Faccia a faccia con i racconti di Robert Doisneau

Madame Rita, 1954

«Ricordo la Parigi dei berretti a visiera e delle bombette, la Parigi che si ribella, la Parigi umiliata, la Parigi bigotto-borghese, la Parigi delle puttane, ma segreta, e poi la Parigi ebbra di gioia, ed ecco la Parigi delle automobili, la Parigi degli intrallazzi, la Parigi del jogging».
Queste parole sono di Doisneau, fotografo francese morto nel 1994. La scorsa domenica passeggiando tra le sue opere esposte a Milano abbiamo avuto proprio questa sensazione…ossia quella di passeggiare in ognuna di queste Parigi. Di conoscere e riconoscere ognuno di quei volti fissi in un'immagine. Di partecipare ognuno di questi ricordi.
Abbiamo respirato l'aria delle strade parigine, degli angoli in cui si è "appostato" in attesa di ciò che oggi conosciamo come L'Enfer, Le cadran scolare, Barricade...
Immagini da cui ci siamo lasciate sedurre, che abbiamo studiato, con l'occhio attento di chi sarebbe voluto essere lì proprio in quel momento..in quel bistrot. In quell'atelier. Davanti Piazza della Concordia. In quella città spogliata della sua patina aristocratica che l'avvolge, con l'unico intento di celebrarne la quotidianità.
E' quando l'emozione non è traducibile in parole che è davvero tale, ecco perché non ne voglio aggiungere molte altre.

Madame Rita, 1954

"Al caffè, per darsi un contegno, le donne fanno finta di aspettare qualcuno. Ma Rita, seduta in un piccolo bistrot della Montagne-Sainte-Geneviève, non se ne curava. Fiutava tabacco, beveva, e fumava con la massima calma. Non più tanto giovane, non aveva la minima fretta. Sapevo che era còrsa e forse per questo mi faceva pensare alla madre di Napoleone. Più continuavi a bere e più la somiglianza diventava impressionante. Con la sua aria autoritaria, gli occhi bistratti di carbonella, le unghie lunghe e un accendino da ex combattente, l'avresti detta Madame Letizia in persona. A chiederglielo con un po' di insistenza, acconsentiva a eseguire, alla maniera delle cantanti popolari realiste, la canzone del "trinciato forte da arrotolare tra le dita" come mai nessuno l'aveva cantata sotto i lampioni del Lussemburgo: e allora la visione spariva lentamente".

Martedì, 26 Marzo, 2013 - 11:12