A Gallipoli apre il Museo di Storia della Medicina del Salento

Un pezzo di storia della medicina raccontata attraverso macchinari e strumenti. Oltre 140 “frammenti” raccolti in giro per gli ospedali del Salento, a partire da quello di Gallipoli, e riuniti in un’unica collezione: è il MuSMeS, Museo di Storia della Medicina del Salento, che sabato 27 maggio alle ore 18 aprirà i battenti. Lì dove quella storia è cominciata: in un Ospedale. Con una singolarità che salterà all’occhio di Michele Emiliano, il presidente ospite d’eccezione: è infatti uno dei pochissimi esempi, forse l’unico, di un museo allestito in un nosocomio attivo e funzionante. La custodia della memoria a due passi dalla sanità che, quotidianamente, si prende cura dei bisogni dei cittadini.

La “festa” di sabato sarà il punto culminante di una parabola cominciata 13 anni fa, grazie all’idea di un manipolo di dipendenti appassionati del proprio lavoro. Tanto da dedicarvi una parte di tempo libero e da impegnarsi a perseguire il progetto sino all’atto finale, anche una volta andati in pensione.

La loro passione e la sensibilità del Direttore Generale della ASL Lecce, Silvana Melli, nel cogliere l’originalità dell’idea hanno reso possibile un piccolo “prodigio”. Il museo è stato messo su, quasi dal nulla, andando a scovare pezzi di modernariato sanitario in scantinati e depositi, ma soprattutto ricavandone gli spazi chiudendo con lastre di vetro una parte del porticato dell’Ospedale. Insomma, dando forma al vuoto e riempendolo di una “missione”: spiegare agli addetti ai lavori, ai cittadini e alle scolaresche l’evoluzione della tecnologia applicata alla medicina nell’ultimo cinquantennio del millennio scorso.

Il lungo salone del museo mette in vetrina macchinari e strumenti d’epoca richiamati “in servizio”, sebbene solo per fare testimonianza: un vecchio letto operatorio del ‘50, un tavolo per gessi del ‘67, un contaglobuli automatico del ‘74, un pirometro del ‘90, un apparecchio rx portatile del ‘70, un bisturi elettrico del ‘60 e tanto altro ancora. Leggere ogni targhetta sarà un po’ come rendere omaggio a questi “fedeli servitori” che hanno accompagnato il lavoro di medici, tecnici e infermieri e assicurato diagnosi e terapie a tantissimi pazienti.

L’impresa, del resto, è sicuramente valsa la spesa. Il MuSMeS è costato “zero euro” all’azienda sanitaria. Merito dell’acume di un ex amministratore che ha finanziato il progetto rivendendo vecchie lastre radiologiche inutilizzate, il cui valore è dato dall’argento che contengono.
Ora, per scoprire tutto questo, non resta che andare in Ospedale: una volta tanto solo per una visita... di piacere.

Venerdì, 26 Maggio, 2017 - 00:03