Filippo Miraglia a Galatina per presentare "Rifugiati. Conversazioni su frontiere, politica e diritti"

Mercoledì 14 settembre alle ore 10:30 a Palazzo della Cultura a Galatina, Filippo Miraglia presenterà il suo ultimo libro "Rifugiati. Conversazioni su frontiere, politica e diritti". Oltre ad essere il vice presidente di Arci nazionale, Miraglia ne è stato per anni il responsabile della commissione migranti. L’incontro sarà moderato dal giornalista Stefano Martella e vi prenderanno parte Antonio Palmisano, antropologo dell'Università del Salento, Davide Giove, presidente di Arci Puglia, Anna Caputo, presidente di Arci Lecce e Roberto Molentino, scrittore e operatore Arci Lecce.
Sarà una preziosa occasione di formazione per chi si occupa dei temi dell'immigrazione e dell'accoglienza e di informazione per tutti i cittadini che necessitano di un racconto non viziato da stereotipi. Frequenti sono state le prese di posizione di Miraglia per il miglioramento del sistema dell'accoglienza italiano ed europeo. Recentemente, ad esempio, ha chiesto la totale conversione dei Cas (centri di accoglienza straordinaria) in Sprar, per agevolare la partecipazione delle comunità locali, tramite i Comuni, al sistema dell’accoglienza e uscire così dalla gestione emergenziale da parte delle Prefetture della maggior parte dei nuovi arrivi di migranti sul territorio italiano.
Tenace è inoltre il suo impegno per smontare alle radici il luogo comune della presunta "invasione" che l'Europa starebbe subendo, stando a certa retorica nazionalista e identitaria. Lo spiega bene nel suo libro "Rifugiati. Conversazioni su frontiere, politica e diritti", uscito a luglio scorso, che sarà presentato a Galatina. Scrive Miraglia: "La più grande emergenza profughi dal secondo dopoguerra ha investito l’Europa in modo marginale e quantitativamente limitato: dei 60 milioni di donne e bambini che nel 2015 sono fuggiti da guerre e violenze solo un milione è approdato in Europa. Eppure la vulgata è che siamo di fronte a una invasione insostenibile e l’Unione europea, per “difendere” se stessa, stipula accordi con la Turchia di Erdogan per delegarle la gestione dei profughi, ricacciati ai confini dei Paesi da cui provengono.
Eppure, nonostante l’asprezza della situazione, il nodo resta quello dei diritti: i diritti delle persone che, una per una, devono poter avere, ovunque si trovano e tanto più se fuggono da guerre e violenze, una vita dignitosa e libera. Per questo in migliaia lavorano ogni giorno, forse troppo silenziosi. Ma sono loro dalla parte giusta, e c’è da augurarsi che non sia troppo tardi quando chi ci governa se ne renderà conto".

Martedì, 13 Settembre, 2016 - 00:06