Giustiniano Gorgoni, il gentiluomo che salvò il Ginnasio Convitto “Pietro Colonna” di Galatina

Michele Montinari intorno al 1895, da alunno di prima elementare, conobbe  “…un vecchietto vestito di nero, con un soprabito pure nero e il bastone dal pomo dorato…” e  “…dal conversare lento e dimesso… ”, il quale spesso  ispezionava la scuola. Egli comprese poi che quel distinto gentiluomo era il Sopraintendente all’istruzione di Galatina,  cioè l’avvocato Giustiniano Gorgoni. Questi, nato a Galatina il 24 agosto 1825 dall’avvocato Filippo Gorgoni e da Rosina Calò, apparteneva ad un’illustre famiglia, che fra gli altri aveva espresso un prelato Agostino Tommaso Gorgoni (1712 – 1790), vescovo di Castro, e un sindaco,  Francesco Gorgoni (fratello dell’avv. Filippo), primo cittadino di Galatina dal 1827 al 1830.
Non si sa se Giustiniano Gorgoni abbia esercitato l’avvocatura, tuttavia egli si autodefinisce ‘avvocato’ nel frontspizio della propria opera principale, il “Vocabolario agronomico…”, e come ‘avvocato’ o ‘legale’ è  inserito negli elenchi dei componenti il Consiglio Comunale.
Ma non mancano autori che in maiera impropria  lo hanno considerato ‘agronomo’.
Egli partecipò attivamente alla redazione del quindicinale RIFORMA, legato al movimento risorgimentale e  pubblicato a Lecce dal gennaio 1862 all’aprile 1863.
Il 27 maggio 1861, nella prima consultazione per l’elezione del Consiglio Provinciale Giustiniano Gorgoni riportò 92 voti su 210 votanti, ma fu eletto Nicola Bardoscia che aveva ottenuto 112 voti. Questa sconfitta non lo scoraggiò e, ricandidatosi più volte, nella tornata del 21 luglio 1881 divenne finalmente consigliere provinciale con 214 voti, insieme all’altro candidato, Antonio Carrozzini che aveva riportato 170 voti.
Intanto  con il rinnovo del Consiglio Comunale (C.C.), avvenuto il 3 marzo 1876, egli era entrato a farne parte  e il successivo 22 settembre 1877 venne nominato Assessore. In questa carica fu poi  riconfermato a partire dal 9 ottobre 1878, ottenendo la delega alla Pubblica Istruzione. Proprio in questo periodo Giustiniano Gorgoni enntrò nella storia del Ginnasio Convitto “P. Colonna”.
L’Amministrazione Comunale di Galatina, che, dopo l’uscita di scena degli Scolopi era la sola responsabile della gestione di detto Istituto, non riusciva a contenerne la inarrestabile decadenza, iniziata dopo la morte del direttore-rettore Sebastiano Serrao (1870), ex scolopio. In particolare il Convitto, chiuso per l’a.s. 1876-77, non venne riaperto nel successivo a.s. 1877- 78, mentre gli iscritti alle cinque classi del Ginnasio, che complessivamente erano 25 nel 1877-78, scesero addirittura a 22 nel 1879-80.

Questo stato di cose era fra l’altro determinato dalla mancanza di continuità didattica nell’insegnamento, dovuta alla grande difficoltà a trovare docenti “patentati” ed  al mancato pareggiamento dell’Istituto, per cui gli alunni dovevano sostenere annualmente presso un istituto governativo gli esami per il passaggio alla classe successiva.   

Nella seduta del C.C. che ebbe luogo l’11 aprile 1878 andò in discussione la riapertura del Convitto e Giustiniano Gorgoni in un appassionato intervento ne sostenne la necessità, enumerando i vantaggi che si sarebbero ottenuti e concluse dichiarando: “…il Ginnasio non potrà aver vita e fiorire se non apre il venturo anno scolastico unitamente al Convitto”.

Egli in altra occasione espresse lo stesso concetto dicendo: “… il Ginnasio non può sussistere senza il Convitto …(che) è come il piantonaio (ovvero il vivaio – N.d.A.) in cui l’agricoltore alleva gli alberetti che poi traspone nei suoi campi…”

Ma per riaprire il Convitto era indispensabile un cospicuo contributo del Comune, disapprovato dalla Deputazione  Provinciale, la quale peraltro riteneva che il Convitto fosse un privilegio riservato alle famiglie agiate.

I rilievi dell’organo di controllo alle spese comunali furono discussi in C.C. il 19 marzo 1879 e Giustiniano Gorgoni, partendo dal principio che “…l’istruzione ginnasiale o deve apprestarsi completa o è meglio si sopprima affatto…”, propose l’alienazione dei beni posseduti dal Ginnasio in Paesi del Capo di Leuca, motivandola nel modo seguente: mentre “…la rendita delle proprietà stabili nel giro di un decennio si (era) per ogni dove pressoché raddoppiata…”, invece era rimasta stazionaria fra le sette e le ottomila lire, “…quella che si (ritraeva) dal patrimonio delle Scuole…”, poiché questo era prevalentemente costituito da beni che, non potendo essere bene amministrati perché lontani da Galatina, erano soggetti al degrado o addirittura improduttivi. Dalla loro vendita all’asta si poteva invece ricavare una somma che, investita in Rendita Pubblica, avrebbe potuto dare un utile netto di circa sedicimila lire, la quale avrebbe consentito alle Scuole di reggersi con i mezzi propri, senza aver bisogno di sussidi del Comune.

Nella seduta del successivo 3 aprile 1879  la suddetta proposta fu approvata a larga maggioranza e fu anche discusso ed accolto l’o.d.g., presentato dal medesimo Giustiniano Gorgoni, che dava facoltà al Sindaco e alla Giunta d’iniziare presso le Autorità Scolastiche le pratiche necessarie per il pareggio del Ginnasio di Galatina alle Scuole Governative. Nella  presentazione dello stesso o.d.g. il Nostro aveva fra l’altro sostenuto che detto pareggio:

-          fosse “… un beneficio che lo Stato (accordava) al Comune, il quale senza rinunziare alla pienezza dei suoi diritti, metteva le Scuole sotto la protezione del Governo”, assicurando così “… al Ginnasio una vita più serena e più lunga, sottraendolo alle oscillazioni, alle quali potrebbe trascinarlo il variare delle amministrazioni locali…”;

-          avrebbe permesso di contare sull’aiuto delle Autorità scolastiche per la ricerca di professori, per la composizione di controversie ecc.;

-          avrebbe richiamato un maggior numero di alunni sia mediante “…il commodo di subire gli esami presso le scuola ove si studia” sia  col diritto di ottenere sussidi distribuiti  dallo Stato ad incremento dell’Istruzione.

Il 14 maggio 1882  il dare a censo (censuazione) zone del giardino del Ginnasio per la costruzione di abitazioni private, che secondo il sindaco Giacomo Viva avrebbe fruttato almeno 1200 lire, laddove l’affitto rendeva appena 300, non incontrò il favore del Consiglio, il quale  approvò invece l’alienazione degli stessi suoli edificatori, proposta da Giustiniano Gorgoni. Questi sosteneva che la censuazione avrebbe creato difficoltà non solo a causa della riscossione periodica dei canoni, ma soprattutto perché un eventuale mancato rinnovo periodico di titoli, dovuto a trascuratezza, avrebbe comportato la perdita degli stessi; invece, optando per la vendita ed investendo il ricavato in Rendita Pubblica, si sarebbe ottenuto tranquillamente e senza rischi un reddito pari a quello della censuazione.

Per effetto dei sopra esposti provvedimenti, consigliati dal Nostro, ed approvati sia dal C.C. che dalla Deputazione Povinciale, le Scuole di Galatina non ebbero più problemi economici ed ottennero il pareggiamento alle Scuole governative con il D.M. 21 gennaio 1881. Inoltre sotto la guida del direttore-rettore Sac. Carlo Tarentini, assunto nel dicembre 1883 su segnalazione del Provveditore agli Studi Rebecchini, mentre nel 1883-84 si erano già avuti 55 alunni di ginnasio, di cui 16 in convitto, nel 1889-90 si ebbero 108 studenti, di cui 38 convittori.   
Nell’Amministrazione Municipale Giustiniano Gorgoni oltre ad avere la delega per la Pubblica Istruzione era anche Assessore al Bilancio e come tale fu molto impegnato a riequilibrare la disastrosa situazione delle finanze comunali.

Per esempio,  al fine di avere approvato dalla Deputazione Provinciale il bilancio di previsione per l’esercizio 1879, riuscì a far accettare al C.C. la diminuzione delle spese per l’illuminazione pubblica, la riduzione degli stipendi agli impiegati comunali, il ridimensionamento dell’assistenza pubblica e l’aumento dell’addizionale sui tributi diretti di focatico, bestiame, esercizi e rivendite.           

Nella tornata dell’8 ottobre 1881 egli propose al C.C. una riforma ‘rivoluzionaria’ del sistema tributario comunale, consistente nell’introduzione a partire dal 1882 della “tassa unica di famiglia” in sostituzione delle tante imposte in vigore, rimanendo inalterata la previsione d’entrata. Tale proposta venne approvata prima dal Consiglio e poi dalla Deputazione Provinciale, la quale stabilì per detta tassa un minimo di £ 3 ed un massimo di £ 300.

Giustiniano Gorgoni prendeva anche parte attiva alla vita politica ed amministrativa di Cutrofiano, nel cui territorio aveva numerose proprietà. In particolare egli sostenne l’inizitiva popolare tendente ad onorare con una lapide la memoria di ‘Vincenzo Colì’, morto a Dogali il 26 gennaio 1887. Infatti scrisse l’epigrafe da incidere sul marmo e tenne un discorso il 30 ottobre 1887 in occasione della cerimonia commemorativa, rivelandosi molto critico nel confronti della politica coloniale del Governo Crispi.   

E’ del 1858 la pubblicazione  del suo opuscolo “L’Oidium Tuckeri e lo zolfo ossia le malattie della vigna ed i mezzi per combatterle”, con il quale intendeva combattere pregiudizi e diffidenze e far accettare ai viticoltori un moderno sistema di prevenzione e cura di malattie della vite.

Nel 1896 dalla Tipografia Editrice Salentina F.lli Spacciante di Lecce venne pubblicata la maggiore opera di Giustiniano Gorgoni, il cui titolo completo è: “Vocabolario agronomico con la scelta di voci di arti e mestieri attinenti all’agricoltura e col raffronto delle parole e dei modi di dire del dialetto della provincia di Lecce”. E’ evidente che non si tratta di un libro di ‘scienza agraria’. Con esso il Nostro intese offrire a tutti coloro che devono espletare pratiche agricole e ai giovani i significati esatti delle parole nel loro uso corrente nel mondo contadino, in modo da poter parlare e scrivere conoscendo il significato delle parole, l’uso degli attrezzi e di quant’altro attiene all’agricoltura.  

Il 17 luglio 1897 il nuovo C.C. con 25 voti su 25 votanti elesse: sindaco il dott. Mario Micheli,  assessori effettivi Antonio Vallone, Giustiniano Gorgoni, Raffaele Torricelli, Lucrezio Luigi e  assessori supplenti Alessandro Bardoscia e Ruggero Consenti.

Il Nostro all’età di 72 anni tornò dunque in Consiglio ed anche in Giunta, ma con delega diversa da quelle avute in precedenza.   

Nel Palazzo, sito in Galatina – via Cavour n. 14, nel quale Egli abitava, ci sono alcune epigrafi[1] che in un certo senso rispecchiano il suo modo di pensare.
Giustiniano Gorgoni morì il 10 marzo 1902 e il sindaco Micheli nel dargli l’ultimo addio ricordò fra l’altro che:
- “Tra i suoi ideali tenne il primo posto la diffusione della cultura fra la gioventù che Egli si sforzò di rendere studiosa, sia che con l’esempio di abnegazione rarissima gratuitamente insegnasse lingua e letteratura francese nel nostro Istituto, sia che si dedicasse alla pubblicazione del suo pregiato dizionario inteso a diffondere la lingua fra le classi agricole!

 - “La sua aspirazione piu viva fu il benessere materiale e civile della sua patria, e a tale scopo nelle pubbliche amministrazioni di cui fece parte, la sua voce indicò sempre quale era la via da tenere!

Lo stesso Sindaco concluse dicendo: “Oh amico! Per volgere di tempo non si cancellerà giammai dal nostro pensiero la tua figura virtuosa e gentile, e tu col tuo spirito eletto sarai sempre fra noi ad ispirarci, coll’esempio della tua vita, il forte amore pel migliramento della patria nostra!

 




[1] Entrando nell’atrio di Palazzo Gorgoni,  si vede di fronte un affresco con l’immagine di un cane e l’iscrizione CAVE CANEM (attento al cane). Salendo la doppia rampa della bellissima scalinata, si giunge al belvedere del 1° piano sul quale si affacciano tre porte-finestre, i cui architravi presentano altrettante iscrizioni. La prima: USU NON DOMINIO (per l’uso, non per il dominio). La seconda: QUIS QUIS PER MARE VEL PER TERRAS QUESITAS AURUM / TULLUSERIT CELICUM  MALE  LINQUIT OPES (chiunque cercando per mare e per terra l’oro lascia malamente dietro di sé la ricchezza). La terza: FORMOSE ASPECTUS  MULIERIS DEMONIS ARCUS / QUEM MISSA FERIT  DITA SAGITTA VIROS (il bell’aspetto di una donna è l’arco del demonio, dal quale è lanciata la freccia che colpisce gli uomini). [ V. Manni, Natolo, Romano e Stomeo, GUIDA EPIGRAFICA DI GALATINA, GALATINA, 2001, pp. 71-72 ].

Domenica, 20 Luglio, 2014 - 00:07