Essenzialità democratica

Si soggiace alla perfida logica di inviolabili spartizioni e assegnazioni numeriche con la concessione di caselle, in cui imbucare chi si vuole. Certo, in proposito, si può obiettare che – considerati il pesante clima politico, il fasullo bipolarismo, il catastrofico nostro sistema elettorale, il vorace appetito dei commensali di ogni parte – è impossibile trovare e applicare regole decenti nella scelta. L’indecisione, l’indifferenza, l’assenteismo elettorale, se dovessero permanere, diverrebbero perniciosi e forieri di ulteriori, possibili avventurismi. E’ da ricordare che il peggio non ha fondo, nemmeno in politica. Per giunta, si continua a ballare mentre si è sul "Titanic", o "Concordia" che dir si voglia, di una nera contingenza economica ove lo Stato non sa più quale finanza creativa, o imposizione fiscale, inventare, laddove pure le Istituzioni locali protestano per avere le tasche vuote. Ciò allora richiederebbe che le Pubbliche Amministrazioni sappiano giocare un importante ruolo di mediazione e articolazione dei conflitti in atto, facilitando processi negoziali e mettendo in campo strategie di crescita, soprattutto della partecipazione, in particolare presso quei gruppi che per posizione sociale tendono a rimanere esclusi dalla gestione politico amministrativa della comunità. Non guasterebbe, in questo scenario, il recupero di un po' di austerità. Una parola dimenticata che non pretende cilici e penitenze ma solo, salve le essenzialità primarie, un fare misurato e virtuoso al di fuori di eccessi spreconi e della dilapidazione del pubblico denaro, ottenuto da pesanti gabelle rese insopportabili da un carovita incontenibile. Siamo di fronte, oramai, ad un colossale spettacolo di deresponsabilizzazione corale e diffusa in tutti i campi, di smaccato qualunquismo popolare, di comodo sfratto dei doveri del singolo, di scompiglio dei criteri di sussidiarietà, di godimento beato nel condannare chi sta al vertice, spesso collocato dalle nostre scelte. Sarebbe oltremodo confortante se la gente, cioè tutti noi, e le istituzioni, che sono di noi tutti, sapessero scompigliare l’infausta eredità ricevuta e la perversa giostra delle invettive per avvertire il salvifico bisogno, essendo nell’arca comune, di darsi la mano e di darsi una mano. Vicendevolmente. Cerchiamo, quindi, di avere una speranza che bussa ancora alla nostra acerba coscienza democratica per chiedere attenzione e condivisione. E’ doveroso salvare almeno l’essenzialità democratica che va recuperata per subito rivederla e rinverdirla profondamente. Subito. L’artificiosità dei meccanismi di rianimazione, a cervello con encefalogramma piatto, non può durare all’ infinito. (G. D’Oria)

Venerdì, 11 Maggio, 2018 - 00:04