Fra fede e tradizione una processione che unisce

I simulacri dei Santi Pietro e Paolo in un lungo percorso che attraversa la città

Quando la statua di San Paolo, portata a spalla secondo tradizione dai ‘Massari’ di Collemeto e Santa Barbara, spunta dal portone della Chiesa Madre, seguita dal mezzo busto di San Pietro, la Banda San Gabriele dell’Addolorata di Noha esplode nella marcia trionfale dell'Aida per esprimere la gioia dei galatinesi nel festeggiare i propri protettori. Anche le donne e gli uomini che abitano nelle frazioni dell’Ombelico del Salento sono accanto ai compaesani del nucleo urbano. Sono la fede e la tradizione ad unire chi abita in questo territorio, ai cui residenti il Convertito sulla via di Damasco ha concesso di non subire l’offesa della taranta.    
La processione si muove. Il reliquario d’argento con l’effige di San Pietro occupa il posto d’onore, preceduto dai parroci e dai sacerdoti galatinesi e seguito dai responsabili dell’Amministrazione comunale. Al centro del gruppo c’è il Sindaco Cosimo Montagna e, accanto a destra, a sinistra, in seconda fila e via via nelle altre file si posizionano le Autorità politiche e militari.
La loro collocazione non è in ordine di importanza anche se c’è sempre qualcuno che sgomita per schierarsi davanti.
I ragazzi dell'Azione Cattolica aprono il corteo e le confraternite si schierano in un rigoroso ordine di precedenza che si chiude sempre con i fratelli e le sorelle dell’Immacolata, preceduti da quelli dell’Addolorata.  Il posto più vicino a’ ‘Santi’ è riservato a chi, secondo la storia, ha avuto per prima il titolo di ‘Arciconfraternita’.
Il lungo ‘pellegrinaggio’ quest’anno ha raggiunto, passando per via Gallipoli, anche l’Ospedale. Il rientro in Chiesa Madre avviene con le luminarie accese e i fuochi d’artificio. La tradizione è rispettata.
Le ‘tarantate’ possono cominciare a ‘ballare’. San Paolo, come ogni anno, è pronto a guarirle.

Lunedì, 29 Giugno, 2015 - 00:07

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