso il nostro segretario provinciale. Nella piazza appena una ventina di persone a mezz’ora dal comizio. Tra loro riconobbi miei amici e parenti che forze non avrebbero votato per me, ma almeno m’avrebbero ascoltato.
L’orario era ideale, una bella serata che chiudeva una giornata quasi estiva. Negli interventi facemmo a gara tra chi la sparava più grossa, disegnando un paese che non c’era e che mai sarebbe potuto esserci: strade, autostrade, circonvallazioni, e poi lavoro, cooperative, trasporti ed ambiente.
Insomma tutto ciò che la gente voleva sentirsi dire. Cominciarono così i primi timidi applausi che diventarono poi applausi veri e propri. Se ben ricorso eravamo alla fine degli anni 70, era il mio primo comizio ed avevo compiuto vent’anni da qualche anno. Tre paginette scritte fitte, fitte, con cancellazioni e correzioni e che io da un po’ di giorni cercavo inutilmente di memorizzare.
Quando toccò a me fui un fiume in piena, snocciolai a “braccio” tutti quei ragionamenti articolati e un po’ copiati che avevo incollato nella mia mente.
Non avevo trascurato pause e tonalità, avevo dato giusto equilibrio agli “alti” e ai “bassi” del discorso, che avrebbe dovuto appassionare prima, incantare poi. Nessuna stramberia, nessuna amnesia, durante quel quarto d’ora di “comizio”. Gesticolai come un vero”professionista” facendo piombare quel poco pubblico presente nell’incubo di aver trovato finalmente la mia strada. Non fu così, fortunatamente non fu così.
Piazza San Pietro, non si riempì, ma per quel che eravamo e che rappresentavamo i presenti non erano tanti, erano tantissimi. Non andò neanche male, il nostro candidato non fu eletto ma non per questo sfigurammo.
Ci sono cose che fai nella vita e che il solo pensiero ti fa un po’ arrossire e un po’ vergognare. Quel “comizio” al calar di una sera quasi estiva, in quella piazza in cui si perdevano una trentina di persone e dove la mia voce si mischiava con la musica dei bar, quel comizio è una di quelle cose. Mi direte: - vergognarsi di che? Di cosa? - . – Non lo so -.
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