'I pummidori'. Fotoracconto di una tradizione

Il rito della salsa

Intenso, come il suo colore. Il basilico ti entra nelle narici anche da lontano. Distingui bene il suo profumo da quello dolciastro della cipolla, perla di sole pronta a unirsi alla sagra del sugo. Ma il protagonista è lui, il pomodoro. Docile sotto l'acqua che lo accarezza, dopo che mani veloci lo hanno reso rubino puro, quelle stesse mani che poi lo stringono con voracità e velocità per rubarne la polpa. "La seme" condirà il pane fragrante di forno durante la pausa che spezza la mattinata iniziata molto presto.
Il giorno dedicato alla salsa è come una festa patronale che mette ai piedi della famiglia la voglia di una danza sui generis, fatta di riti e ricordi da tramandare perché sulla pietra non rimanga solo l'eco delle chiacchiere, degli scherzi, del sudore e della soddisfazione.
Quintali di pomodori, come in una catena di montaggio, rotolano verso grossi fornelli accesi sotto un gazebo, mentre la campagna scandisce i movimenti dei lavoranti con folate di aria calda e canti di cicale. Il fuoco ammorbidisce il magma tricolore che riempie di buono ogni senso.
Poi il gesto del "passare" fa di pomodoro, cipolla e basilico un unico riconoscibile sapore, un unico inconfondibile odore. Uomini e donne insieme per un giorno che ha il nome di ognuno ed è di tutti, un giorno che, come avveniva con i nonni, a pranzo prevede un piatto di pasta con il sugo fresco di spremuta. Un giorno che si conclude con l'imbottigliamento del miele rosso nel pomeriggio, ma si rinnova nelle sensazioni ogni volta che la domenica, durante l'inverno, gli spaghetti si imbevono di quella salsa e prendono vita. Un gioco che sfama, un sorriso che fa dimenticare ogni muso lungo. Un attimo di unione che si attende. E si ripete ogni anno.

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Martedì, 13 Agosto, 2013 - 00:08

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