Epatite C cronica, basta viaggi della speranza! Disponibile anche a Galatina il farmaco destinato a sconfiggerla

Paolo Tundo, Primario del Reparto Infettivi del 'Santa Caterina Novella', fa il punto sulle nuove molecole e spiega tutte le modalità per accedere gratuitamente alla cura

“L’epatite C ha ormai le ore contate”, Paolo Tundo, Primario (facente funzioni)del Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Galatina è quasi euforico. Dà la notizia con gioia e vorrebbe che giungesse a tutti gli ammalati. Quella da lui diretta è una delle Unità Operative di eccellenza del ‘Santa Caterina Novella’.
Perché tanto entusiasmo, dottore? Cosa sta accadendo nel campo dell’epatite cronica C?
“Si sta verificando una vera e propria rivoluzione, perché dopo tanti anni di insuccessi, di cure complesse, poco efficaci e gravate da importanti effetti collaterali finalmente sono ora alle porte nuovi farmaci che permetteranno, in maniera agevole, di eradicare definitivamente l’infezione cronica da HCV. Tantissimi malati (in Italia si stima che siano un milione e mezzo), che si sentivano condannati finora a convivere con il virus e ad attendere impotenti il triste epilogo della malattia sino alla cirrosi, al tumore del fegato o al trapianto, vedono ora invece una seria possibilità di guarigione”.
Di quali farmaci stiamo  parlando?
“Fino a poco tempo fa, lo standard di cura dell’epatite cronica C era rappresentato da un’associazione di interferone peghilato e ribavirina, regime questo che poteva durare anche 18 mesi, che comportava seri effetti collaterali e che risultava efficace al massimo nel 50% dei casi. Nel gennaio 2014 sono stati commercializzati in Italia 2 inibitori delle proteasi (Telaprevir e Boceprevir), che hanno certamente incrementato le probabilità di successo finale, ma nello stesso tempo hanno complicato non poco la vita dei pazienti, costretti ad assumere fino a 12 compresse al giorno ed a sopportare serissimi effetti collaterali, tanto da rendere necessaria la sospensione prematura del trattamento nel 30-40% dei soggetti”.
E ora che cosa sta cambiando?
“A giorni sarà finalmente disponibile anche da noi un altro farmaco anti HCV, il Sofosbuvir (Sovaldi®, Gilead)  e, ancora, ulteriori nuove molecole saranno commercializzate nel corso del 2015 (Simeprevir, Ledispavir o Daclatasvir), mentre numerosi altri medicinali sono ormai in avanzata fase di sperimentazione e vedranno quindi a breve la luce. Nel giro di pochissimo tempo si sta passando da un periodo di “carestia” ad uno di piena abbondanza e tutto ciò permetterà l’impostazione di regimi terapeutici combinati estremamente semplici (anche 1 sola compressa al giorno), molto ben tollerati (praticamente privi di effetti collaterali), di brevissima durata ed elevatissima efficacia (sino al 99%). Non è utopistico affermare quindi che ormai l’epatite C sta per essere sconfitta”.
Cosa significa, in pratica, eradicare l’HCV?
“HCV è un virus subdolo, che silenziosamente (in maniera asintomatica) determina un danno progressivo del fegato; nell’arco di decenni si arriva così ad uno stadio di severa insufficienza epatica, con quadri di cirrosi e/o tumore. Per non parlare poi delle numerose manifestazioni cliniche extraepatiche in cui il ruolo di HCV è stato ampiamente dimostrato (in primo luogo sindromi crioglobulinemiche e malattie linfoproliferative).
Riuscire ad eradicare l’infezione (cosa che con questi nuovi farmaci è possibile appunto in maniera definitiva) significare allora cambiare radicalmente la storia naturale della malattia ed il destino di questi malati. È ampiamente dimostrato infatti come la guarigione da HCV si traduca in un minor rischio di sviluppare le complicanze correlate ad una malattia epatica severa e contestualmente in una netta riduzione della mortalità, per qualsiasi causa, non solo per malattia di fegato; può sembrare strano ma chi guarisce dall’epatite C ha minori probabilità di morire anche per ictus o infarto o diabete, non solo per cirrosi”.
Quando il 'Sovaldi' sarà disponibile da noi?
“L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) con la Determina del 12.11.2014 ha definito il regime di rimborsabilità ed il prezzo di vendita di questo medicinale (un intero ciclo di terapia costerà 37.000 euro, iva esclusa). Il provvedimento è entrato in vigore il 6 dicembre 2014 ed ora si attendono solo degli specifici atti dispositivi da parte delle singole Regioni, perché l’erogazione del Sovaldi a carico del SSN sarà consentita solo su prescrizione di Centri specialistici, individuati allo scopo a livello regionale.
La lista dei Centri prescrittori della Regione Puglia non è ancora stata resa pubblica, ma certamente l’U.O.C. Malattie Infettive del Presidio Ospedaliero di Galatina sarà inclusa in questo elenco, tenuto conto dell’esperienza pluridecennale ed a tutto tondo maturata dal nostro reparto in ambito epatologico. Del resto il nostro reparto è stato autorizzato anche all’utilizzo per uso compassionevole di nuove molecole che non sono state ancora commercializzate”.
Il ‘Sovaldi’ potrà essere prescritto a tutti?
“Purtroppo no, perché il suo costo elevato rende impensabile trattare immediatamente tutti i soggetti con infezione cronica C  del nostro Paese; se infatti fosse autorizzato un uso allargato del farmaco non ci sarebbero le risorse per affrontare altre necessità di cura, come per esempio i tumori.
L’AIFA ha riconosciuto allora delle priorità, limitando l’accesso al farmaco ad alcune categorie di pazienti ben definite: soggetti con epatite cronica severa, cirrosi epatica e/o tumore del fegato, soggetti in lista d’attesa per trapianto di fegato o con recidiva di epatite dopo epatotrapianto, soggetti con epatite cronica C e gravi manifestazioni extraepatiche HCV-correlate (sindromi crioglobulinemiche, sindromi linfoproliferative a cellule B).
In pratica, in una prima fase, potranno essere trattati solo i pazienti con malattia epatica più avanzata, mentre per tutti gli altri sarà necessario attendere la disponibilità di nuove opportunità terapeutiche, sperando che una maggiore concorrenza fra le ditte produttrici possa tradursi in una  riduzione dei prezzi”.
In pratica cosa deve fare oggi una persona con epatite cronica C?
“Certamente ora è arrivato il momento di affrontare seriamente il problema; soprattutto chi per anni lo ha messo sotto silenzio (per vergogna, per paura degli effetti collaterali dei farmaci, per sconforto o per semplice pigrizia) deve ora assolutamente sottoporsi ad una valutazione specialistica epatologica.
È necessaria cioè una precisa stadiazione della gravità della malattia epatica, in modo da definire l’eventuale necessità di un intervento terapeutico immediato oppure la possibilità di attendere con fiducia l’arrivo di nuove molecole”.
In cosa consiste la “stadiazione epatologica”?
“Significa appunto definire la gravità della malattia epatica per decidere se c’è urgenza o meno di terapia antivirale. Particolarmente utile da questo punto di vista il Fibroscan, uno strumento disponibile  all’interno del nostro reparto ed in pochi altri centri in tutta Italia (circa 70): grazie ad esso è possibile infatti distinguere fra una “semplice” epatite cronica ed una cirrosi epatica, alla stregua di una biopsia epatica, ma il tutto viene eseguito in maniera rapida, indolore ed estremamente precisa. Del resto le stesse linee guida AIFA riconoscono l’utilità di questo parametro per riconoscere chi deve essere avviato con priorità al trattamento antivirale”.
Qual’è infine il consiglio che si sente di dare oggi a chi è malato di epatite cronica C?
“Innanzitutto suggerisco di rivolgersi al proprio medico di famiglia che deve essere sempre il primo referente e, tramite questi, individuare poi il centro specialistico con maggiore competenza dove poter essere valutato per la propria epatopatia”.
Provi a tirare acqua al suo mulino!
“Vorrei ricordare che l’U.O.C. Malattie Infettive di Galatina è in grado di gestire le epatopatie croniche in ogni fase, dalle forme acute a quelle finali, responsabili di insufficienza terminale, comprese anche le complicanze neoplastiche del fegato per le quali è attivo un servizio di ecografia interventistica dedicato.
In altre parole, se sinora abbiamo parlato di terapia antivirale, non si deve mai dimenticare che il problema epatologico deve essere considerato nella sua interezza e non ci si può limitare quindi alla semplice somministrazione di una pillola, per quanto “magica” essa sia”.

Lunedì, 12 Gennaio, 2015 - 00:07