Grandemente piccoli
Amicizia, parola impegnativa. Termine con il quale siamo messi a dura prova in ogni istante della nostra vita. Voler bene a un amico fraterno non è facile, specie quando egli ha torto, oppure quando non si capiscono le ragioni di un suo distacco. Sono lontani i ricordi dei momenti in cui si era tutti uniti, si usciva insieme; risate, divertimenti, feste. Non vi erano contrasti, litigi. Finché poi si cresce, arrivano i 18 anni e ci si crede grandi tutto d’un tratto, con la voglia di cambiare vita, spazi, compagnia; con il desiderio di essere maturi, forti di una carta d’identità che comincia ad avere un certo peso; grandi come quando prendi la patente e non vedi l’ora di girare con la macchina per far vedere al mondo che ci sei anche tu, che sei figo, che sei pronto ad affrontare le nuove avventure.
Come “Divenire” di Einaudi, la vita comincia a svilupparsi sempre più velocemente, non si ha il tempo per riflettere, soffermarsi sugli errori fatti, o su quello che sta accadendo così di colpo.
Arriva la/il ragazza/o, un amore grande, ma esagerato, fino a diventare morboso, monotono, da isolare la coppia dal mondo. Nemmeno gli amici capiscono, tanto da cominciare ad alzare un muro parallelo. Due barriere opposte, invalicabili.
Si chiude ogni dialogo, le porte si bloccano, si è persa la chiave per riaprirle.
L’Amicizia non c’è più.
E invece di essere grandi e maturi, torniamo a essere bambini viziati.
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