"Esiste l'aldilà? Ignoro l'oggi e vi racconto di ieri"

Caro Dino, oggi vorrei parlarvi (lasciando cadere nell'oblio le sterili critiche e cattiverie dette, qualche giorno fa, da un sedicente esponente politico galatinese decaduto, che abbaia a tutti i passanti "comu nu cane rraggiatu") di anime e di quel che c'è dopo la morte secondo una mia impressione. Ma vorrei prima di tutto chiarirvi il perché di questa mia iniziativa e l'origine del discorso: due notti fa ho sognato di essere morto e una volta al cospetto di Nostro Signore mi sono trovato faccia a faccia con San Pietro.
Ora, vorrei chiedervi (quel che accadde ve lo racconterò dopo): ma esiste l'aldilà e quindi l'anima? Nell'epoca contemporanea la maggior parte degli scienziati ritiene, che il concetto di vita ultraterrena o è una sciocchezza, oppure, se realmente esistesse è completamente dimostrabile. Difatti un ricercatore californiano afferma che la fisica "quantistica" è in grado di fornire prove certe dell'esistenza dell'aldilà.
Ci troviamo davanti ad un bivio: da una parte le religioni prospettano una certa continuazione della vita nell'aldilà, fornendo un appagamento dopo la morte e non traumatizzandoci con la paura della medesima, dall'altra la società contemporanea  tende a esorcizzare la paura della morte evitando di parlane o di pensarvi, oppure spettacolarizzandola con fiction televisive e cinematografiche nelle quali l'eroe di turno causa la morte dei nemici come se fossero mosche.
Personalmente credo ad una vita ultraterrena dopo la morte, sia per la mia fede cristiana, sono un cattolico, che per alcune vicende vissute. Ne accenno solo a due.
Siamo nel Maggio 1949, un piccolo aeroplano che doveva atterrare nell'aeroporto di Galatina, finì per sbaglio in un prato accanto alla pista, investendo un ragazzo, uccidendolo con un colpo d'elica. Dopo la tragedia la madre afflitta dal dolore continuava a parlare, per mesi, del figlio morto e del suo immenso dolore. Una notte le venne in sogno supplicandola di non parlare più di lui perché là dove si trovava nessuno lo voleva vicino in quanto troppo rimpianto tra viventi (fonte della vicenda mio padre).
Nel 1992, a Galatina, muorì il mio maestro Aldo. Io continuai il suo operato coadiuvato dalle figlie. Queste straziate dal dolore (era difficile non rimpiangerlo, in quanto uomo buono ed affettuoso) ne parlavano continuamente con i clienti ed amici. Ma quando una mattina mi raccontò quello che era accaduto al cimitero, mi convinsi che io credevo al vero: aveva trovato sull'intonaco della lapide, in quanto il marmo non era stato messo, scritto la parola "pace". Ma la cosa straordinaria era che l'intonaco non era fresco e la scritta era incavata nell'intonaco(?). Anche loro parlando spesso del padre non lasciavano riposare la sua anima nell'aldilà.
Ecco perché credo nell'aldilà ed in una vita ultraterrena, sia per quello che vi ho raccontato che per la mia fede cattolica. Difatti per il Cristianesimo dopo la morte i buoni vanno in Paradiso, per godere di un benessere eterno, e i malvagi all'inferno, sottoposti in supplizi indicibili. Solo nel Medioevo i cattolici aggiunsero un luogo intermedio, il Purgatorio, dove i peccatori vengono purificati per entrare nel Paradiso (ma qui ci ha messo lo zampino il padre della lingua italiana, Dante Alighieri che per primo parlò di Purgatorio nella sua opera "Divina").
E perciò che chiesi, l'altra notte, a San Pietro di andare in Paradiso, proposta che, secondo me, avrebbe accettato sicuramente visto le mie, ormai, origini galatinesi. E visto che non avevo neanche un peccato mortale alle spalle feci un'altra richiesta: quella di poter incontrare mio padre per poterlo abbracciare e, prendendolo di nuovo per mano, farmi condurre da lui.

Lunedì, 15 Settembre, 2014 - 00:05