Galatina e Giovinazzo unite da Gioacchino Toma
Nella Sala Marano gremita di ex alunni, educatori e docenti dell’Istituto Vittorio Emanuele II di Giovinazzo, alle ore 18:00 di sabato 19 dicembre, l’Assessore alla Cultura della Città di Galatina Daniela Vantaggiato ha presentato il libro "Gioacchino Toma Una Strada In Salita" di Giovanni Nisio, educatore, insegnante e valente pittore.
Il libro, edito dal Centro Studi, Associazione Culturale “IVE II” di Giovinazzo, vuol essere un omaggio al grande pittore Gioacchino Toma (Galatina 1836- Napoli 1891) che per sei anni fu ospite dell’Istituto, dal 24 novembre 1849 al 24 aprile del 1855, e lì giunse come afferma nei suoi Ricordi di un orfano allorché “I miei parenti avevano domandato per me al Consiglio di provincia uno de’ posti gratuiti, di cui la provincia di Lecce disponeva nell’ospizio de’ poveri, che era a Giovinazzo, provincia di Bari”. Se allora chi lo accolse a Giovinazzo sente di dover per “giustizia” magari dedicare una delle salette del gigante buono l’Istituto Vittorio Emanuele II già Reale Ospizio – con i suoi 20.000 metri quadri di superficie nel cuore della città – ad uno dei suoi ragazzi che come altri ha saputo nella vita emergere, quanta grande deve essere la gratitudine della Città di Galatina per l’ospitalità data.
E se il giovane Toma subì “un tradimento familiare grave: - ha affermato Daniela Vantaggiato - perduto il padre ad otto anni e la madre a dieci, mal sopportato dalla nonna ed dal tutore lo zio materno Salvatore Strati che provvide a vendere, quando e come ritenne, le proprietà dei nipoti – oltre a Gioacchino, il fratello Salvatore e la sorella Clementina – e di riflesso la sua città quasi consentì che ciò fosse, il Toma sempre la amò come è testimoniato nella splendida lettera da Napoli 1874 al Cavoti, altro galatinese illustre Tu solo conosci il mio dolore, il mio lamento,la mia triste lontananza [dal]la mia Galatina.[…]Piango. Piango. Piango sempre la mia Patria. Mai ho dimenticato il natale a cui appartengo. Lettera che nel libro viene ripubblicata.”
Alla prima parte del testo in cui l’autore parla della vita di Gioacchino Toma e dei ragazzi ospitati al Vittorio Emanuele II – La vita avventurosa. A Galatina. A Giovinazzo. Il ritorno a Galatina: una pessima decisione. A Napoli. Gioacchino Toma artista. Lettura di alcune opere del Toma. - segue una seconda parte nella quale si riprende a parlare del Toma insegnante presso le scuole municipali di Napoli ed a seguire le lettere di Gioacchino Toma a Pietro Cavoti, una Rassegna stampa e in Appendice Metodo di lavoro di Gioacchino Toma, notizie sulla Famiglia di Pietro Toma e Pietrina Strati, sulle Proprietà vendute, sul Nucleo familiare di Gioacchino Toma e Diletta Perla e dei loro sette figli – per le notizie l’autore ringrazia gli impiegati dell’ufficio Anagrafe di Napoli – una Bibliografia e Notizie e foto dell’Istituto.
“E’ a Giovinazzo che il Toma dichiara di volersi applicare allo studio del disegno ed il Comandante della seconda compagnia lì per lì lo presenta al professore di disegno, un uomo sulla cinquantina, di capelli rossi e con un occhio solo, di cognome Riccardi. Così nei Ricordi di un orfano ed è la prima volta che Gioacchino frequenta una vera scuola una scuola a dir vero messa con molta cura e molto ben provvista di scelti originali in gesso e in stampe e la sua sofferenza e contrarietà è quando non può dedicarsi allo studio o quando il compagno invidioso della sua abilità lo ostacola tanto che reagisce violentemente ferendolo e finendo per quindici giorni nella prigione dell’istituto da dove esce malato; e, non venendo aiutato dalla famiglia che ignora le sue richieste d’aiuto, riesce con l’inganno a tornare a Galatina e si salva perché almeno in questa circostanza non tardarono a chiamare un medico ed a farlo curare. Si porterà sempre dentro la volontà di studiare e di approfondire, vivendo. La vita del Toma proseguì per la sua strada e fu patriota, insegnante, pittore e padre, e come sempre sarà segnato dalla vita da orfano che sa di latte perso, di tepore violato, di spazi nudi resi freddi dalla morte, di avvertimento costante di ciò che si è perduto, così sempre “si trascina nella mente l’ospizio di Giovinazzo ma non ne fa velo didatticamente, lo rivive con colori sobri e selettivi nel dipinto ‘La ruota dell’Annunziata’ e non solo” come afferma l’autore Nisio.”
In Toma Galatina e Giovinazzo scoprono una relazione che nelle parole e nel saluto del sindaco Tommaso Depalma e del Commissario dell’Istituto Nicola De Matteo porterà ad iniziative condivise.
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