Figlia del mio Liceo

“Sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta […], odo il rumore degli spazi percorsi... All’improvviso il ricordo è davanti a me” (Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”). Sento il suono della campanella, ed ecco il brusio di tutti gli studenti che salgono su per le scale e si accingono a raggiungere le loro aule, percepisco il profumo di quei corridoi, che ho percorso per cinque lunghi anni, arriva anche il buongiorno della signora Antonella e del signor Michele. Tutto è meraviglia.
Faccio ingresso nella mia classe. Ore 8:25, la giornata ha inizio. Si susseguono cinque ore e con loro i vari argomenti delle diverse discipline, un po' di Leopardi, uno studio di funzione, l’attivismo pedagogico, il “velo di Maya” di Schopenhauer e anche un po' di Seneca. I giorni passano in fretta e, tra un autore e l’altro, arriva il 9 giugno. La giornata-tipo si ripete, ma questa volta con un pò di nostalgia. Mi godo fino in fondo il “dolce” suono di quella campana, assaporo ogni singolo attimo, ogni singolo istante di questa ultima giornata in questa scuola. Ore 13:25. E’ finita. Si brinda, spumante fresco per tutti, “the final countdown” come sottofondo in tutti i corridoi. Ed ecco che lei fa ancora sentire il suo suono, per l’ultima volta, la campanella scolastica. Tutti sembrano felici, anche io lo sono, ma nascondo in me un po' di malinconia, consapevole che il suono appena udito ha decretato la fine del mio percorso in quella scuola, consapevole che mai più potrò rivivere tutte le emozioni vissute in quei cinque anni, ed ecco una lacrima che solca il mio viso, un’altra e un’altra ancora, ci si saluta e ci si consola, “Ci si rivede agli esami”. Eh già, gli esami, la maturità, un altro “grande ostacolo” da superare, “non ce la farò mai, non riuscirò a reggere il peso di tutta quell’ansia”, “ma suvvia, coraggio, impegno e fiducia in me stessa”, tipici pensieri di un maturando.
Coraggio, impegno e fiducia di sé… Tre grandi valori che la mia scuola, il mio Liceo delle Scienze Umane (Galatina), è riuscito a trasmettermi, insieme a tanti altri ideali, nel corso di questi anni. Ed è proprio questo il motivo per cui io non dimenticherò mai quella scuola, scuola di cui, in fondo, io mi sento un po' “figlia”, e non smetterò mai di esserle grata, di essere grata a tutti coloro che di quella scuola fanno parte, che mi hanno accompagnata in questo percorso terminato ormai un anno fa.
Una scuola vera, capace di farti crescere sotto tutti gli aspetti, da quello didattico, a quello, molto più importante, umano. Questo è il mio Liceo ed è così che a me piace ricordarlo, insieme a tutti i miei professori, che hanno sempre messo la loro passione e i nostri successi al primo posto. Ed è così che la matematica e la fisica trovavano spazio nella vita di tutti i giorni, che il pensiero di Dante diventava estremamente attuale e le teorie di Piaget di rivelavano ancora utili ed efficaci; è così che una poesia sull’amore scritta in lingua latina riusciva a coinvolgere tutti noi, perché l’amore, si sa, non ha confini temporali; è così che la chimica riusciva a spiegarci i fenomeni a cui assistiamo quotidianamente e che una pagina di storia diventava utile a comprendere gli errori del passato e a riflettere sul presente. E come dimenticare, poi, Antonella e Michele, i due operatori scolastici, sempre pronti a darti quel conforto di cui avevi bisogno, quella parola dolce, quella battuta che davano un nuovo volto alla tua giornata.
Concludo questi miei pensieri ringraziando ancora una volta il mio Liceo, che ho amato e continuerò ad amare sempre, una scuola che ormai fa parte di me e della mia vita. E un “in bocca al lupo” speciale a tutti i ragazzi e le ragazze di quel liceo che, a partire dal 21 giugno, affronteranno gli Esami di Stato, con l’augurio che possano raggiungere il meglio. Ad “maiora semper!”

Giovedì, 15 Giugno, 2017 - 00:06